di Valeria De Medio
Artù canta Rino
A 40 anni dall’ultima esibizione di Rino Gaetano a Sanremo, Artù regala voce e parole al principe del nonsense italiano.
Scrivere una canzone a quattro mani con Rino Gaetano è il sogno di ogni cantautore italiano, raccontaci la magia.
Lo scorso anno ho partecipato al tributo a Rino in Piazza Sempione e Anna Gaetano mi ha notato: “me lo ricordi tantissimo” mi ha detto con gli occhi lucidi.
Il 29 ottobre, poi, mentre mi esibivo per la festa di compleanno di Rino, mi hanno messo il suo cilindro, mi sono toccato la testa e in me è scattato qualcosa, ho realizzato quello che Anna aveva capito da subito. Dopo la festa mi ha fatto sentire una demo incompleta del fratello. “Ti va di finirla?” L’emozione era pari alla paura di non riuscirci. Sono stato fermo due giorni, le parole suonavano eccessive o misere. “Alè, spegni il cervello” mi sono detto “e ascolta la pancia”. Ho bevuto un bel bicchiere di vino e ho buttato giù le prime parole che mi sono venute. Anna era entusiasta, erano quelle giuste.
Cosa racconta Ti voglio?
Ti voglio è la favola di un amore senza tempo per la stessa donna, che si rinnova giorno dopo giorno: “ogni giorno un nuovo amore sempre tu” dice Rino e io aggiungo “La stagione dei vent’anni corre sulle ferrovie, la stagione dei tuoi anni vive nelle sere mie” che può sembrare dedicato a una donna, ma adesso posso dire che in queste parole c’è anche Rino, un artista senza tempo, amato ancora oggi come 40 anni fa, forse di più.
In che modo ti senti vicino a Rino?
Come lui sono partito da zero, dalla strada: sono nato e cresciuto nella periferia di Roma e passavo molto tempo con mia nonna, era lei che mi comprava le chitarre. E mio padre che le spaccava -sorride- non voleva diventassi un cantante. A modo suo lo faceva per il mio bene. Mi ispiro ad artisti come Vasco Rossi, De Gregori, Tenco e Rino, ma non ho mai cercato di imitare nessuno, anche se fin dal primo album mi hanno fatto notare che urlo un po’ come lui!
Vola Ale è una fuga o una dichiarazione di libertà?
Il disco è un incoraggiamento a non avere paura, ad abbracciare la vita con tutto l’amore di cui siamo capaci, perché non siamo altro che una piccolissima parte dell’universo, qui e ora e solo accettando gli altri possiamo essere liberi.
Cos’è cambiato dal primo Artù?
Ogni disco racconta una parte di me: Artù è il più scanzonato di tutti, sfrontato e irriverente, Tutto Passa è molto intimista e Vola Ale è piuttosto solare, ma non mancano le riflessioni e le ballate. C’è la collaborazione con la Rino Gaetano Band per Ti Voglio e, soprattutto, spiccano gli arrangiamenti anni ’80, un epoca che musicalmente amo.