di Cristian Barba
La Municipàl ha iniziato il suo 2019 in piazza Sant’Oronzo a Lecce, con una festa che anticipa l’uscita del nuovo album – prevista a marzo – e dà l’idea di quanto si sia consoli- dato in 5 anni il progetto di Carmine Tundo e sua sorella Isabella, arrivati a collezionare centinaia di date dai peggiori bar del Salento al Primo Maggio di piazza San Giovanni – grazie al riscontro ricevuto dall’album d’esordio “Le nostre guerre perdute”. Carmine, mente del progetto e autore dei testi, è in realtà sulle scene da più tempo, ha partecipato a Sanremo Giovani nel 2010 e continua a portare avanti nuovi lavori e sperimentazioni.
Ciao Carmine. Ne “Le nostre guerre perdute” gli arrangiamenti pop accompagnano una scrittura intima e nostalgica. Com’è nata questa esigenza espressiva?
Tutto è nato da una raccolta di canzoni scritte di getto per una mia ex. Quando ho capito che questa scrittura “privata” aveva una linea ben de nita, ho messo insieme quei brani che a livello di liriche suonavano molto simili. È stato molto istintivo, le canzoni che mi piacevano di più erano quelle “vomitate”, quindi
ho fatto un percorso di non censura nei testi e nelle produzioni, prendendomi la responsabilità di citare luoghi e persone reali, così come fatti realmente accaduti.
Un tema che si propone ciclicamente nei brani è il rapporto con la vostra terra, la provincia leccese. È un legame intenso e pieno di contraddizioni, ma hai scelto di restare lì creando il polo da cui nascono i tuoi lavori.
La provincia leccese è lo sfondo di quello che racconto. La mia scelta personale è stata quella di rimanere e cercare di ripartire dal territorio, nonostante la maggior parte dei miei amici sia andata a vivere al nord. Ho uno studio a Lecce e posso dire che essere seguiti sul proprio territorio da tante persone è un grande aiuto, anche per nanziare i lavori. Con il primo tour abbiamo fatto più di 200 date, anche nei peggiori bar della provincia. Spostarsi e andare fuori ha un costo maggiore e non è sempre facile, quindi una buona base sul territorio può aiutare ad avere un solido punto di partenza. Tra l’altro questa è una cosa molto salentina, che hanno fatto anche gli Après La Classe o i Sud Sound System.
Punk Ipa è il singolo che anticipa l’album in uscita a marzo. Che album pos- siamo aspettarci rispetto a “Le nostre guerre perdute”?
Sicuramente è la storia di un quinquennio successivo, con tematiche leggermente diverse ma sempre legate a quella visione malinconica di fondo. Un elemento nuovo è l’accettazione dei propri difetti, quindi forse c’è anche una vena più positiva rispetto al passato. Dal punto di vista dei suoni ci siamo avvicinati a quello che facciamo nei live, “spingendo” un po’ di più.
Continui a essere parte di diversi progetti e a proporne di nuovi, come i due volumi di “Nocturnae Larvae” dal carattere molto sperimentale. Dai l’impressione di voler scavare continuamente all’interno di te stesso, è così?
Fare musica è un modo per esprimermi a 360 gradi. La Municipàl è la mia parte più romantica, ma ci sono diversi lati del mio carattere che cerco di trasformare in musica. Credo che ogni artista debba portare avanti i propri suoni e sperimentare, indipendentemente dal fatto che un progetto vada bene o male. Anche per questo sto portando avanti nuovi dischi e nuovi progetti, a prescindere da quello che succederà con La Municipàl.