di Manuel Saad
Si è sempre detto che “Can che abbaia non morde”, ma la cuccia della Slim Dogs ospita solo cani che mordono con i denti della creatività e che abbaiano grintosi alla macchina da presa. Abbiamo parlato, in cagnesco, con Matteo Bruno aka Cane Secco, Marco Cioni e Giovanni Santonocito, tre dei quattro fondatori di una delle case di produzione video più frizzanti che esistano.
Ciao ragazzi, cos’è la Slim Dogs?
Marco Cioni: La Slim Dogs è una società di produzione video e comunicazione digitale, fondata circa quattro anni fa, che sostanzialmente si pone l’obiettivo di poter essere “fica” su tutti i tipi di produzione video: dai videoclip agli spot per i brand, passando anche per prodotti d’intrattenimento come magari documentari per la televisione.
Matteo Bruno: Ognuno di noi è partito con un percorso diverso. Per quanto mi riguarda, come videomaker ho fatto un sacco di roba, all’inizio, per il web e quindi il linguaggio che utilizzavamo per i primi lavori derivava molto da questo punto di partenza.
Invece cos’è per voi, personalmente?
Matteo Bruno: Per me è un progetto che non ha una fine. È uno strumento con cui posso portare avanti quella che poi è la mia passione principale ovvero raccontare le cose attraverso una telecamera, e la Slim Dogs è una situazione in cui non sono solo io a voler fare questa cosa ma siamo un gruppo di persone con un obiettivo in comune.
Marco Cioni: Per me è quando si unisce l’utile al dilettevole. Ho la fortuna di poter fare un lavoro che mi piace e di base dovere e piacere diventano inscindibili tra loro. È un lavoro che ti soddisfa fare.
I tre ingredienti per aprire una società di produzione video.
Matteo Bruno: Incoscienza, perché comunque te la devi rischiare, e tenacia.
Marco Cioni: un buon commercialista! (ride)
(A Matteo Bruno) Cosa ti ha fatto innamorare del videomaking?
Mio padre fa documentari e da quando sono piccolo ho sempre avuto, in giro per casa, oggetti di questo mondo. Soprattutto quando è passato da essere fotografo a essere un videomaker. Ho beccato proprio quel momento in cui stava totalmente in fissa e, senza che lui mi dicesse qualcosa, ho assorbito tutta la passione. Da quando avevo 8 anni ho cominciato a vivere con una telecamera in mano.
E qual è l’aspetto che ti affascina nel raccontare tutto attraverso una telecamera?
Matteo Bruno: Sembrerò un pazzo, ma secondo me il mondo è molto più fico se visto attraverso una macchina da presa. Nel senso positivo, ovviamente. Mi piace molto il fatto che, con pochi parametri tecnici, che si imparano all’inizio, puoi comunicare un’infinità di cose anche semplicemente cambiando l’obiettivo, o spostando il fuoco della tua ottica. Poter guidare una persona all’interno del tuo punto di vista, è la cosa che mi affascina di più.
Cosa stanno ascoltando i Cani Secchi questo periodo?
Matteo Bruno: Si dice ancora dischi? Ho ascoltato il nuovo dei Twenty One Pilots, ma non sono stato particolarmente soddisfatto. Il disco precedente era veramente fichissimo, mentre questo è un po’ più “sospeso”. Il nuovo disco di Aurora mi è piaciuto molto ed anche Lorde che io amo moltissimo e non vedo l’ora che esca il suo nuovo album. E ho una fissa: la musica anni ’30.
Marco Cioni: Ogni tanto vedi Matteo che sta facendo una storia Instagram, dove è immobile. Apri Instagram e vedi la sua storia in bianco e nero, che fissa l’obbiettivo con in sottofondo musiche anni ’30. Per me, invece, è il cinema che influenza il mio mood musicale del momento. Avendo visto Bohemian Rhapsody al cinema, due volte, sto rivivendo i Queen.
Entra in campo Giovanni Santonocito, il montatore video della Slim Dogs.
Giovanni Santonocito: Io ascolto soprattutto colonne sonore e ultimamente mi sono sparato l’ultimo cd di Salmo, che si è calmato parecchio ma è sempre fico. E poi l’album di Claire Audrin che ascolto in continuazione. Liberato è un’altra mia perversione.
Quali sono le fasi che una canzone attraversa prima di diventare un videoclip?
Matteo Bruno: Il primo step che affrontiamo sempre è ascoltare la canzone e vedere che cosa porta a noi, singolarmente. Poi c’è un confronto diretto con l’artista che ha scritto la canzone o che ha interpretato la canzone: “Perché hai scritto questo?”, “Cosa stai raccontando?”, “Che situazione hai vissuto?”. A seconda dell’artista, possono nascere diversi tipi di dialogo dove magari non vuole svelare per primo il significato ma vuole che siamo noi a farlo.
Marco Cioni: La cosa bella di un videoclip è che, magari, riusciamo ad arrivare tutti alla stessa visione della storia che si vuole raccontare, come se la canzone guidasse i nostri cervelli verso la stessa idea creativa.
Qual è il videoclip musicale più bello che avete realizzato finora e con la quale vi siete sentiti appagati?
Matteo Bruno: Un videoclip che è stato difficile da realizzare con la quale abbiamo combattuto ma che alla fine ci ha fatto dire “Daje! fico!”, è stato quello di “Piccola Anima” di Ermal Meta ed Elisa. È stato girato in notturna a Priverno, vicino Roma, e abbiamo letteralmente bloccato un paese.
Marco Cioni: Io sento che anche il post-videoclip ci regalerà grandi emozioni. Per ora posso solo anticipare che ci saranno svariati anziani che festeggiano. Scene incredibili (ride). Scherzi a parte, lavorare con un personaggio come Elisa, non è da tutti.
Matteo Bruno: È stato bellissimo anche il fatto che con Elisa e con Ermal c’è stato un rapporto veramente umano. Solitamente, lavorare con due personalità così grandi ti mette sempre ansia perché hai paura che siano loro a decidere come fare le cose, quando in realtà non è assolutamente così.
La Slim Dogs è un vero e proprio organismo. Un animale in cui tutti gli organi devono funzionare bene per andare avanti. Come avete raggiunto il vostro equilibrio?
Tutti: L’equilibrio non l’abbiamo raggiunto.
Marco Cioni: L’equilibrio lo raggiungi, poi lo perdi, ne raggiungi uno nuovo etc. È tutto un costante aggiustare la rotta pian piano per cui partendo da una situazione in cui prima tutti facevano tutto, poi ci siamo definiti dei ruoli. Questa definizione dei ruoli sta, tutt’ora, prendendo forma ogni volta che si propone qualcosa di nuovo.
Matteo Bruno: Anche perché, se poi raggiungi l’equilibrio e lo mantieni statico nel tempo, vuol dire che non ti stai muovendo. Se hai l’equilibrio che non si smuove è un po’ un problema. L’importante è sempre che tutti vogliano andare nella stessa direzione.
Giovanni Santonocito: Soprattutto lavorando sul web, le regole cambiano in continuazione. È necessario uno spirito di adattamento molto sviluppato: sapersi adattare ogni volta che qualcosa cambia. In questo mestiere, se sei arrivato secondo, sei arrivato secondo. Devi sempre cercare di arrivare primo.
Marco Cioni: Devi pensare anche che ora ci stiamo allargando. Prima, quando eravamo noi quattro, c’era un certo tipo di equilibrio. Poi è arrivata Benedetta che è stata la prima assunta, e l’equilibrio si è dovuto modificare per inserire lei nel processo. Ora ci sono altre due persone che collaborano con noi in maniera abbastanza stabile, quindi quest’equilibrio si modifica ancora.
Realizzare un’idea è un qualcosa di estremamente difficile. Quanto si può far coincidere idea e realtà, e come si riescono ad abbassare i limiti della realtà per un video?
Matteo Bruno: Quello che succede spesso, per uno che non fa questo lavoro, è che si immagina qualcosa che poi diventa irrealizzabile oppure realizzabile ma che non viene come ce l’hai in testa. Questo, secondo me, è il limite principale di chi ha idee pazzesche ma nella realtà non sa come applicarle. Il nostro lavoro è anche prendere le varie suggestioni che hanno gli artisti che scrivono un brano e incanalarle nella direzione giusta, in modo che il videoclip abbia un’anima definita.
Marco Cioni: Nell’ambito di videoclip musicali, non si ha mai un budget milionario. Quindi, quando ci si trova ad avere un’idea bisogna anche scontrarsi con la realtà dei fatti. Spesso, la creatività non sta soltanto nell’idea ma anche nel capire come usare i mezzi che si hanno per realizzarla.
Se vi chiedessi di sintetizzare il vostro modus operandi in una canzone, quale scegliereste?
Matteo Bruno: Ammazza questa è bella!
Marco Cioni: Io ce l’ho! “Someone Like Me” degli Ylvis. Si alternano momenti di musical in stile “Moulin Rouge!” con la dubstep. Quella canzone riassume alla perfezione! Dovresti prendere le cose più diverse e sbagliate e riuscire a metterle insieme nel modo più armonico possibile.
Matteo Bruno: Praticamente neanche bipolari ma tripolari.
Qual è il vostro sogno? L’osso di diamanti della Slim Dogs?
Matteo Bruno: La cosa che vorrei che succedesse alla Slim Dogs nel futuro è di continuare a far crescere questo gruppo di persone. Persone affiatate tra loro che portano avanti qualcosa. Per quanto riguarda il discorso musica, ci piacerebbe spaziare tra i generi per la produzione di videoclip musicali. Giovanni, in passato, non come Slim Dogs, ha fatto un videoclip metal.
Giovanni Santonocito: Sì, è stata un’esperienza divertentissima. Uomini enormi, tutti mascherati in modo strano.
Matteo Bruno: La cosa fica sarebbe provare generi che non abbiamo ancora provato, in modo da mettersi alla prova.