EX-OTAGO

EX-OTAGO “CI VUOLE MOLTO CORAGGIO…”

di Alessio Boccali

 

Ex-Otago Marassi Summer Tour 1

Gli EX-Otago sono uno dei grandi fenomeni che il nuovo pop nostrano ha portato alla ribalta. Dopo anni di gavetta, la band genovese sta raccogliendo i meritati frutti di ciò che ha seminato: un tour di successo, un ultimo album, anch’esso di grande successo, riarrangiato ed impreziosito dalla partecipazione di grandi nomi del panorama musicale e una grande risposta da parte della critica. Tra una data del tour e l’altra, ho raggiunto Maurizio Carucci, frontman del gruppo, per scambiare due chiacchiere.
Ciao Maurizio, partiamo dalle vostre origini: quant’è bello iniziare a fare musica con il bagaglio di una grande tradizione musicale come quella genovese?
È bello e complicato allo stesso tempo. Hai un’eredità gigantesca della quale non puoi non tener conto, una realtà che adori e con la quale sei cresciuto, però parallelamente hai anche una gran voglia di andare oltre, proprio perché Genova, ma anche l’Italia in generale, guardano troppo spesso indietro in maniera conservatrice. Nella nostra musica c’è sì rispetto per i grandi, ma anche voglia di mostrare un cambiamento, di scrivere una pagina nuova.

I vostri testi parlano spesso del quotidiano, quanto vi ha influenzato l’essere cresciuti in quartieri popolari come il “Marassi” che dà il titolo ad un vostro disco?
Moltissimo. Siamo nati e cresciuti quasi tutti a Marassi ed è lì che abbiamo vissuto gli anni ’90: le prime autoradio, i primi pezzi disco… La matrice degli EX – Otago è pop, proprio perché siamo nati tra il POP-olo. Siamo orgogliosi di essere portatori di questa umanità.

Da tempo i vostri lavori sono molto elettronici; siete stati voi a portare i synth nella musica italiana?
Già nel 2002, nel nostro primo disco registrato a Roma, abbiamo realizzato una cover dei Duran Duran con synth, tastierine e quant’altro. Li abbiamo sempre amati questi strumenti. Ora con questo non voglio dire che siamo stati noi i primi a portare i synth nel pop italiano, sicuramente, così come nei testi ci contraddistinguevamo già per argomenti semplici, ma di non facile comprensione, anche musicalmente, all’epoca, ci siamo presi un piccolo rischio.

In uno dei vostri ultimi pezzi cantate “I giovani d’oggi non valgono un caz*o”, perché pensate che si sia affermata questa idea?
Nella nostra società c’è una forte tendenza ad approfittarsi del più debole, attribuendogli ogni colpa. Penso agli immigrati, agli animali e ai giovani. Questi ultimi sono uno strato della società più vulnerabile rispetto al mondo degli adulti ed è più facile quindi attaccarli.

Ex-Otago Marassi Summer Tour 3

Riprendendo il titolo di un’altra vostra canzone, “Ci vuole molto coraggio” per fare musica oggi?
Sì, moltissimo. A maggior ragione perché la nostra generazione è nata col mito del posto fisso. Rischiare, facendo musica senza avere uno stipendio fisso, significa porsi in una situazione di equilibrio molto precario: hai un piede a terra e l’altro nel vuoto. Le uniche certezze che hai sono le emozioni, che ti accarezzano e ti pervadono; tutto bellissimo, ma serve anche una grande dose di coraggio per farsele bastare e per tentare di raggiungere i propri obiettivi.

In “Marassi – Deluxe edition” il vostro coraggio è stato ripagato dall’emozione di duettare con grandi artisti come Caparezza, Finardi, Levante…
Sì, è stato molto bello; un grande riconoscimento di affetto e di stima molto importante, che fa tantissimo piacere.

Restiamo sullo stesso brano, “Ci vuole molto coraggio per guardare Sanremo fino in fondo…” e per farlo?
Se capitasse l’occasione, perché no? Anzi, sarebbe anche ora che Sanremo si aprisse alla nuova scena pop. Poi se non siamo noi, ma sono i thegiornalisti, Cosmo, Calcutta, Lo Stato Sociale ecc. non fa differenza, semplicemente penso che una kermesse importante come Sanremo, oggi, non possa più far finta di niente. Stiamo parlando di artisti che passano in radio, vincono i dischi d’oro, riempiono i palazzetti… Se nessuno di questi artisti della nuova scena pop dovesse andare a Sanremo, allora significa che dietro c’è una precisa scelta politico-culturale, alla quale bisogna ribellarsi. Sanremo non può e non deve essere fazioso.

Progetti futuri: il nuovo disco è in arrivo?
Qualcosa bolle in pentola, ma dobbiamo ancora affrontare l’idea di un nuovo album in maniera più approfondita. Ora pensiamo a finire alla grande il tour, poi ci butteremo di buona lena in “casa Otago” a scrivere canzoni accompagnati da gran vini e da tanti piatti di pasta al pesto.