Le 5 curiosità su… Charles Aznavour

-CHARLES AZNAVOUR-

Foto Aznavour 1

  1. L’esordio francese

Chahnourh Varinag Aznavourian è entrato giovanissimo nel mondo teatrale. Inizia infatti l’attività artistica all’età di nove anni con il nome d’arte di Charles Aznavour. Nel 1946 viene scoperto dalla grandissima Édith Piaf, che lo porta con se in tournée in Francia, negli Stati Uniti e in Canada.

  1. Aznavoice, le vendite e l’amore

Charles Aznavoice è il suo soprannome, ma è anche chiamato il “Frank Sinatra d’Europa“, inoltre ha venduto oltre 300 milioni di dischi nel mondo. La maggior parte delle sue canzoni parlano d’amore e nella sua lunga carriera ne ha scritte oltre 1000, ovviamente in diverse lingue.

  1. Una carriera da poliglotta

Il fatto che canti in sei lingue (francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco e russo) gli ha consentito di esibirsi ovunque nel mondo. Ha cantato alla Carnegie Hall ed in tutti i maggiori teatri mondiali, duettando con star internazionali come: Liza MinnelliCéline DionMia Martini e Laura Pausini.

  1. Tanti interpreti italiani per Aznavour

Molti interpreti della musica leggera italiana hanno inciso alcune sue canzoni: Gino Paoli (Devi sapere, “Il faut savoir”), Domenico Modugno (“La mamma”),  Ornella Vanoni (“La boheme”, “Après l’amour”), Iva Zanicchi (un album intero dal nome di  “Caro Aznavour”), Mina (“Ed io tra di voi”), Gigliola Cinquetti (“La boheme”), Enrico Ruggeri (“A mia moglie”), Renato Zero (“L’istrione”), Franco Battiato (“Ed io tra di voi”), Massimo Ranieri (“L’istrione”).

  1. Aznavour al cinema

Oltre l’attività di cantautore, ad Aznavour va riconosciuta un’ottima carriera di attore, che lo ha portato a partecipare ad oltre 60 film, da “Dragatori di donne” (Les Draguers) di Jean-Pierre Mocky del 1959 (il suo esordio) a “Tirate sul pianista” di François Truffaut e tantissime altri grandi film.

Le 5 curiosità su… Amy Winehouse

– AMY WINEHOUSE –

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  1. La nascita dell’iconica “Rehab”

La hit più famose della cantante londinese è nata per puro caso; un giorno passeggiando con il suo produttore Mark Ronson, la Winehouse iniziò a canticchiare un motivetto goliardico sull’insistenza dei suoi amici che volevano convincerla ad entrare in un centro di recupero, un rehab per l’appunto, per superare la dipendenza dagli alcolici. In quel momento, quando Ronson le chiese cosa stesse cantando, la cantante rispose immediatamente: «Niente di che, l’ho pensata ora così per caso.».

  1. La canzone-dedica di Bryan Adams

Tanti sono stati gli amici artisti che, prima della sua prematura scomparsa, hanno provato ad aiutare Amy a tornare sulla retta via. È celebre la canzone “Flower grown wild”, che Bryan Adams scrisse per la cantante con l’intento di aiutarla a disintossicarsi; un brano che parla di una donna non ancora matura, piena di fragilità e che spesso si comporta da bambina sola e ribelle. Insomma, proprio come il fiore cresciuto selvatico da cui il titolo.

  1. Un’icona per i giovani adulti

Nell’aprile del 2008, a seguito di un sondaggio tenuto in Inghilterra, Amy è risultata essere la più grande eroina di tutti i tempi. A dirlo i ragazzi e le ragazze inglesi con età inferiore ai 25 anni; Pensate che la Winehouse trionfò battendo gente come l’infermiera Florence Nightingale e Madre Teresa di Calcutta.

  1. Da bambina sognava di diventare una cameriera acrobatica

Amy non riuscì mai a metabolizzare il grande successo ottenuto grazie alla sua musica; da piccola sognava di diventare una cameriera acrobatica che servono ai tavoli sui pattini a rotelle, come quelle di American Graffiti per capirci. La carriera da cantante iniziò quasi per caso e quella fama improvvisa contribuì a travolgere la già travagliata vita della cantante.

  1. Il suo più grande idolo era Frank Sinatra

Amy era così innamorata della musica di Frank “The Voice” Sinatra, tanto da intitolare “Frank” il suo primo album – con un doppio senso: i suoi testi erano anche “franchi”, schietti, senza peli sulla lingua -. Eppure quel suo primo disco alla Winehouse non piacque mai molto… chissà, forse non lo considerava all’altezza del nome che portava e del grande personaggio cui quel nome faceva riferimento.

 

Le 5 curiosità su… David Bowie

– David Bowie –

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  1. L’inizio di un mito, l’inizio di David Bowie

David Robert Jones, nome reale di David Bowie che lo cambia nel 1968. Il duca bianco lo ha cambiato in David Bowie per evitare confusione con Davy Jones dei The Monkees. David scelse poi Bowie dal nome di un coltello americano il “coltello Bowie”, che gli piaceva particolarmente poiché “poteva tagliare da entrambi i lati”.

  1. David Bowie in italiano

Tante sono le canzoni storiche di David Bowie come “Space Oddity“, tuttavia Bowie, nel 1970 registrò una versione in italiano della canzone dal titolo “Ragazzo Solo, Ragazza Sola” con il testo di Mogol.

  1. Tanti Bowie in un colpo solo

Bowie ha avuto diversi ‘alter ego’ nel corso della sua carriera, si passa dal più famoso Ziggy Stardust, agli altri “personaggi” che ha avuto nel corso degli anni come: Major Tom, Aladdin Sane, il Duca Bianco, Tao Jones, Halloween Jack e John Merrick

  1. Doppio sguardo penetrante

Gli occhi di Bowie non sono di colore diverso, la pupilla sinistra di David è dilatata in modo permanente dopo aver ricevuto un pugno sferratogli da un amico durante un litigio (la rissa era dovuta ad una ragazza). L’amico George, ha dato poi vita alle cover di Hunky Dory e Ziggy Stardust.

  1. Non solo  musica…

Bowie ha recitato in diversi film, tra cui “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese (con il ruolo di Ponzio Pilato), “Basquiat”, nel ruolo di Andy Warhol, “The Prestige” di Cristopher Nolan, “Il Mio West” di Giovanni Veronesi, oltre molti camei, documentari ed è stato molto attivo come doppiatore. Oltre il cinema, David era appassionato di pittura, i suoi quadri sono stati esposti in molti musei, britannici e statunitensi. Inoltre è stato anche fondatore di un’associazione che intende favorire la visibilità di opere di giovani artisti.

Le 5 curiosità su… Mia Martini

-MIA MARTINI-

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  1. Da Domenica Bertè a Mia Martini

Domenica Rita Adriana Bertè, ma come si è giunti al suo nome d’arte? Beh, il riferimento a Mia è dato dall’attrice Mia Farrow, mentre per Martini il suggerimento è di Alberigo Crocetta e lo scelse fra le parole italiane più conosciute all’estero, era il febbraio del 1971. Tuttavia qualche anno prima raggiunse Roma con la sorella Loredana e l’amico di sempre Renato Fiacchini (il futuro Renato Zero).

  1. Attestati internazionali

Era il 1978 e Mia Martini divise il palco dell’Olympia di Parigi con Charles Aznavour, il quale la scelse per una serie di spettacoli. L’artista armeno reputava Mimì come, una delle pochissime voci femminili in grado di emozionarlo.

  1. Lo strano rapporto sanremese

Dal 1996 il “Premio della critica” del Festival di Sanremo è intitolato alla sua memoria, diventando così Premio della Critica Mia Martini. Infatti fino al 1996 era Mia Martini a detenere il record in solitaria dei premi della critica: 1982, E non finisce mica il cielo – 1989, Almeno tu nell’universo – 1990, la nevicata del ’56. A Sanremo, nel 1992 vinse anche una Targa del Comune di Sanremo con Gli uomini non cambiano. Mia Martini si ripresento un’ultima volta a Sanremo, era il 1993 con il brano Stiamo some stiamo, canzone interpretata dalle due sorelle Bertè, classificandosi penultime.

  1. Le malelingue della musica italiana

Spesso, nell’ambiente musicale le malelingue sono all’ordine del giorno. In particolare fra i musicisti e gli addetti ai lavori. In quegli anni si intensificarono sempre più le voci secondo cui Mia Martini portasse “sfiga”. Nel corso di quei mesi, la cantante vide annullarsi svariate proposte lavorative e spiacevoli episodi di emarginazione. Tullio de Piscopo nel corso di diverse interviste, raccontò di come, durante i viaggi in aereo Mia Martini doveva sedere in terza classe per stare lontana dai colleghi.

  1. La “fine” di una splendida carriera

Dopo essere passata alla RTI Music, Mimì registrò il suo ultimo lavoro discografico “La musica che mi gira intorno”, progetto di rivisitazione di alcuni dei brani da lei maggiormente amati, composti dai grandi cantautori italiani, dove Mia Martini ha voluto “vestire” a modo suo. Lucio Dalla (Stella di mare), Vasco Rossi (Dillo alla luna), Edoardo Bennato (Tutto sbagliato baby), Zucchero (Diamante), Ivano Fossati (I treni a vapore – La Musica che gira intorno – La Canzone popolare), Fabrizio De André (Hotel Supramonte – Fiume sand Creek), Francesco De Gregori (Mimì Sarà), Mimmo Cavallo (Viva l’amore) e Dario Baldan Bembo (Piccolo Uomo).

Le 5 curiosità su… Rino Gaetano

– RINO GAETANO – 

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  1. La Beatlesmania

Ebbene sì, se Rino Gaetano decise di avvicinarsi alla musica fu anche per merito dei Beatles. Nel 1962, infatti, il piccolo Rino rimase completamente folgorato dalla Beatlesmania. Aveva solo 12 anni, ma rimase talmente affascinato da questo fenomeno che si fece regalare una chitarra per imparare a strimpellare le canzoni dei Fab Four. Il quartetto di Liverpool rimarrà poi una delle più importanti fonti di ispirazione del cantautore, apprezzati da Rino soprattutto per le innovazioni portate in ambito musicale.

  1. Gli esordi col nomignolo Kammamuri’s

Di questo nomignolo “Kammamuri’s” non si seppe mai il significato preciso né il perché Rino lo scelse, sappiamo solo che il cantautore preferì usarlo al posto del suo nome quando, nel ’73, pubblicò i suoi primi due singoli, I love you Maryanna Jaqueline. Anche per il primo album ufficiale Rino aveva pensato di usare lo stesso nickname, anzi fino all’ultimo aveva provato addirittura ad affidare le sue canzoni di quel famoso primo album Ingresso Libero ad un altro interprete. Per fortuna, Vincenzo Micocci, il suo discografico dell’epoca, lo fece desistere e lo convinse a scendere in pista in prima persona.

  1. La passione del teatro ed il grande Folkstudio

Una delle più grandi passioni di Rino fu il teatro. Ancora giovanissimo iniziò a frequentarne uno di cabaret, molto famoso a Roma, destinato a diventare una delle più grandi fucine di talenti della Capitale. Questo locale si chiamava Folkstudio ed ha ospitato, oltre a Rino, altri grandi protagonisti della musica italiana come Antonello Venditti o Francesco De Gregori. Non tutti, però, gradivano la presenza di Rino all’interno del locale, tanto che lo stesso cantautore in un’intervista affermò: «Quando andavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni… molti dicevano che volevo prendere in giro tutti». 

  1. Un’altra grande passione: la fotografia

Il suo amico Pierluigi Germini lo definiva una “Polaroid vivente”. Rino era innamorato della vita e delle meraviglie che essa gli parava davanti agli occhi e per questo fotografa di tutto: dal paesaggio montano alle onde del mare, dalla comitiva di amici alla folla di una manifestazione. Questa passione negli ultimi anni si accentuò ulteriormente tanto che si racconta dell’esistenza di decine e decine di rullini utilizzati, ma non sviluppati.

  1. L’amicizia con Anna Oxa

Rino Gaetano era artisticamente innamorato dell’istrionico talento di Anna Oxa, tanto che i due incisero insieme più di un singolo – alcuni rimasti ancora oggi inediti -. L’ultimo pezzo inciso ed edito è Quando il blues arrivò da me; brano storico che vede anche la collaborazione dei Rokko. Tra l’altro questi artisti sarebbero dovuti andare tutti insieme in tour nell’estate del 1981,purtroppo però la vita di Rino si spense anzitempo.

Le 5 curiosità su… Renato Zero

– RENATO ZERO –

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  1. Tim Burton è un suo grandissimo fan

Avete mai notato la somiglianza tra il Willy Wonka interpretato da Johnny Depp nel film “La fabbrica di cioccolato” e Renato Zero? Beh, il regista americano Tim Burton avrebbe chiesto a Depp di ispirarsi proprio al cantautore romano per interpretare il cioccolatiere. Il regista e Renato, infatti, si erano conosciuti qualche anno prima, quando il cantautore aveva partecipato alla versione italiana di “Nightmare Before Christmas” doppiando il personaggio di Jack Skeletron. Burton sarebbe quindi rimasto folgorato non solo dalla sua voce, ma anche dal suo look e dalla sua personalità…

  1. Don Lurio e Rita Pavone i suoi talent scout

Quando a 16 anni Renato decise di smettere di studiare e dedicarsi completamente alla musica, iniziò ad esibirsi all’interno di tantissimi locali romani finché una sera venne notato dal celebre ballerino e coreografo Don Lurio, che apprezzò le sue doti artistiche e lo fece entrare nel corpo di ballo, che accompagnava le performance di Rita Pavone.

  1. Un artista che ha unito varie generazioni

Renato Zero è uno dei pochi vari artisti ad aver soddisfatto i gusti di tantissime generazioni; a dimostrazione di ciò, c’è da evidenziare che l’istrione romano vanta tutt’oggi il record di essere in assoluto il primo ed unico ad aver raggiunto il primo posto nelle classifiche italiane ufficiali di vendita in cinque decenni consecutivi.

  1. Il sogno Fonopoli

Uno dei più grandi sogni nel cassetto di Renato Zero è la costruzione di una grande città delle arti dove ospitare palchi e laboratori dedicati ai giovani e ai loro talenti. Un progetto, intitolato Fonopoli, spesso vicino alla realizzazione, ma che ad oggi non ha ancora visto la luce a causa di continui intoppi con il comune di Roma. Questo, ad oggi, resta uno dei pochi rimpianti nella carriera del grande cantautore.

  1. La nascita dei sorcini

Il pubblico di Renato Zero è sempre stato numeroso e caloroso; inizialmente il nome che il cantautore aveva affibbiato ai suoi fan rispecchiava la follia di questi ultimi che lo seguivano ovunque, da qui il nomignolo “zerofolli”. Una notte però, dopo un concerto nei primi anni ’80 a Viareggio osservando i fan che lo attorniavano coi motorini mentre rientrava in hotel, esclamò: «Sembrano tanti sorci». Da quel momento, Renato è diventato “il re dei sorcini”; il tutto venne poi sancito nel 1981, quando ai suoi fan l’artista dedicò il brano “I figli della topa”, inserito all’interno di Artide Antartide” e l’anno successivo, organizzò le “Sorciadi”, una specie di olimpiadi tra sorcini.

Le 5 curiosità su… Lucio Dalla

– LUCIO DALLA-

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  1. Lucio Dalla e la censura sanremese

Sanremo, croce e delizia per tanti artisti e anche con Lucio Dalla non fu da meno. Era il 1971 e Dalla presentò “Gesù Bambino”, una delle sue canzoni più belle. Tuttavia il titolo fu giudicato inadeguato visto il tema della canzone, così lo stesso Dalla ribattezzò la canzone con il nuovo titolo “4/3/1943”, la sua data di nascita. Anche il testo fu in parte modificato: da «ladri e puttane…», la strofa cambiò in «per la gente del porto…». Conquistò comunque il terzo posto alla kermesse canora.

  1. Lucio Dalla o Domenico Sputo?

Lucio Dalla ha preso parte nelle vesti di corista, tastierista e sassofonista a diversi album di diversi “suoi” artisti, quali: Stadio, Ron, Luca Carboni, con lo pseudonimo di Domenico Sputo. Lo stesso Dalla alla fine si citerà nel brano “Domenico Sputo” presente nell’album Luna Matana.

  1. Talent scout di successo

Molti sono stati gli artisti che hanno avuto una gran carriera scoperti e lanciati da Dalla, a cominciare dagli stessi Stadio, Ron e Luca Carboni. A Dalla si deve anche il merito di aver scoperto Rino Gaetano: “Faceva l’autostop con la chitarra a tracolla e gli diedi un passaggio per Roma dove andava alla ricerca di un contratto. Mi fece sentire le sue canzoni in anteprima e lo portai da Vincenzo Micocci che poi lo lanciò”

  1. Lucio Dalla e l’orecchino di D10S

Abbigliamento e comportamenti estrosi e sempre sopra le righe hanno contraddistinto negli anni sessanta il personaggio di Lucio Dalla. In pochi però sanno, che in età più recente, gli venne regalato un orecchino con il brillantino da Diego Armando Maradona durante un incontro a Buenos Aires.

  1. Piazza Grande

Concludiamo con una delle canzoni più amate del suo vastissimo repertorio, “Piazza Grande” scritta insieme a Ron. Il brano racconta di una piazza che lo stesso cantautore amava frequentare da giovane. Tuttavia la piazza di Piazza Grande non è piazza Maggiore, come in molti hanno pensato e neanche l’omonima Piazza Grande di Modena, ma la più piccola Piazza Cavour a Bologna.