I Management stanno tornando e la chiacchierata con Luca Romagnoli ci ha fatto capire quanto siano carichi e pronti per decollare.
di Manuel Saad
Come mai questa “spuntata” al nome?
Veniamo dalla provincia, ci annoiamo subito.
Prima ci rompevamo le palle di spiegarlo, quindi abbiamo deciso di togliere il dolore post-operatorio. Ora però ci chiedono perché non ci chiamiamo più così, quindi mi sa che abbiamo fatto una cazzata.
L’attitudine punk rimarrà? Ricordo ancora quel 2013 a San Giovanni…
No! Abbiamo capito che col punk non facciamo i soldi: siamo passati al pop! (ride)
Giustificare economicamente la critica sociale ci sembrava sporco.
Preferiamo affrontare la musica per quello che è: passione e lavoro.
Forse anche per questo abbiamo levato il dolore post operatorio.
Notate delle differenze in voi?
Prima avevamo il fuoco sotto i piedi.
Adesso raccontiamo quello che viviamo ed è anche la cosa più forte che possiamo fare.
Maturare significa anche capire che si può dire una cosa intelligente dicendola piano, senza urlarla.
Chi non si rinnova è perché non vuole arrendersi quando in realtà è importante perché hai più consapevolezza.
In “Kate Moss” avete raccontato l’estetica al giorno d’oggi.
La canzone esprime un nostro disagio e abbiamo fatto ironia su questo.
Il messaggio è che siamo tutti pronti a criticare ma con i mezzi del capitalismo.
La questione è semplice: se non sei dentro sei fuori, ma in realtà siamo tutti dentro.
La canzone che vi rende orgogliosi di aver scritto?
“Naufragando”.
Tocca molte corde senza essere troppo specifica, custodisce un segreto e puoi avvicinartici in molti modi.
Se il vostro percorso musicale fosse una fotografia, cosa vedresti?
Una discarica. Riusciamo a parlare d’amore, di odio, di divertirsi, di godere, di drogarsi.
E’ un mucchio disordinato di tutta la nostra storia.
Cosa pensate del termine “indie”?
E’ una categoria di vendita. Un modo come un altro per affibbiare un certo tipo di prodotto ad un certo tipo di pubblico PAGANTE.
Prima non era così. Si combatteva contro l’establishment. I Fugazi, si rifiutavano di suonare ad un festival se il biglietto costava più di dieci dollari.
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album? Cos’ha in più o in meno rispetto ai precedenti?
Tutto. Ci sarà sempre qualcosa di diverso.
Cerchiamo sempre di aggiornare le sonorità e di anticipare idee musicali per quanto possibile.
Quello che vogliamo fare è rinnovarci sempre: un’artista che rimane fermo nelle sue idee, non serve a nulla.