Lo scorso Sabato, come ogni settimana dal Settembre 2016, su Rai Uno è andato in onda il programma “Parliamone…Sabato”, condotto da Paola Perego. Si tratta del classico programma pomeridiano del fine settimana, in cui la conduttrice – nelle vesti di una padrona di casa – invita gli italiani ad entrare, come silenziosi partecipanti, nel suo salotto ricco di ospiti. Passando da un argomento all’altro, da una celebrità a un esperto di settore, il programma tenta di toccare argomenti più o meno attuali mantenendo il giusto dosaggio tra intrattenimento e cronaca. Purtroppo, in conseguenza di quanto accaduto nella puntata di Sabato 18, una bufera mediatica si sta abbattendo su Parliamone Sabato e i vertici Rai.
Tutto è iniziato quando nel corso della trasmissione è stato presentato un servizio dal brillante titolo “La minaccia arriva dall’Est. Gli uomini preferiscono le straniere”, titolo che già da solo sarebbe bastato a evidenziare la grottesca pochezza ideologica e culturale su cui l’intero servizio si reggeva. Certo, rimaneva la speranza che si trattasse solo di un titolo di cattivo gusto, affibbiato ad un servizio ben strutturato che – dati alla mano – parlava della tendenza degli uomini italiani a scegliere partner straniere. La sola colpa in tal caso sarebbe stata l’oggettiva inutilità di riportare al pubblico informazioni simili. Ma la speranza, si sa, è destinata a morire – benché sia l’ultima a farlo – ed ecco l’apparizione di una grafica che, svettando sul maxi schermo dello studio, in sei degradanti punti ha messo in chiaro come la gretta bruttezza del titolo fosse stato solo l’inizio:
“I motivi per scegliere una fidanzata dell’est:
- Sono tutte mamme ma, dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo
- Sono sempre sexy. Niente tute né pigiamoni
- Perdonano il tradimento
- Sono disposte a far comandare il loro uomo
- Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa
- Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio”
Vorrei escludere dalle mie critiche la vuota retorica sulle responsabilità divulgative e pedagogiche di cui dovrebbe farsi (almeno parzialmente) carico la rete ammiraglia del servizio televisivo pubblico nazionale. Vorrei anche sorvolare sulle carenze lessicali e grammaticali di chi ha stilato i punti della suddetta lista, benché il tono da rivista adolescenziale sia a dir poco imbarazzante per la TV nazionale. Quello su cui vorrei soffermarmi è la paradossale mancanza di discriminazioni di questo elenco, che con i suoi stereotipi punta evidentemente a offendere ambo i sessi e varie nazionalità (quella italiana inclusa) a suon di stereotipi dal sapore medievale:
- le donne italiane: sono evidentemente esseri abominevoli. Non solo osano ribellarsi al dominio maschile nella coppia e al ruolo preposto di perfette casalinghe e madri prolifiche, ma rinunciano anche alla propria sensualità in favore della comodità.
Però poi pretendono non solo di avere dei diritti, ma anche di averli pari a quelli degli uomini! Queste egoiste! - le donne dell’est: sono le sante protettrici del focolare, donne angelo in cui neanche Dante avrebbe sperato, così perfette nel loro essere mute, prive di dignità e rispetto per sé stesse oltre che fisicamente sempre al top – nonostante la vocazione per la riproduzione perpetua. Non solo un modello realistico, ma IL modello a cui ogni donna dovrebbe far riferimento.
- gli uomini italiani: sono poveri e semplici esseri che, ovviamente vessati dalle angherie pluriennali delle loro concittadine, devono rifugiarsi tra le braccia di donne estere. Dal momento che non sono dotati di sensibilità emotiva e intellettuale alcuna, il loro prototipo di donna deve essere l’equivalente in vita di un elettrodomestico, che in silenzio e a comando esegue ciò che dall’uomo viene imposto. La compagna di vita è un concetto futuristico, meglio rimanere sul classico con la schiava di vita. Ancora da chiarire la questione della dote nella società del digitale: smartphone e tablet andranno a sostituire buoi e pecore nell’acquisto di una moglie?
Sarcasmo a parte, i vertici Rai tutti – dalla Presidentessa Monica Maggioni alla componente del CdA Rita Borioni, passando per il direttore di Rai Uno Andrea Fabiano – hanno prontamente espresso il proprio disappunto per l’accaduto, tra rabbia e ammissioni di colpe, ma quello che rimane da chiarire è come possa essere arrivato alla trasmissione un servizio simile. Perché va bene riconoscere i propri errori a posteriori, ma da un’azienda come la Rai ci aspetterebbe un più attento controllo sulla qualità dei prodotti mandati in onda. Se anche fosse tutto un grande fraintendimento, in cui la scarsa capacità comunicativa dei produttori è pari solo alla malafede e alla malizia degli spettatori, rimarrebbe comunque il fatto che errori così grossolani non sono ammissibili per l’ente gestore del servizio pubblico nazionale.
Questo dettaglio non deve essere sfuggito al Direttore Generale della Rai Antonio Campo dall’Orto, che ha appena annunciato la cancellazione del programma. Le scuse, a volte, non bastano.