NICCOLO’ AGLIARDI

Niccolò Agliardi_a2_foto di Ray Tarantino
di Alessio Boccali

“Resto” e mi diverto nel mio presente garbato…

Niccolò Agliardi è un artista a 360° ed in continuo mutamento e movimento. Cantautore, scrittore, conduttore radio-tv, nonostante abbia da poco concluso un’avventura televisiva su Rai1, si è subito rigettato nella mischia: in radio su Rai Radio2 e, soprattutto, in musica con una raccolta dei suoi più bei fiori intitolata “Resto”.

Ciao Niccolò, partiamo dal tuo nuovo lavoro: “Resto”…

Ciao! Inizierei dal titolo: in mente avevamo un nome differente, “Presente”, ma c’era già un album con questo nome, quindi abbiamo scelto “Resto”, che è il titolo di uno dei brani contenuti in questo doppio cd; una canzone che non aveva avuto tanta fortuna forse per colpa di un arrangiamento che non le dava giustizia. Ciò nonostante è un pezzo che mi è venuto in soccorso ogni volta che ho pensato di lasciare quasi da parte questo lavoro faticoso e “accontentarmi” di tutte le cose belle che già mi stavano capitando. Io ed i ragazzi della mia band abbiamo sempre tenuto duro e il lavoro fatto è stato ripagato, anzi, ti dirò che avevamo così tanti pezzi da voler inserire in questa antologia, che è stato difficile selezionare gli eletti. Anche in questo, comunque, abbiamo ragionato da band.

Se dovessi descrivere “Resto” con una sola parola?

“Presente”, che era il primo titolo, a cui, se me lo permetti, assocerei una seconda parola: garbato.

“Antologia” in greco significa raccolta di fiori, sono questi quindi per voi i fiori più belli della tua carriera?

Sì, assolutamente sì. Avevo delle canzoni che avrei voluto rifare con un nuovo arrangiamento e l’ho fatto per questa raccolta; citando De Gregori “non è che le canzoni, una volta scritte e cantate, restano così per sempre”, non mi piaceva come le avevo cantate perché la mia voce ed il mio essere, con il tempo, sono cambiati. Le altre, invece, le abbiamo scelte davvero tutti insieme e non è stato nemmeno così tanto difficile metterci d’accordo tutti quanti.

Sulla copertina dell’antologia c’è l’origami di un cavalluccio marino, all’interno del booklet ad ogni pezzo è associato un origami… com’è nata questa associazione?

In occasione del programma “Dimmi di te” che conducevo su Rai1 ho conosciuto Simone Valentini, un creativo che lavorava per il format come aiuto regista. Quando gli ho raccontato che stavo lavorando a questa raccolta, si è presentato da me con un origami a forma di cavalluccio marino per augurarmi tanta buona fortuna per il mio nuovo progetto. Ho trovato l’idea deliziosa e mi è piaciuto molto il gesto di questo ragazzo; mi piacciono molto quei gesti di alleanza, di fratellanza che provengono da quelle persone che fanno fatica a dirti che ti vogliono bene, ma comunque in qualche modo riescono a dimostrartelo. Da lì poi Simone ha curato tutti gli artworks dell’antologia.

Rimanendo sul tuo rapporto con la tv, ma anche con i libri, visto che ne hai scritti anche alcuni, ho percepito che quando non ti esprimi in musica – o meglio se lo fai, lo fai per la tv o per altri progetti diversi dalla tua discografia – sei più attento a ciò che ti circonda piuttosto che a te stesso… sbaglio?

Io credo che scrivere canzoni, per quanto divertente possa essere, è un’attività “finita”. L’inchiostro nella penna non è infinito, le dimensioni e le suggestioni che tu, con la tua esperienza personale, puoi proporre al pubblico ad un certo punto diventano limitati. Quello che mi è sempre piaciuto fare e che ho fatto con “Braccialetti Rossi”, “Dimmi di te”, nei libri o a teatro ecc. è prestare attenzione alle storie degli altri; non perché io sia un generoso di chissà quale entità, semplicemente perché mi affascinano, mi incuriosiscono. Quindi, quando io canto sono un po’ più vanitoso ed egocentrico, mentre quando faccio le altre cose mi piace ascoltare di più gli altri.

E per te che sei un cantautore, in un’epoca meno attenta ai testi e più al ritmo delle melodie, non trovi sia più complesso far comprendere sé stessi?

Sì, la paura c’è, ma non mi interessa più di tanto. Io non riuscirei a rinunciare a tutto ciò che ho sempre voluto fare e per cui ho studiato tutta la vita per uniformarmi a ciò che piace agli altri, ma non a me. Faccio un sacco di cose, alcune bene ed altre forse un po’ meno, ma mi diverto ed ho una vita soddisfacente. Non puoi chiedere ad un violinista di passare a suonare i tamburi… il mio stile è questo e sono contento di me, del mio linguaggio e del mio pubblico.

Per chiudere, visto che hai scritto molto anche per gli altri, qual è l’artista per il quale vorresti scrivere un pezzo in futuro e con chi vorresti cantare una canzone già edita?

Vorrei scrivere una canzone per Luis Fonsi, così mi faccio la piscina (ride, n.d.r.) e cantare una canzone col “Principe” Francesco De Gregori, così si chiuderebbe un circolo aperto tanti anni fa, ma che in realtà mi piace lasciare aperto. Ti dico soltanto che per me stare in prima fila ad un concerto di De Gregori è ancora una delle emozioni più belle della mia vita.

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