DARIO FAINI

L’autore e musicista di successo che ha cancellato i confini tra indie e mainstream

di Alessio Boccali

Ciao Dario, da anni le tue musiche occupano la parte alta delle hit parade nostrane in maniera costante, cosa si prova a stare lassù e ad essere diventato oramai un compositore garanzia di successo? E chi è l’artista con il quale sei cresciuto maggiormente in senso artistico?

Dirti che è una grande soddisfazione potrà sembrarti retorico, però è così. Poi ti dico che mi piace molto muovermi tra il mainstream e l’indie con le mie composizioni e contribuire ad avvicinare questi due mondi, mai così vicini come negli ultimi tempi. Per quanto riguarda le collaborazioni, ti dico che fortunatamente mi trovo bene quasi con tutti. Mi piacciono le sfide e per questo ti cito quella intrapresa con Daniele Incicco e quindi con i La Rua, però mi sono trovato benissimo anche con Calcutta, con Tommaso Paradiso, con Emma, con Renga… insomma, so adattarmi benissimo ad ogni contesto mantenendo la mia personalità.

Oltre ad essere compositore, da sempre sfoggi il tuo nome d’arte “Dust” all’interno di progetti artistici molto interessanti in cui sei tu il vero e proprio protagonista. Mi riferisco ad Elettrodust prima e a Dardust ora…

Sì, naturalmente quando sono io a salire sul palco ci sono meno filtri e mediazioni tra me e la musica, cosa diversa quando scrivo un brano che passa inevitabilmente attraverso vari step e magari viene modificato. Accade un processo simile a quello del gioco del telefono. Quando mi presento in prima persona sul palco sono più libero di essere me stesso in toto. I miei progetti nascono in maniera sana, libera, senza obiettivi ben definiti, ma con l’urgenza di essere me stesso, essere sincero. Dopo dieci anni che scrivevo canzoni ho rinunciato alle parole ed ho pensato ad un progetto strumentale che unisse le mie passioni (il piano, il minimalismo, la musica elettronica…) in uno show live quasi magico, che fosse d’impatto, avesse dei visual ed un racconto scenografico e coreografico.

Ultimamente c’è una nuova ondata in Italia che è quella dell’indie pop al quale tu hai legato il tuo nome grazie a grandi e belle collaborazioni. Che ne pensi di questo boom?

Guarda, come ti accennavo anche un po’ prima questo confine tra mainstream ed indie non è più così netto e questa è una grande opportunità per il mainstream che prende tanta energia nuova da questo mondo prima più sotterraneo ed innovativo chiamato indie. Naturalmente è ovvio che a questo punto anche l’indie deve alzare sempre di più il tiro e rinnovarsi continuamente. Sono sicuro che lo farà.

Hai composto anche per artisti che hanno partecipato al festival di Sanremo. Quale emozione si prova a sentire una parte di sé sul prestigioso palco dell’Ariston e hai mai pensato/provato a salirci da artista con i tuoi progetti?

Guarda, sinceramente non ho un grande rapporto con Sanremo. È un periodo di grande pressione ed ansia, in cui sei continuamente sotto i riflettori ed io che amo conservare un profilo molto basso, non la ritengo una delle esperienze d’autore più belle che ho vissuto. Poi non sono stato nemmeno tanto fortunato a Sanremo, il meglio di me, per impatto e qualità, l’ho dato sempre fuori dall’Ariston. Uno dei pezzi più belli che ho composto per Sanremo è “Il Cielo è Vuoto” di Cristiano De André, ma lui stesso l’ha quasi rinnegato sul palco. Naturalmente ho anche ricordi belli a Sanremo eh, penso a Giusy Ferreri o Renga…

Perfetto Dario, abbiamo finito. Grazie per la chiacchierata! Vuoi aggiungere qualcosa?

Grazie a voi, vi aggiungo solo che sono in arrivo tante belle collaborazioni ed un super tour con il mio progetto Dardust. Ne sentirete e ne vedrete delle belle!