Storia di “Mattoni” e di un documentario, che bisognerebbe girare, sulla nascita di un disco
di Alessio Boccali
Un ritorno atteso celebrato dalle strofe dei “migliori sulla piazza” rap nostrana. NIGHT SKINNY, all’anagrafe Luca Pace, ha messo su un progetto “artigianale” molto personale, destinato a diventare un prodotto di culto. Nonostante, già dal primo ascolto, sia ben chiara l’attenzione alla qualità del progetto e non ai numeri che potrà collezionare – come confermato dall’artista stesso durante l’intervista –, nella prima settimana di uscita l’album si è stabilito al primo posto delle classifiche ufficiali FIMI/GfK top album e vinili.
Ciao Luca, possiamo considerare “Mattoni” un ideale sequel del tuo precedente lavoro “Pezzi”?
Esatto. “Pezzi” era una raccolta di brani creati nel tempo e quando decisi di pubblicarlo l’avevo immaginato come una mia compilation. “Mattoni”, più o meno, è lo stesso: è un “best of” di tutti i pezzi che avevo pensato; i 16 che sono in tracklist sono quelli più solidi, proprio come dei mattoni.
Ma questi mattoni sono più una costruzione o una costrizione, quasi un peso che volevi toglierti?
Voglio essere molto sincero, ho iniziato a lavorare seriamente a questo album un anno e mezzo fa. Dopo quattro mesi di lavoro mi sono accorto che stava venendo fuori un disco trap e la cosa non mi andava bene: in giro è pieno di lavori trap fatti da produttori più giovani e più sul pezzo di me, io volevo fare altro. Volevo fare un disco rap e me ne resi conto durante un viaggio a New York con Noyz e Luchè. Fare un disco del genere in questo momento è mandare un messaggio ai più giovani che si stanno avvicinando allo stile urban negli ultimi anni. Non ho nulla contro la trap, ci sono anche nel disco degli episodi e degli artisti trap, ma sentivo l’esigenza di correre dei rischi e di inserire nel disco, ad esempio, dei sample, cosa che in un disco di una multinazionale è molto difficile fare. Eppure, ci sono riuscito e nel disco puoi trovare dai sample di EDM anni ’90 a sample di musica soul: insomma roba importante. In definitiva, “Mattoni” è stato sicuramente una costruzione ideale fortemente voluta.
All’interno del disco le strofe di Noyz Narcos, Marracash, Capo Plaza, Guè Pequeno, Fabri Fibra, Rkomi, Luchè, Ernia, Quentin40, Tedua, Lazza, Ketama126, Side Baby, Speranza, Shiva, Franco126, Izi, Jake La Furia, Taxi B, Madame, Vale Lambo, Lele Blade, CoCo, Geolier, Chadia Rodriguez e Achille Lauro.
Quindi è come se tu abbia voluto porre delle nuove fondamenta per il rap nostrano: ti ha aiutato la ritrovata importanza data al ruolo del producer nella scena musicale italiana di oggi?
Beh, di sicuro la situazione del producer in Italia è di gran lunga migliorata. Da quando sono comparsi sulle scene artisti come Sfera, Ghali, Tedua, Izi… ognuno ha cercato di portarsi dietro il proprio producer dando di fatto risalto anche alla figura di questi professionisti. Riconosco che è stata una rivoluzione molto importante, nonostante a me non piaccia molto stare sotto ai riflettori. Nasco come ingegnere del suono per poi diventare producer e nonostante stia comunque sempre in giro con Rkomi, con Noyz… questo momento di “celebrità”, tutta questa attesa che si è creata con l’uscita di questo album, mi han messo un po’ di ansia.
Attesa fomentata anche dalla fiducia che gli artisti che hai coinvolto in questo progetto ti hanno dimostrato sui social…
Sì, su Instagram è successo il bordello e questo mi carica e allo stesso tempo mi mette ancora più agitazione. Ho portato sul mio “tappeto” artisti come Guè Pequeno, Fabri Fibra, Achille Lauro, Luchè, Noyz… e vorrei citarli tutti, che tra di loro non avevano mai collaborato o da chissà quanto tempo che non lo facevano più, ho coinvolto una ragazza giovane come Chadia Rodriguez che apparentemente sposa un immaginario diverso dal mio eppure è venuto fuori un gran connubio. Poi dei numeri non mi è mai interessato sinceramente, sono convinto di aver fatto un disco che potrà diventare di culto. Un disco di grande qualità, il frutto di una ricerca continua. Non ho pensato a questo album come un insieme di potenziali singoli/hit, Il vero successo di “Mattoni” sarà regalare delle emozioni nel tempo.
Eppure, oggi sembra che tanti artisti vivano più di singoli…
Se fai un disco pensando di fare 10, 20 singoli… fai una schifezza. Io ho sempre pensato di mettere su un progetto che fosse simile agli album che più amo. Non ho avuto imposizioni, ho scelto io chi coinvolgere nel progetto, ho invitato tutti gli artisti nel mio studio. Non mi piacciono i singoli, soffro il fatto che una possibile uscita anticipata di un mio pezzo possa dare un’idea sbagliata dell’album che poi lo conterrà. Ho preferito continuare a curare ogni brano come un prodotto artigianale. Poi certo, sarà molto difficile replicare un lavoro del genere e al 99% “Mattoni” non avrà un seguito, perché dietro di sé ha un lavoro davvero enorme; pensa solo alla fatica di contattare tutti gli artisti coinvolti, mantenere il rapporto con loro e con le varie etichette e i vari management: in situazioni del genere basta davvero un niente, un cambio di etichetta ad esempio, per rischiare di mandare al diavolo mesi e, a volte anni, di lavoro. Oggi sono in sintonia con tutti, evidentemente si sono allineati dei pianeti per far nascere questo progetto, ma le cose sono sempre in continuo cambiamento. Tanti non la capiscono questa cosa: mi chiedono perché non ho inserito quello piuttosto che quell’altro artista in “Mattoni”. Ma il disco è mio e bisognerebbe girare un documentario su come nascono i dischi, sul lavoro certosino del producer.