#GiovaneAriston: Leonardo Lamacchia

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Tra esordienti ci si capisce alla perfezione: da Lele passiamo logicamente a Leonardo Lamacchia, per raccontare i suoi piccoli passi verso la grande musica e rendervi partecipi della nostra ‘chiacchierata’. Si parte!


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La più grande avventura è quella che ci porta alla scoperta di noi stessi”: possiamo parafrasare Romano Battaglia per inquadrare Leonardo Lamacchia. Il cantautore di Bari ha esplorato parecchi generi musicali, prima di scoprire l’essenza della sua voce baritonale. Dalla classica, grazie  al corso di voci bianche a 6 anni, sino all’infernale rock da solista: intermezzi agli antipodi prima di scorgere nella canzone d’autore la sua propensione. Sarà proprio attraverso il suono di un pianoforte e una penna che noterà la sua natura cantautorale, allontanando quella sua timidezza che lo ha sempre contraddistinto. A galvanizzare la sua scelta, ci hanno poi pensato gli elogi dei grandi artisti come Massimo Ranieri che lo hanno paragonato a  Sergio Cammariere. Ed ora, con questo piccolo bagaglio, si avventura nel tempio della musica italiana, pronto a mostrarci il suo talento con ‘Cio che resta‘, il pezzo scritto insieme a Mauro Lusini (‘C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones’) e Gianni Pollex (‘Straordinario’). Riuscirà a ricevere lo stesso clamore delle selezioni? A ciò non possiamo rispondere, ma conosciamo i gusti dell’Ariston…

Volete saperne di più? Ecco ciò che ci ha dichiarato:

Cominciamo subito parlando del tuo pezzo portato a Sanremo ‘Ciò che resta’: è un’esperienza autobiografica o tramandata da altri? Di cosa ci parla?

“Parte da un’esperienza vissuta. Principalmente parla di una storia conclusa, di quell’attimo di consapevolezza della fine di una storia, quando vanno via tutti i rancori e ti rimane ciò che è stato, i ricordi e i sentimenti. Nonostante sia una canzone d’amore, parlo anche dell’esperienza che sto vivendo e del passato con cui ho lavorato”.

LeonardoLamacchia (21 di 170).jpgIn pratica il manifesto della tua musica…

“Si, della mia musica e del mio essere che sono strettamente collegate. E’ l’atteggiamento positivo che spero di rilasciare anche agli altri”.

Dove lo collocheresti in termini tecnici?

“E’ di natura cantautorale, in chiave pop, quindi immediata. Ci sono vari tipi di cantautorato: alla Battiato o alla Dalla. Io cerco di arrivare a quello semplice e immediato .

Beh a qualcuno sei arrivato subito visto che Massimo Ranieri ti ha subito paragonato a Sergio Cammariere…

Si, è stata una serata piena di emozioni! Mi stanno permettendo di farmi sognare..

Oltre agli elogi, cosa rappresenta per te questo Festival?

L’inizio di una grande avventura che voglio tramutare nella mia vita. Su quel palco mi porto il progetto del disco e le persone coinvolte in questo percorso che sono stati i primi ‘punti d’inizio’.

E la vittoria all’esordio?

Mi darebbe la possibilità di sognare ancor di più, la coronazione di un bellissimo percorso.

Tu hai sperimentato parecchi generi: su cosa ti sei basato per preferire il cantautorato italiano?

E’ nata dagli ascolti che sto facendo ora sui quali mi sto concentrando grazie alle mille sfaccettature e le immagini. Da lì è nata la melodia e poi il testo con gli altri.

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