Oggi, 232 anni fa, nasceva Jacob Ludwig Karl Grimm, il più grande dei due storici fratelli che ci hanno portato tra le più famose fiabe conosciute in tutto il mondo. Ma la realtà di queste storie era molto diversa rispetto alle versioni che molti film ci hanno mostrato negli anni. Andiamo a scoprirla.
Le fiabe e il “C’era una volta” hanno caratterizzato una costante dell’infanzia di tutti, conosciute direttamente leggendo i libri, guardando i classici film Disney ad essi ispirati, o ascoltando le audiocassette delle Fiabe Sonore (“A mille ce n’è…”).
Ad oggi, il mondo delle fiabe sta vivendo una nuova linfa attraverso il cinema, con film come la Cenerentola di Kenneth Branagh o il prossimo La bella e la bestia con Emma Watson, o anche attraverso le serie televisive, come Once Upon a Time o Grimm, tutti prodotti che stanno riproponendo storie già conosciute ma in una veste molto più “dark” rispetto alle versioni che siamo tutti abituati a conoscere.
Quando si parla di fiabe, comunque, uno dei primi nomi che viene in mente è sicuramente quello di due storici fratelli, Jacob Ludwig Karl Grimm e Wilhelm Karl Grimm, meglio conosciuti come i fratelli Grimm. Il maggiore nacque proprio il 4 Gennaio di 232anni fa e insieme al fratello raccolse moltissime storie dalle molteplici versioni già famose nella cultura popolare tedesca ed europea, facendole conoscere al mondo intero. L’idea partì proprio da Jacob, professore di lettere e bibliotecario: tuttavia, la produzione letteraria iniziale messa in atto tra il 1812 e il 1815 dai celebri fratelli non era assolutamente indirizzata ad un pubblico di bambini, e le storie fino allora conosciute e tramandate solo oralmente erano colme di contenuti e sfumature truculente e crudeli, ormai dimenticate dalle versioni con le quali siamo stati abituati a conoscerle.
La storia di Biancaneve, nel primo lungometraggio animato della Disney (1937), vedeva la regina cattiva morire in maniera abbastanza terribile, con il suo corpo schiacciato da un masso e subito dopo divorato da due avvoltoi. Si può fare di peggio? Certamente: la versione originale dei fratelli Grimm (1812) fa morire la malefica donna costringendola ad indossare un paio di scarponi di metallo incandescenti e a ballare con i nani fino alla fine dei suoi giorni. Oltretutto, se nella versione animata il compito affidato al cacciatore era quello di prendere il cuore della povera ragazza, la fiaba dei Grimm infarcisce il tutto con un tocco di cannibalismo: la donna qui voleva, infatti, i polmoni e il fegato, per cucinarli “con sale e pepe” e poi mangiarli.
Il film del 2013 Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe, nel quale i due bambini ormai cresciuti divenivano spietati massacratori di streghe, vi è sembrato una forzatura? Non sareste della stessa opinione leggendo la fiaba originale: i due infatti non si perdono nel bosco, ma vi vengono mandati con l’inganno dai loro stessi genitori per avere meno bocche da sfamare. Oltretutto, la casa della strega, una volta all’interno, si rivela copertamente coperta da ossa e carni di moltissimi bambini già caduti vittime del tranello del malefico essere. La storia, inoltre, ha anche un fondo di verità: la versione scritta dai Grimm trae le sue radici dal Medioevo, epoca in cui la scarsità di cibo e la fame facevano dell’infanticidio e del cannibalismo una pratica comune.
E ancora, dopo cannibalismo e omicidi, cos’altro potrebbe mai mancare? Ma la necrofilia, naturalmente. Il film de La bella addormentata nel bosco trae infatti ispirazione dal racconto dei fratelli Grimm Rosaspina: in questa versione, però, la principessa cade in un coma incantato dopo essersi punta con una scheggia, e il premuroso padre decide quindi di abbandonarla nel castello. Solo molti anni dopo, quando un nuovo re si appropria del castello abbandonato, questo non la sveglia con un bacio come narrano tutte le rivisitazioni più moderne della storia, ma decide invece di “spassarsela” con il corpo senza vita della ragazza: ella si sveglierà solo dopo aver dato alla luce due gemelli che, succhiando il suo dito, riescono a tirare fuori la scheggia incantata.
Concludiamo con Cenerentola, storia tratta da un racconto dei fratelli Grimm nota come Aschenputtel: anche qui ci sono alcune “piccole” differenze rispetto alla storia conosciuta ai più. Se la versione proposta nella serie tv Once Upon a Time, nella quale la fata madrina veniva uccisa da una palla di fuoco, vi sembra cruenta, pensate che in quella originale la Fata Madrina nemmeno esisteva. Oltretutto, le due sorellastre, per convincere il principe che la scarpa appartiene a loro, si tagliano rispettivamente un tallone e tutte le dita dei piedi pur di far entrare i piedi nella scarpetta di cristallo. Infine, quando la futura principessa e il principe convolano finalmente a nozze, le due megere prendono il posto delle legittime damigelle provando a sedurre in tutti i modi il principe, ma vengono punite da alcune colombe che volano giù dal cielo e beccano gli occhi delle due fino a cavarli dalle orbite.
Anche i Grimm, nelle versioni successive di queste storie, dovettero infine arrendersi alla censura riscrivendo le loro favole per compiacere una più vasta fetta di pubblico: lo sfondo crudo e drammatico di molte di queste fiabe continua tuttavia a far discutere, e molti genitori si rifiutano ancora oggi di leggerle ai propri figli per i contenuti spesso troppo adulti e le tinte scure.
Leggere queste storie nelle loro versioni originali ai propri bambini prima di metterli a letto potrebbe quindi, come abbiamo visto, non essere sempre una grande idea, rischiando il più delle volte di generare incubi più che conciliare il sonno dei piccoli fanciulli. “Vissero felici e contenti”? Non sempre. Meglio tirare fuori una vecchia VHS Disney.