Le ultime vacanze romane nelle stanze stupefacenti di Levante

 

21552504_10212586260804954_512276680_nSera di fine estate. L’aria ha iniziato a rinfrescarsi, soffia un vento leggero, ma a riscaldare il pubblico ci pensa Levante. Claudia Lagona da Caltagirone, in arte, appunto, Levante, abbraccia il pubblico di Roma, quello stesso pubblico, al quale per primo aveva presentato il suo ultimo figlio: l’album “Nel caos di stanze stupefacenti”. Un abbraccio dicevamo; sì, perché il feeling che si instaura tra la cantante ed il pubblico già dalle prime note è empatico e caldo proprio come quando due corpi si stringono tra loro nell’atto d’amore più puro.

La bella sicula ci fa capire subito come stanno le cose esordendo con “Le mie mille me”: Claudia vestirà i panni di Levante e Levante quelli di Claudia per noi, per il pubblico che da quelle “mille me” si sente compreso. Si procede andando avanti “nel caos di stanze stupefacenti” e incontrando le due hit che, più delle altre presenti nel disco, hanno strizzato l’occhio al mondo delle radio: “Non me ne frega niente” e “Pezzo di me”. Pubblico partecipe e Levante scatenata sul palco. Ma questo bel viaggio, chiamato volgarmente concerto, non si arresta e ben accompagnati dalle immagini sugli schermi alle spalle dell’artista, si torna a fare i conti col meraviglioso polimorfismo di Claudia. Una bellissima “Abbi cura di te” a microfono spento ammalia ed emoziona tutto il pubblico, che la canta a memoria come fosse un coro liturgico guidato dalla sua sacerdotessa. Una sacerdotessa rock, sicuramente, che sul palco non si ferma un attimo e colpisce l’uditorio con le sue interpretazioni teatrali, ma al tempo stesso naturali. Un concetto forse difficile da spiegare, ma provate a pensare un attimo a tutti quei momenti della vostra vita che vi sono rimasti impressi, belli o brutti che siano, e immaginate di riviverli mentre ne parlate ad un amico; ecco, l’artista siciliana si apre e si confida con l’amico pubblico, nei suoi testo così nel live. Una dote da grande cantautrice questa.

La sera di fine estate scorre veloce tra successi del presente e successi del passato, tra brani da ballare e cantare e brani da ascoltare in silenzio fissando le stelle e noi usciamo in punta di piedi dalle stanze di Levante immergendoci nelle atmosfere di un bis, che sancisce la crescita artistica di un’artista che dal cantare una “vita di me…” in “Alfonso”, ha avuto grande cura, e considerazione, di sé ed oggi può rivendicare a gran voce di non essersi mai genuflessa davanti a niente e a nessuno.

Un grande insegnamento per tutti.

Brava Levante!

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