Ghost, tra il vivimix di “Vivi e lascia vivere” e i vent’anni di carriera

Di Francesco Nuccitelli

Alex ed Enrico Magistri sono i due fratelli che hanno dato vita al progetto dei Ghost quasi venti anni fa. Dallo scorso 26 giugno è in rotazione radiofonica e in tutti gli store digitali “Vivi e lascia vivere – Vivimix”, la versione 2020 del loro grande successo. I due artisti con questo brano si prendono una grande responsabilità: portare una ventata di spensieratezza e di speranza dopo un periodo problematico. Per raccontare il vivimix del brano e il traguardo dei vent’anni di carriera, i due fratelli si sono raccontati in una doppia intervista:

GHOST Vivi e lascia Vivere - VIVIMIX

“Vivi e lascia vivere” – Vivimix

Come state vivendo questo ritorno alla normalità?

Entrambi – Con tanta voglia di tornare alla vita e di tornare alla musica. Sentivamo il desiderio di normalità e di musicalità, perché poi è quello che noi facciamo. È bello tornare a vivere, anche se dobbiamo fare il tutto rispettando le regole.

Di recente è uscito il vivimix del brano “Vivi e lascia vivere”, come mai questa scelta?

Alex – La scelta è nata per la nostra esigenza di trattare un argomento importante, ma con un vestito leggero. Ci sentivamo di voler tornare con uno dei brani che rappresentasse al meglio il concetto di parte seria, ma trattato con leggerezza e semplicità.  Visto il periodo ci sembrava normale presentare un qualcosa di bello e “Vivi e lascia vivere” era la canzone giusta e al momento giusto.

Enrico – Parlando anche con il nostro staff ci è sembrato il pezzo giusto. Volevamo trasmettere un messaggio importante ma con delicatezza. Tutti abbiamo bisogno di ritrovare i valori importanti della vita e questo brano era perfetto. Volevamo essere diretti.

Vi sentite la responsabilità di dover trasmettere questa spensieratezza ai vostri fan?

Alex –  Si, ed è una bella responsabilità. Siamo molto orgogliosi che nel nostro video abbiano partecipato tanti ragazzi. Per noi è importante riuscire ad essere capiti e avere un pubblico così partecipe anche nelle tematiche importanti. Siamo consapevoli del nostro ruolo e di quello che dobbiamo fare.

Enrico – Io penso che tutti gli artisti dovrebbero avere una responsabilità nei confronti dei loro fan e della società in generale. Nel nostro piccolo abbiamo la possibilità di trascinare le persone. Gli argomenti che trattiamo, e come li trattiamo assumono peso specifico nei confronti di tutti quelli che ci seguono.

Il videoclip vede la presenza dei vostri fan. Che rapporto avete con loro?

Entrambi – Con loro abbiamo un rapporto meraviglioso. Noi crediamo molto nella parte umana della musica, anche perché la musica non è solo accordi, parole o arrangiamenti, ma è un qualcosa di viscerale e che rappresenta l’artista stesso. La musica è un linguaggio universale e nel nostro piccolo siamo orgogliosissimi di avere un pubblico così variegato ed eterogeneo.

Il prossimo anno festeggerete i 20 anni di carriera, avete già iniziato a pensare ad un bilancio della vostra carriera?

Alex – Come diceva il grande Morricone: “la costanza e la coerenza sono due cose importantissime, nella vita e nella musica”. Con impegno e coerenza portiamo avanti il nostro mondo. Questo è il motivo per cui il prossimo anno festeggeremo con grande gioia i vent’anni di carriera.

Enrico – Sono tanti e con tante soddisfazioni. Il bilancio è più che positivo, abbiamo suonato con diversi grandi artisti (Ornella Vanoni ed Enrico Ruggeri ndr.), abbiamo suonato all’Arena di Verona per i Wind Music Awards. Questi sono solo alcuni momenti particolari della nostra carriera. Anche i concerti sono una grande soddisfazione per noi e lo saranno sempre. Il 2021 sarà importante per i Ghost, ci saranno diversi eventi speciali e il pubblico si aspetterà molto da noi. Anche qui abbiamo una bella responsabilità.

Festeggerete anche con un album?

Entrambi – Dal punto di vista discografico stiamo preparando un qualcosa di interessante. Non sappiamo ancora se sarà un album o un cofanetto, non vogliamo spoilerare troppo, ma ci saranno tante belle sorprese.

Due fratelli dai caratteri diversi, ma come riuscite a coesistere e a scrivere insieme?

Alex – Discutendo tanto (ride ndr.). Noi crediamo fortemente nell’unione, ma fatta di differenze. Se io ed Enrico fossimo identici non ci sarebbe quel giusto feeling e quel nostro modo così particolare di lavorare. Quando uno ha delle idee l’altro è il primo giudice, e questo è utile per migliorare un progetto.

Enrico – Quando lavoriamo su una canzone è bello dividerci i compiti per avere un feedback iniziale. Tra noi c’è uno scambio continuo di pareri, opinioni e consigli. Siamo complementari e riusciamo a lavorare benissimo insieme grazie alle nostre differenze.

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GHOST – Alessia Caiazzo

Dioniso: “Questo brano vuole portare gioia e far ballare le persone”

Di Francesco Nuccitelli

Giovanissimi, dallo stile unico e dall’impronta inconfondibile. I Dioniso sono composti da: Francesco Campo (il fondatore e chitarrista), Andrea Sciacca (batterista-percussionista), Filippo Ferro (cantante e frontman) e Filippo Novello (bassista-tastierista). Dopo il singolo “SU-SPIRE”, è uscito (lo scorso 12 giugno ndr.) “Dammi una ragione” l’ultimo brano della giovane band. Una canzone dalle sonorità pop/rock e che anticipa l’album del gruppo siciliano. In attesa del nuovo progetto abbiamo raggiunto i Dioniso per una piacevole chiacchierata:

DIoniso

Come sta procedendo questo ritorno alla “normalità”?

Finalmente si sta riprendendo a vivere. Per noi che siamo giovani e abituati al calore è importante tornare ad una vita normale seguendo sempre le regole. Poter tornare a lavorare insieme è una grande liberazione, anche perché alla fine la musica è condivisione.

Come è nato “Dammi una ragione”, questo vostro ultimo singolo?

Dammi una ragione” è un singolo diverso dal precedente (Su-Spire ndr.); ma entrambi faranno parte del prossimo album in uscita. Rispetto al primo singolo presenta delle sonorità diverse, più calde, più estive e più leggere. Il brano è nato nel periodo di lockdown; vivere quella situazione di isolamento ci ha colpito e ispirato molto. Questo singolo vuole portare gioia e far ballare le persone. Questo brano è la nostra risposta al periodo vissuto e all’interno c’è la voglia di aiutare tutti in questo percorso di ripresa.

Oltre al singolo anche un album con queste sonorità quindi?

Non vogliamo catalogarci in un genere preciso, noi possiamo spaziare dal rock al pop, passando per lo psichedelico o anche per qualcosa di più intimo. Essendo una band emergente, però, siamo ancora alla ricerca di un sound ben definito, tuttavia non vogliamo precluderci nessuna via a livello musicale. Nell’album che uscirà tra pochi mesi ci saranno anche canzoni diverse tra di loro, ma sicuramente la nostra identità trasparirà in ogni brano.

Rispetto al vostro precedente singolo “Su-Spire”; “Dammi una ragione” suona in modo diverso, ma entrambi i brani sono facilmente riconducibili a voi. Come nasce questa vostra riconoscibilità nella differenza dei brani?

Rimanere riconoscibili è la cosa a cui teniamo maggiormente. Il processo creativo nasce nel nostro grande studio e avviene anche grazie al nostro produttore (Herman Ezscò ndr.), che è colui che ci ha convinto a scrivere i nostri pezzi inediti. Noi della band siamo in quattro e siamo persone differenti nei gusti e nelle emozioni. Questa differenza noi la mettiamo anche nella nostra musica, che infatti, presenta colori diversi e non un carattere monocromatico. Ciò che esce fuori ci rappresenta in pieno e in maniera diretta.

Piccola digressione sulla vostra storia, come è nato il progetto dei Dioniso?

Noi siamo giovanissimi e lo è anche la band, che è nata 2 anni fa da una mia volontà (Francesco ndr.). L’Idea era di  proporre quelle canzoni anni ’60/’70 che ascoltavamo di solito. Non solo quei successi planetari, ma anche quelle canzoni di nicchia che ci trasmettevano determinate emozioni. Così, da questa visione emotiva, è nata l’esigenza di formare una band vera e propria, che riuscisse in qualche modo a trasmettere quelle vibrazioni, ma attraverso i nostri pezzi.

Come giudicate questa riapertura contingentata dei live?

Rimettere in moto la macchina dei live è una cosa importante. Chiaramente nei concerti non lavoriamo solo noi musicisti, ma anche tantissimi tecnici che in questo momento sono stati un po’ dimenticati. Secondo me riprendere o quantomeno organizzare i vari concerti è un grande passo avanti. Poi chiaramente dipende da cosa si fa, i live chiedono una partecipazione forte da parte del pubblico, specialmente negli eventi rock. Però è un bel passo in avanti per la musica dal vivo.

Blindur: “In questo periodo abbiamo acquistato la giusta consapevolezza”

Di Francesco Nuccitelli

Tra i vincitori del musicultura 2020 ci sono anche i Blindur, band partenopea che con il suo sound unico e riconoscibile, sta ricevendo le giuste attenzione da tutti gli addetti ai lavori. Se in “A” siete rimasti colpiti, da 3000remix non vi riprenderete tanto facilmente. Un progetto dalle sette versioni differenti e dalle sette collaborazioni ricche di passione e musicalità, che hanno reso 3000X un brano con qualcosa di nuovo da raccontare. Insomma un EP di grande interesse e che Massimo De Vita ci ha raccontato:

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Come nasce l’idea di 3000remix?

3000X” è una canzone che mi ha preso moltissimo fin da subito, anche se all’inizio non era stata presa in considerazione come singolo. Durante il tour questa canzone aveva costituito il perno centrale del nostro live, ed è quella che abbiamo trasformato di più nelle sonorità durante i vari concerti; così abbiamo deciso di organizzare qualcosa di bello per questo brano. Visto che io amo molto le collaborazioni e le contaminazioni, ho deciso di chiamare una serie di amici e colleghi per tirare su questo progetto.

Come mai sette versioni per questo progetto? 

Perché io sono un po’ fissato su queste cose (ride ndr.) e sette è un numero magico. Tutta la canzone si tiene su una sorta di ritualità, un qualcosa di ancestrale e mi è piaciuto giocare un po’ con questa magia.

Questa è un’ idea estemporanea dall’album “A” o c’è comunque un filo logico oltre la scelta del brano?

Blindur è un progetto in continua evoluzione. Se si fa un analisi di tutte le produzioni che abbiamo pubblicato in questo periodo, si nota che il trend è sempre in evoluzione. Infatti, abbiamo cercato di non ripeterci mai. Io sono una persona molto curiosa, che ascolta molta musica e sono sempre alla ricerca di sperimentazioni e soluzioni nuove. In questi remix ci sono cose che appartengono già in buona parte a Blindur e altre che magari valorizzeremo meglio in futuro.

Parli già di un nuovo progetto, praticamente non vi fermate mai…

Noi stavamo terminando un tour e ci stavamo preparando per l’America; solo dopo ci saremmo presi una pausa per ragionare e per tirare i remi in barca per un po’, anche perché sono anni che Blindur non si ferma. Tuttavia, al momento qualcosa è cambiato, per ovvi motivi noi suoneremo di meno dal vivo, e così abbiamo deciso di mettere mano a cose nuove. Sarà una sfida interessante per noi, anche perché il prossimo, sarà il primo disco con la formazione al completo.

L’8 luglio è uscito il videoclip della versione 3000remix fatta da Marco Messina. Com’è stato lavorare con lui?

Con Marco è nata una collaborazione bellissima, ma in realtà con tutti è nata una splendida alchimia. Quando Marco ha fatto questo remix ci è sembrato così spontaneo e così naturale, adatto allo stile Blindur. Poi abbiamo scelto di proporre due versioni dei remix, una per le radio (la versione di Whodamanny feat. Fabiana Martone ndr.) e una per il video (Quella per l’appunto di Marco Messina ndr.). Anche il video è frutto di una serie di incontri fortunati.

Questo è stato un anno particolare, ma per voi è stato estremamente positivo. Come giudicate questo vostro percorso?

Le esperienze negative, anche quelle più delicate possono comunque essere convertite in energia creativa. In tutte le cose c’è comunque del potenziale, e più sono potenti nel bene o nel male e più potenziale nascondono. Quest’anno è stato un anno difficilissimo e assurdo ed entrerà nei libri di storia, però io non credo che esistano soltanto le cose buone o le cose cattive. Io non credo che si possa dire che il 2020 sia un anno da cancellare completamente anche se è stato complicato. In questo periodo abbiamo acquistato la giusta consapevolezza.

Con queste rivisitazioni, cosa ha guadagnato il brano?

È riuscito a sganciarsi dall’idea di brano d’autore, che è una cifra stilistica importante per Blindur.  In questa esperienza penso che si sia messa da parte l’aspetto più cantautorale del pezzo e sia venuto fuori il lato più emotivo e animalesco. Tutti quelli che hanno lavorato al brano sono riusciti a valorizzarlo e a portare alla luce un qualcosa di nuovo. Tante versioni bellissime e super evocative che hanno restituito alla canzone quel qualcosa in più.

Ecco la tracklist completa:
01. 3000X Marco Messina remix
02. 3000X Whodamanny remix feat. Fabiana Martone
03. 3000X Sanacore All Stars remix
04. 3000X Indigo remix
05. 3000X il Mago remix
06. 3000X Sodo Studio (Speaker Cenzou) remix
07. 3000X ADM remix

Annunciate anche le date del tour estivo

I CONCERTI

21/08 Bellosguardo (SA) – Rural Dimensions Festival

23/08 Marina di Camerota (SA) – Meeting del Mare *opening act per Dimartino e Colapesce *SOLD OUT

28 e 29/08 Macerata – Finale Musicultura 2020 @ Arena Sferisterio

04/09 S. Margherita Ligure (GE) – Finale Premio Bindi

06/09 Torino – Off Topic *in duo acustico + Stefanelli open act

11/09 S. Maria Capua Vetere (CE) – Matuta *in duo acustico

18/09 Salerno – Limen Festival @ Arena del mare

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Alex Polidori: “Bisogna cambiare il presente per cambiare il futuro”

Di Francesco Nuccitelli

Quando guardare più in là serve, quando non bisogna pensare solo al proprio orticello, ma si deve andare oltre e cercare di salvare un intero ecosistema. Il poliedrico artista Alex Polidori, oltre a fare bene il suo mestiere, in questo caso come cantante con il suo ultimo brano “Mare di Plastica”, fa bene anche il ruolo di messaggero per la salvaguardia dell’ambiente e dei mari puliti. Nella speranza che il suo messaggio venga ascoltato da tutti, noi lo abbiamo intervistato:

Ciao Alex, come sta andando questo ritorno alla normalità?

Tutto bene! Continuo ad essere molto attento nell’osservare le regole di distanziamento e soprattutto di NON ASSEMBRAMENTO, ma comunque sto tornando a fare quasi tutto quello che facevo prima…con la mascherina!

Cantante, attore e doppiatore, in quale veste ti trovi meglio?

In tutte e 3! Sono varie sfaccettature della mia personalità e fanno parte di me. Nessuna esclude l’altra. Anche se la musica è probabilmente la mia passione più grande.

Mare di plastica

“Mare di plastica” è il tuo ultimo brano. Cosa ci puoi raccontare di questo singolo?

È una canzone volta a denunciare lo scarso rispetto per la natura e sensibilizzare le persone sul tema dell’emergenza ambientale. È un tema che ho molto a cuore e spero che questa canzone possa far riflettere ed essere apprezzata anche musicalmente.

Da dove nasce questo tuo impegno sociale?

L’idea è nata qualche mese, mentre guardavo un servizio in tv sui cambiamenti climatici e il problema della plastica in mare. Mi ha toccato e colpito moltissimo. Ho iniziato a riflettere sul fatto che se ognuno di noi cambiasse alcune abitudini, si potrebbe migliorare la situazione e far sì che l’uomo inizi ad impattare sempre meno sulla salute del pianeta. Tanti piccoli cambiamenti fatti da tutti possono diventare un grande cambiamento. Non si può più rimandare, non esiste “poi”. Bisogna cambiare il presente per cambiare il futuro. Mi ha ispirato tutto questo. Durante la quarantena mi sono avvicinato sempre di più al tema, partecipando anche a dirette instagram a tema ambientale con alcuni esponenti del movimento Fridays For Future, ho fatto piccole delle modifiche e ho ultimato il progetto. Credo fermamente che la musica sia uno dei mezzi di comunicazione più potenti e adatti a veicolare un messaggio così importante.

C’è un progetto più amplio, come un album, dietro al brano?

Per ora ho in progetto l’uscita di una serie di singoli, e in alcuni ci saranno ancora dei  riferimenti al rispetto dell’ambiente. Più avanti Mi piacerebbe realizzare un album. Magari il prossimo anno.

Prima di “Mare di plastica” c’è stato il brano “Virus Bastardo”, come hai vissuto questo periodo particolare?

È stato particolare. Ma nella negatività del momento ho provato a creare qualcosa di positivo e di essere prolifico al livello musicale. Essendo fermo col doppiaggio mi sono potuto dedicare al 100% alla musica. Tra le varie cose, ho voluto un esperimento social. Ho chiesto a chi mi segue su Instagram di aiutarmi a scrivere una canzone, suggerendomi attraverso dei sondaggi il mood della canzone e poi attraverso parole concetti e frasi che venivano loro in mente ho provato a scrivere un testo, componendolo quasi come un puzzle. Ovviamente ho messo molto del mio dopo aver scelto circa dovuto una trentina di parole, frasi, stati d’animo e concetti vari. Tutto convergeva verso la quarantena e quindi sono partito a scrivere su questo, ma in maniera molto spensierata e fresca. Così nasce Virus Bastardo.

Il tuo, come già detto, è un grido di allarme per l’ambiente. Cosa si può fare nel concreto per salvaguardare la natura?

Cambiare alcune piccole cose nel proprio stile di vita. Fare bene la differenziata, cercare di limitare i contenitori in plastica sostituendola con contenitori riutilizzabili. Si possono utilizzare borracce anziché le classiche bottigliette (già ogni volta che si riempie una borraccia si risparmia una bottiglietta di plastica e quindi uno dei rifiuti che finiscono di più nell’ambiente) spazzolini in bamboo, rasoi riutilizzabili, mascherine lavabili anziché monouso, non sprecare l’acqua, provare, dove possibile, a utilizzare mezzi elettrici per spostarsi. Queste sono solo alcune delle cose che si possono fare. Ovviamente la cosa principale è non disperdere rifiuti nell’ambiente circostante, e quello è un fatto di EDUCAZIONE prima di essere una questioni di rispetto della natura.

Celentano negli anni ‘60 scrisse la prima canzone ecologista e oggi tu proponi una canzone a difesa del mare e dell’ambiente. Pensi che sia cambiata la percezione dell’ambiente in questi anni?

Certamente sì! Ci sono tantissimi articoli, documentari, servizi in cui si parla del problema. È un emergenza di cui si parla molto ormai. Lo si conosce meglio e si sa anche abbastanza bene come affrontarlo, anche se è difficile. Sicuramente oggi non si può fare finta di niente come è stato fatto in passato. Tanti anni fa la risposta della natura sembrava non potesse arrivare mai, o si pensava che sarebbe arrivata tra centinaia di anni, forse. Ci si permetteva di rimandare, c’erano anche altri problemi più imminenti. Ma Oggi la situazione è critica e rimandare non è più possibile.

Alex Polidori

Valentina Parisse: “Ogni bene è un lavoro su se stessi”

Di Francesco Nuccitelli

Valentina Parisse è un’Artista con la A maiuscola ed è tornata con “Ogni bene”, un singolo di grande impatto, dalla grande interpretazione e che mette in mostra tutto il suo grande talento. Un brano, o meglio un augurio per una fine sana, quando per terminare una storia d’amore non c’è bisogno dell’odio, ma solo di tanta ironia. Un singolo che vede al suo interno tantissime grandi collaborazioni, in primis quella con il rapper Space One, ma anche con Chris Lord-Alge (vincitore di 5 Grammy), Antonio Baglio (vincitore di 2 Grammy e 12 Latin Grammy), Alfredo Rapetti Mogol in arte “Cheope”Davide NapoleoneFrancesco “Katoo” Catitti produttore del brano. Di “Ogni bene” e dei progetti futuri, ne abbiamo parlato direttamente con Valentina:

1 - Valentina Parisse - cover OGNI BENE feat. Space One - grafica di Valerio Bulla, foto di Luz Gallardo

 Valentina Parisse – cover “OGNI BENE” feat. Space One – grafica di Valerio Bulla e foto di Luz Gallardo

Ciao Valentina, innanzitutto come sta andando questo ritorno alla normalità?

Proprio in questi giorni mi domandavo cosa è normale e cosa non lo è; certo non è normale passeggiare o scendere al mare e portare una mascherina, però dobbiamo ancora fare attenzione. Io ad esempio ho ripreso a viaggiare di recente, ma ci sono delle difficoltà che un po’ inquietano. Però è bello poter uscire di casa e riassaporare un po’ di libertà.

Sei una giramondo, quanto ha influenzato questo tuo girovagare per tua musica?

I miei viaggi mi hanno influenzato e mi hanno lasciato sempre un qualcosa di diverso. Spesso sono stati viaggi avventurosi, come quando sono partita per il Canada per dare vita al mio primo album. Avevo pochi soldi e non avevo mai fatto un viaggio oltreoceano da sola, una bella pazzia, però i sogni ci danno il coraggio per andare avanti.

“Ogni bene” è il tuo ultimo singolo, cosa ci puoi raccontare?

Raccontare un brano per chi lo scrive e per chi lo vive è molto complicato. È come un figlio, lo vedi nascere lo vedi crescere ed è difficile non sembrare un po’ autocelebrativi nel raccontarlo. Posso però dire che è stato un percorso veramente importante per me, anche per le collaborazioni. Questa canzone racconta la voglia di non restare fermi o bloccati in qualcosa, ma di cercare di riderci un po’ su e in questo Space One mi ha dato una grandissima mano.

Nel brano troviamo per l’appunto Space One, tu cantautrice romana e lui rapper milanese. Com’è stata questa collaborazione?

Sono veramente super contenta del suo contributo nel brano. Space One è un rapper che ascoltavo e ho avuto la fortuna di conoscerlo nel programma All Together Now, dove entrambi facevamo parte del muro. Io provo una grandissima stima nei suoi confronti, ma come la provo anche per tutti quelli che hanno contribuito. La sua partecipazione è stata il massimo, ha portato ironia al brano e, nonostante le diversità musicali, si sente che è un feat genuino. Collaborare con lui e con tutti loro è stato bellissimo, mi hanno aiutato molto.

Nel brano troviamo un team di tutto rispetto, di cui fa parte anche Chris Lord-Alge, come è stato lavorare con un personaggio così importante del panorama internazionale?

Sono riuscita a instaurare un ottimo rapporto con Chris. Sono dell’idea che una delle forme più alte di rispetto sia fare musica insieme, con lui c’è stato un incontro fortunato e da questo incontro è nata un’occasione importante per me. Quando capitano certe occasioni è giusto mettersi subito a lavoro e dimostrare qualcosa. Verso Chris e verso gli altri (Cheope, Space One ecc ndr.) ho un enorme rispetto, per il loro percorso e per quello che hanno fatto.

Il singolo ti sta regalando tante soddisfazioni, ma dell’album ci puoi dire già qualcosa?

Ce la stiamo mettendo tutta. La squadra sta lavorando al massimo anche se siamo tutti in posti diversi. Posso dire che sarà un album completamente in italiano e ci saranno tante collaborazioni pazzesche, alcune delle quali saranno delle conferme bellissime. Ci saranno tanti temi importanti all’interno di questo album. Ovviamente, anche la situazione attuale ha influenzato la mia tracklist, ci sono delle cose che stiamo ultimando, perché non si può restare ad occhi chiusi con tutto quello che sta accadendo intorno a noi.

La canzone tratta la fine di un rapporto d’amore: ma è veramente possibile augurare ogni bene?

Non è automatico e non lo è stato per me. Ogni bene è più un lavoro su se stessi, molto grande e che non finisce mai. È più che altro un augurio, non c’è dell’odio, anche perché se hai amato una persona non puoi cancellare di punto in bianco, l’amore o l’affetto per quella persona.

Il 14 luglio andrà in onda una puntata speciale di All together now, ci puoi già raccontare qualcosa?

La puntata sarà fighissima e dietro c’è un’idea bellissima. Ci saranno tantissime canzoni cantate dai migliori artisti delle due edizioni. Sarà un grande spettacolo per chi ama la bella musica. Il pubblico, anche se da casa potrà cantare insieme a noi. Ci sarà poi una grande sorpresa, ma non posso dire di più.

Valentina Parisse - Foto di Luz Gallardo

Foto di Luz Gallardo

Junior V: “Questo singolo rappresenta un nuovo inizio”

Di Francesco Nuccitelli

“Odore d’incenso” è l’ultima fatica artistica del giovane cantautore pugliese Junior V. Un singolo indie folk, dal retrogusto pop, in una ballata d’amore, dove il giovane artista mette in mostra tutta la sua maestria nello scrivere di sentimenti così forti ed emozioni contrastanti tra loro. Una rinnovata visione della musica e una maturità artistica che lascia alle spalle il suo recente passato, per un qualcosa di più intimo, personale ed emotivo. In attesa di progetti futuri, si è raccontato a noi; tra il nuovo brano, l’album in preparazione, questa nuova svolta musicale e l’esperienza all’Abbey Road Studios: 

Ciao Junior, come sta andando questo ritorno alla “normalità”?

Ciao Francesco, abbastanza bene grazie! Sono felicissimo per l’uscita di questo nuovo singolo.Sono stato in lockdown a Polignano a mare. All’inizio non sono stato molto ispirato nel comporre nuova musica. Tuttavia, ho registrato qualche bozza che andrò a rivedere presto. Mi piace dedicarmi alla musica come un allenamento costante.

“Odore d’incenso” è il tuo ultimo singolo, come è nato questo brano?

Questo brano è nato nella mia stanza alle 4 di mattina mentre stavo vivendo forti emozioni di incertezza e spaesamento d’amore. L’ho scritto in dieci minuti. Non ho mai scritto una canzone in così poco tempo. Mentre suonavo gli accordi sulla mia 12 corde, bruciava un incensiere sul davanzale della finestra. Credo di aver descritto di getto tutto quello che stessi vivendo e vedendo quella notte di novembre.

Junior V 1

Tristezza o rabbia; cos’è che prevale in questa ballad d’amore atipica?

Direi un mix. È molto difficile provare solo un’emozione. Quando vivo emozioni forti cerco sempre di sfogarmi con la musica. Secondo me un cantautore ha l’obbligo di mettere a nudo i propri sentimenti raccontando la propria vita. Ogni canzone è un piccolo pezzo del puzzle della mia vita.

Questo singolo lo definisci come: il brano della tua maturità. Cosa ci dobbiamo aspettare da Junior V per il futuro?

Sicuramente un nuovo Junior V. Questo singolo rappresenta un nuovo inizio. È un nuovo sound che ho sviluppato e preparato in due anni di silenzio musicale ed è qualcosa che mi rappresenta al 100%. Sono cresciuto con la reggae music, continuo ad ascoltarla ma penso che la musica debba essere diversa da quello che ci piace. Deve essere “tua”.

Invece, per quanto riguarda il tuo prossimo album, ci puoi già dire qualcosa?

Posso solo dire che il sound seguirà la scia indie australiana come Lime Cordiale, Ziggy Alberts, John Butler Trio e Sticky fingers, ma, anche un po’ della scena inglese, quindi Ben Howard, Daughter, Catfish and the Bottlemen, Declan Mckenna e altri.

Come mai la scelta di una rappresentazione animata per il videoclip del brano?

È stata una scelta molto naturale. Il mio team lavora a stretto contatto con Roby il Pettirosso, un famoso illustratore italiano che seguivo già da un paio di anni sui social. A mio parere è riuscito a rappresentare con le sue illustrazioni il vero significato del brano che ho scritto. Sono davvero onorato di aver collaborato con un grande artista come lui.

Questo brano presenta una curiosità affascinante; infatti, è stato masterizzato negli “Abbey Road Studios”. Come ti sei sentito a lavorare in un luogo così importante per la musica mondiale?

Sono ancora sotto shock. È una sensazione stranissima sapere che il mio nuovo singolo sia stato masterizzato nello studio più importante del mondo da un guru del mastering come Christian Wright. “Odore d’incenso” è passato nelle stesse macchine dei grandi dischi della storia della musica e io non posso che essere felice ed emozionato.

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Réclame: “Noi partiamo da una visione della vita sostanzialmente realistica”

Di Francesco Nuccitelli

Giovanissimi, ma già con le idee chiare, sia per i progetti discografici che per i gusti musicali. La band dei Réclame è composta da Marco Fiore e i fratelli Edoardo, Gabriele e Riccardo Roia. Tanta la gavetta alle spalle per la band (tra cui un’esperienza importante come la finale di Sanremo giovani 2019) e un disco d’esordio uscito il 29 maggio dal titolo Voci di corridoio”, dove all’interno è presente anche il pezzo “Il viaggio di ritorno“. Otto i brani totali presenti nell’album, che raccontano otto storie differenti e complementari tra loro, ma tutte dalle atmosfere disilluse e dal sapore malinconico. Abbiamo raggiunto Marco Fiore, membro dei Réclame, per una piacevole chiacchierata:

Reclame

Come nasce il progetto dei Réclame?

Il progetto dei Réclame nasce dall’incontro tra me (Marco Fiore ndr.) e i tre fratelli Roia (Edoardo, Gabriele e Riccardo ndr.). Con due di loro ci conosciamo fin dalle elementari e sin dalla tenera età abbiamo condiviso la passione per la musica. Intorno ai 15/16 anni abbiamo iniziato insieme a scrivere canzoni in inglese imitando quelli che erano i nostri modelli adolescenziali (come gli artisti della new wave anni ’80 ndr.). Successivamente, ci siamo messi a scrivere in italiano emulando invece i grandi cantautori. In seguito, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Daniele Sinigallia, con il quale dopo un paio d’anni di lavoro siamo riusciti a portare a termine questo nostro primo disco.

Visto le vostre molteplici influenze e il vostro stile contemporaneo ma attento alla tradizione, dove vi collochereste nel mondo musicale?

Io sono pessimo nell’affibbiare etichette in generale. Noi veniamo da una serie di ascolti eterogenei tra loro. Per noi la musica è un grande melting pot. Comunque, è molto difficile collocare i Réclame poiché non ci sentiamo di far parte di un genere preciso. Forse ci ritroviamo in una sorta di indie, ma quell’indie inteso come indipendenza, e quindi svincolato dalle varie logiche di mercato. A noi piace osare, come abbiamo fatto in questo album.

Il 29 maggio è uscito il vostro disco d’esordio “Voci di corridoio”. Come è nato questo album?

C’è stata una gestazione lunga e travagliata. Quando siamo arrivati da Daniele (Sinigallia ndr.), i pezzi erano praticamente già stati chiusi, mancava solo l’idea di sonorità che avrebbe dovuto avere l’album. Il disco nasce dalla voglia di raccontare otto storie differenti, ma complementari tra loro e di creare otto quadri sonori all’interno di questo corridoio. Fare una carrellata dal punto di vista sonoro e cercare di guardare le otto stanze non solo con l’occhio, ma anche con l’orecchio. Se l’occhio è la narrazione, l’orecchio è la musica. Il percorso diventa poi più rarefatto quando ci si avvicina alla fine di questo corridoio e quindi al brano “Notte d’inverno“. Nell’album abbiamo cercato di mantenere la struttura pop dove occorreva e mantenere una narrazione più semplice dove invece era necessario. Speriamo che questo sia un viaggio di sola andata e non di ritorno.

Quanto c’è di voi, delle vostre vite e delle vostre esperienze in queste otto storie?

C’è tantissimo di noi e delle nostre vite, ma la nostra persona viene sempre mediata all’interno dei brani. In questo progetto cerchiamo di andare oltre quell’io imperante presente nell’indie italiano. Il nostro tentativo è quello di far arrivare la narrazione a tutti, cercando di riprendere ciò che facevano i grandi cantautori. Quella facilità di prendere un personaggio e di far travasare all’interno di esso quelle esperienze di vita e di prestargli la voce per dire ciò che si pensava realmente. Questa mediazione rende poetica la musica.

In questi brani è presente questa sorta di disillusione della vita, come mai questa visione cupa?

Noi partiamo da una visione della vita sostanzialmente realistica, e se si parte da un certo realismo è ovvio che sia più naturale narrare la realtà che vedi per ciò che è, e non per ciò che vorresti che fosse. Tuttavia, c’è anche lo spazio per una “salvezza” all’interno del disco. Una flebile speranza proiettata però sugli altri e mai su se stessi. In fin dei conti, i personaggi trattati sono dei vinti, persone che hanno gettato la spugna, che sono in balia degli eventi o di se stessi; parlano in modo disilluso della vita e delle loro esperienze.

In conclusione, cosa ne pensi di questa via “contingentata” per i live?

Ben venga la promozione online, quella televisiva, delle radio ecc., ma la cosa più importante per un musicista, è quella di poter presentare dei progetti live. La musica è nata live e morirà live. La situazione attuale è al limite, però posso dire che cercare di fare un’esperienza dal vivo, anche se con numeri ridotti, rimane una buona possibilità nonostante le diverse problematiche. Meglio poco che niente.

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