di Alessandro Sgritta
Daniele Sinigallia e Gli Artigiani Studio di Formello
Daniele Sinigallia è un produttore artistico, arrangiatore e musicista che ha collaborato con Marina Rei, Riccardo Sinigallia, Niccolò Fabi, Tiromancino, Motta, Roberto Angelini, Luca Carboni, Daiana Lou e tanti altri nel suo studio di recording, mixing e mastering “Gli Artigiani” di Formello, alle porte di Roma…
Quando è nato lo studio Gli Artigiani?
Lo abbiamo aperto nel 2013 con Maurizio Loffredo (musicista, fonico e produttore multitasking) finalmente dopo anni di seminterrati sono riuscito a fare uno studio come volevo io, con le finestre, siamo riusciti a prendere questo loft, uno spazio di 200 metri tutto aperto, abbiamo fatto i lavori per sei mesi e l’abbiamo fatto diventare uno studio con tre regie e una sala di ripresa…
Con le strumentazioni siete all’avanguardia o siete più analogici?
Cerco di mischiare il mondo analogico col digitale. Ho un mixer degli anni ’70, perché comunque preferisco fare la somma su un circuito che ha una sonorità calda, come la musica che si faceva all’epoca, che è più morbida ed ha un colore più “burroso”, che a me piace molto, però chiaramente uso molto anche il digitale e i plug in, perché non se ne può fare a meno. Ultimamente la musica è molto cambiata, i dischi moderni hanno un sound molto più aggressivo e potente; mi riferisco al volume, dato che in realtà i dischi degli anni ’70 suonano molto più bassi, ma hanno una potenza a livello di armoniche forse anche superiore perché non devono spingere così tanto come adesso siamo costretti a fare col digitale. Lo standard del volume è diventato altissimo, quando ti ritrovi ad alzare il volume su un buon impianto, sui dischi degli anni ’60 e ’70 trovi armoniche più “cicciotte” e calde, fatte totalmente in analogico. I dischi di oggi hanno più potenza a livello di volume e di “loudness”, sono più invadenti e aggressivi. La sfida odierna sta nel trovare quel sound che rientra nei parametri discografici moderni – quindi bello pompato col volume aggressivo – conservando quel calore e quelle dinamiche del sound analogico a cui siamo legati.
Quando si parte dal provino di una canzone nuda e cruda quanto è importante il lavoro del produttore?
La matrice della canzone è basilare. Se la canzone funziona chitarra e voce o piano e voce è chiaro che è molto più facile anche la produzione e l’arrangiamento, che diventano un amplificatore. Se invece devi inventarti la canzone con i mezzi e la strumentazione, diventa più complicato; a meno che non fai un lavoro sperimentale di sincronizzazione, come una colonna sonora, ecc. allora in quel caso la fase creativa della strumentazione può arrivare a dei risultati anche notevoli…
A quale nuovo progetto stai lavorando adesso?
Sto lavorando da anni ad un progetto mio in trio con Marjorie Biondo alla voce e harmonium e Ivo Parlati alla batteria acustica; un mix tra electro e musica suonata (io suono la chitarra). Producendo i dischi degli altri ho sempre poco tempo, quindi ci lavoro di notte. Poi mi sto dedicando molto al mastering, anche per musica elettronica olandese; questo mi appassiona molto perché è la fase in cui devi mettere a punto il suono. Dopo un po’ di esperienze in Inghilterra dove portavo anche Riccardo a masterizzare i primi dischi mi sono messo a studiare e ho ottenuto dei risultati; di tutti i dischi che produco il mastering lo faccio io, anche se non lo pubblicizzo tanto; preferisco che mi chiami chi riconosca veramente il mio sound. Il mastering è un marchio di fabbrica, l’identità del suono.