“Galeotto fu l’sms e chi lo scrisse”: arriva la stangata per l’infedeltà coniugale

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Pensavate di poter adulterare virtualmente in piena libertà, senza grossi rischi in tribunale? Da oggi non è più così! Infatti la Cassazione ha stabilito che i famosi messaggi all’amante siano una prova inconfutabile e sufficiente per richiedere il divorzio.

Rientrante nel campo dell’obbligo di fedeltà (a rischio soppressione nello scorso anno), questa nuova azione avvicina la giustizia alla rete virtuale, puntandogli il dito. Infatti questa decisione supera i limiti della privacy, in favore del sacro vincolo del matrimonio, un valore caduto sempre più in disuso leggendo i dati statistici del nostro Paese.

Ma da dove è nata questa decisione? Da una sentenza della Corte d’Appello di Milano che, durante la separazione di una coppia, “ha giustificato l’addebito per la violazione dell’obbligo di fedeltà dopo che la moglie aveva trovato messaggi amorosi sul cellulare del marito”.  Un addebito salato per il marito che dovrà versarle ben 2000 euro al mese, più 3000 per i 3 figli, ma giustificata dalla Cassazione che riveste i panni sacri in favore dell’etica morale.

Quindi si prospettano tempi duri per gli spiriti bollenti che rischiano di adattare economicamente il famoso detto della Divina Commedia “galeotto fu l’sms e chi lo scrisse”!

 

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