BABY K

Baby K

di Alessio Boccali

Una chiacchierata estiva con Baby K
La regina dell’estate e non solo…

È la regina dell’estate e non solo. Claudia Nahum, in arte Baby K, è la “femmina alpha” del rap italiano. Con i suoi pezzi ed il suo sound urban ci ha fatto scatenare anche quest’estate, ma occhio a definirla soltanto la rapper dei tormentoni. Nella musica di Baby K c’è anche tanto altro ed in questa chiacchierata estiva con lei voglio farvelo scoprire.

Ciao Claudia, partiamo dalla hit uscita quest’estate “Voglio ballare con te”; un pezzo tutto da ballare, che ti elegge anche quest’anno, come lo scorso con “Roma-Bangkok”, la regina dell’estate. Cosa mi dici di questo pezzo che ti sta dando così tante soddisfazioni?
È stato un bellissimo ritorno, non era stato studiato come un ritorno estivo, ma è capitato a causa del lungo tour con il pezzo precedente, che citavi anche tu, ed è andata bene così. Era ora di tornare perché da un bel po’ non pubblicavo singoli e sono molto contenta dei risultati ottenuti – milioni di views su YouTube, un doppio platino per le vendite…- non potevo davvero chiedere di più.

Torniamo un po’ alle origini. Fin da piccola hai girato il mondo: sei nata a Singapore, sei cresciuta a Londra, lì hai frequentato la Harrow Young Musicians ed hai conosciuto e collaborato con tanti grandi artisti stranieri. Quanto ha influito il tuo essere così cosmopolita sulla tua musica?
Beh, tantissimo! Sai, con la crescita si sviluppano anche i tuoi gusti musicali quindi essendo stata in un altro paese rispetto all’Italia, i miei riferimenti culturali e pop erano molto diversi da quelli italiani. Sono cresciuta nella periferia di Londra, dove la musica urban era il punto di riferimento di tutti i giovani ed anch’io sono stata plasmata da questa musica; seguivo il 2-step UK garage ed ho iniziato a rappare su quei tipi di base. Posso dirti che la musica urban ha sicuramente segnato i miei gusti da lì in avanti. Considera poi che lì la musica è una vera e propria materia presa molto sul serio nelle scuole, quindi io ho sempre fatto musica: ho fatto parte di tre cori, ho suonato il flauto traverso… Di sicuro se fossi cresciuta in un altro posto non avrei fatto lo stesso percorso artistico.

Arrivata in Italia, dopo aver partecipato come guest all’interno di molti album hip hop, decidi di incidere i tuoi primi EP che iniziano a farti affermare prima a Roma e poi in tutto il Paese, grazie anche al web. Cosa mi racconti di questi primi momenti di carriera da solista?
Allora, tutto è partito da MySpace. Inizialmente sono stata contattata da due grandi della scena rap/hip hop romana come Squarta ed Amir. Ho iniziato ad incidere i primi brani, il primo featuring con Amir, insomma a muovermi anch’io nel panorama romano. Poi, pubblicando sempre di più i miei pezzi, in tanti mi hanno chiesto dei featuring, nonostante io non li cercassi più di tanto perché ero convinta di volercela fare da sola a tutti i costi attraverso la mia gavetta; per questo ho fatto il primo EP da sola, registrato in cameretta addirittura correndo per la stanza, dal microfono al pc, per premere rec., play ecc. Dal secondo EP poi ho cominciato ad affinare il mio sound, a sapere veramente cosa volevo fare con la mia musica ed ho deciso di realizzare anche un video per “Femmina Alfa”, il singolo che dava anche il nome all’EP, che ha girato tantissimo in maniera molto virale. Da lì un altro EP “Lezioni di volo”, poi l’album con la Sony ecc. ecc.

Il momento clou della tua carriera arriva nel 2013, con l’album “Una Seria”, prodotto dalla Sony e, tra gli altri, da Tiziano Ferro. In quel momento hai pensato “finalmente ce l’ho fatta”?
No no, io sto sempre molto con i piedi per terra fino al punto che spesso sono gli altri a dirmi di essere un po’ più ottimista. Semplicemente sentivo molto la responsabilità di dover dare il massimo perché in quel momento da autoprodotta, con un modo di fare anche un po’ più ingenuo, avevo iniziato ad avere a che fare con una star e con una grande etichetta. Una grande responsabilità che per fortuna non mi ha mai sopraffatta e non era così scontato che andasse così, perché spesso queste sensazioni ti possono anche bloccare. Sono molto soddisfatta di me stessa e contenta di quel periodo.
Quella di cantare in italiano, in un genere come l’urban, l’hip hop, è una scelta davvero coraggiosa. Come mai non hai ancora cantato in inglese, visto che sei anche bilingue?
Guarda, ho scelto di cantare esclusivamente in italiano perché sono fermamente convinta che gli italiani siano molto legati ai testi, mentre altri paesi danno molto più importanza al ritmo. È vero che abbiamo anche una grande tradizione melodica, però noi italiani siamo molto attenti ai testi, siamo spesso anche molto critici su questo aspetto musicale.Baby K2

A proposito di questo discorso, c’è un premio che mi piace ricordare perché mette in evidenza non solo la musicalità, ma anche il contenuto dei tuoi brani ed è il Premio Lunezia Pop-Rap per il Valore Musical-Letterario ottenuto nel 2016 con il brano Brucia. Che emozione è stata ricevere un riconoscimento con questa intestazione?
Bravissimo, nel successo c’è una dualità: spesso i singoli che escono rappresentano solo una piccola parte di te, del tuo stile e del tuo gusto. Io ritengo di aver avuto sempre dei singoli un po’ diversi dagli altri brani del disco di cui facevano parte, tranne per “Non cambierò mai” forse. È come sei nei dischi ci fosse l’anima di quello che sei, di quello che ti rappresenta e vuoi esprimere, mentre i singoli sono l’abbellimento del tutto, la ciliegina sulla torta. Cambia proprio la scrittura; solitamente nel disco vero e proprio sfogo me stessa mentre nel singolo cerco il più possibile di parlare al pubblico e quindi il premio Lunezia è stata una grandissima soddisfazione perché tengo tantissimo a quel pezzo ed avevo paura che non venisse compreso perché ha una sonorità particolare, diciamo che non è proprio immediata. “Brucia” ha un testo importante, che vale la pena comprendere. Questa comprensione però avviene sempre più di rado dato che l’ascolto di oggi spesso è molto superficiale, molto veloce. Sono molto orgogliosa di quel riconoscimento, è stata un’occasione in più per pensare che allora davvero i miei testi non sono sprecati, qualcuno ci fa caso!

Usciamo un attimo dal sentiero della musica scritta e cantata per passare al terreno dell’immagine; ci hai abituato durante la tua carriera a molti cambi di look, non ultima questa criniera bionda da latina, quanto pensi sia importante avere un’immagine forte nel panorama musicale attuale?
Quando l’immagine è legata alla musica penso che non faccia altro che arricchire il mondo rappresentato da quell’artista. Anche l’immagine è una forma d’arte da riconoscere perché altrimenti il cinema e la moda sarebbero soltanto elementi frivoli. Allora, dicevo, quando l’immagine è “arte” o comunque è coerente con la musica, lì è un arricchimento. Purtroppo però siamo in una società in cui si consuma tutto in una maniera così veloce che è come se si stia andando verso un mondo dove la cosa più importante sono i likes sui social e un occhio distratto dalla frenesia del web non viene colpito da una citazione o da un’immagine ricercata, quanto piuttosto da una cosa più immediata. È come se ci fosse una pressione a farci sentire tutti dei blogger, a farci cercare più likes possibili. Questo è un discorso che concerne tutti, ma soprattutto le ragazze, e può anche diventare pericoloso proprio per questa forte pressione ad apparire. Quindi per concludere, l’immagine sì è importante, soprattutto quando diventa forma d’espressione; è un gran peccato quando questa diventa più cheap, quando ha come unico obiettivo avere maggiori consensi sui social.

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Restiamo nel mondo della rete. Ultimamente ti sei scoperta anche youtuber ed hai dato vita ad una specie di serie web “BABY K ALL DAY”, grazie alla quale ti racconti simpaticamente ai tuoi fan e al popolo di Internet. Perché è nata questa esigenza?
Principalmente è nata a causa di due miei pensieri: sentivo di non riuscire a far entrare chi mi segue nel mio mondo solo attraverso i miei brani o le mie foto sui social; spesso, infatti, tendo a non esporre il mio privato, le mie opinioni perché credo che ci troviamo già in un mondo bombardato da opinioni. Ho scelto allora di farmi conoscere di più per come sono e di sentirmi io stessa più vicina ai miei fan, soprattutto nel periodo di apparente “vuoto” tra l’uscito di un singolo e l’altra. Il secondo pensiero, che ha fatto maturare questa decisione invece, è che credo che non si abbia una reale cognizione della mole di lavoro che c’è dietro a quello che io faccio. Penso che spesso ci si fermi a dei pregiudizi, sento che a volte le persone non riescono a percepire tutta la fatica che c’è dietro a quello che faccio; io curo tutto ciò che mi riguarda: dalla playlist che mette il mio DJ allo styling del mio video, dal trucco e parrucco a che tipo di sound e di messaggio voglio trasmettere… poi certo il mio manager mi dà una mano, ma io voglio sempre approvare tutto. Vorrei poter dire che nella vita faccio “soltanto” l’artista, ma non è vero (ride n.d.r.)… poi c’è anche tutto l’aspetto di preparazione mentale e fisica, che anche quella è una bella sfida…
Ricevuto! Grazie Claudia, sei stata davvero gentilissima e simpaticissima, ancora complimenti per i tuoi successi.
Grazie a te, Alessio, per le domande “fiche” e un saluto a tutti gli amici di MZK news!