E’ un mercato sempre più stabile quello italiano che garantisce un +0.4% rispetto al 2015, con un fatturato di 149 milioni. Ciò è frutto di un bilanciamento tra prodotto fisico e digitale che si sta sempre più imponendo, come dimostra quel 54% del fisico e il corrispettivo 46% per l’altro.
Ad avvalorare la supremazia del fisico è il boom del vinile che segna un forte trend positivo (+52%) con 10 milioni di fatturato (6% del segmento fisico), dimostrato anche dall’aumento del 330% dal 2012. Un tratto amarcord che cerca di porre argini alla fiumana dello streaming che segna il +30% e procura un guadagno del +40% rispetto al 2015. Un risultato che potrebbe anche superarsi in futuro secondo il CEO di FIMI Enzo Mazza: “Se l’Europa attribuisse una connotazione giuridica univoca per piattaforme come Spotify, Deezer o Youtube i ricavi generati dal video sharing potrebbero anche raddoppiare”.
Ma chi sono i soggetti che segnano dati negativi? I CD (-8%) e i download (-24%), a testimonianza di un calo di appeal implacabile in favore dell’istantaneità dello streaming.
Aldilà dei settori singoli, l’industria musicale italiana segna una stabilità importante, testimoniata dai 17 album sui 20 più venduti nel corso dell’anno, che dà un’immagine più che rasserenata del Belpaese.