IGOR LA FONTANA (L’ASINO CHE VOLA)

E TU CI CREDI AGLI ASINI CHE VOLANO?

di Valeria De Medio

Igor La Fontana si, lui ci ha sempre creduto e oggi L’Asino Che Vola è il risto-cultural-live tra i più interessanti della capitale. Perfettamente mimetizzato nel tessuto urbano di San Giovanni, l’ingresso è il portale su una dimensione che trasuda arte fin dalle pareti, tappezzate di fotografie e dipinti d’autore.
L’estro attraversa anche i tavoli sparsi sui ballatoi laterali, veri e propri quadri da smontare e portare a casa, dopo una cena a base di prodotti biologici e dopo aver assistito a uno dei tantissimi concerti o spettacoli teatrali in programma.
Ciao Igor, nel blob di nomi monosillabi, futuristici ed esotici che invadono le notti romane, L’Asino che Vola si distingue: provocazione?
Solitamente si dice che chi crede agli asini che volano sia un credulone, ma per me è soprattutto chi riesce a sognare quello che tutti credono impossibile, che ha fiducia in qualcosa oltre ogni legge della natura. E’ il motto dell’artista, è il nostro.

Da cosa è nato l’Asino?
Sono cresciuto in una famiglia in cui si ascoltava tanta musica ed era sempre festa, i bicchieri erano sempre pieni di vino e si cantava tanto. Vent’anni fa, quando io e mio fratello Piero ci siamo trasferiti da Sibari a Roma, sognavamo di ricreare uno spazio simile, per dare l’opportunità, a chi volesse, di esprimersi e per offrire agli artisti l’opportunità di rendere pubblica la loro passione.
Abbiamo iniziato in un garage, poi il giro di amicizie si è allargato, è nato L’Asino e, dopo qualche anno a Monti, siamo cresciuti e siamo volati a San Giovanni.
Chi sono i muscoli dell’Asino?
Ho la fortuna di avere un fratello dinamico e professionale, lui si occupa della logistica, io delle relazioni pubbliche e della direzione artistica, diamo la spinta e la rotta al locale. Nel tempo si è creato un bel gruppo di amici, ognuno con un’esperienza di vita e professionale diversa, chi nel teatro, chi nella comunicazione e, soprattutto, nella musica e posso dire che L’Asino è il risultato della perfetta sinergia di tutte queste forze.

L’Asino che vola è uno dei pochi locali a Roma ad aver accolto la sfida della musica originale…
Abbiamo un orecchio di riguardo per il cantautorato: programmiamo concerti tutte le sere e, da tre anni ormai, organizziamo il “Premio Incanto”, un contest a premi al quale hanno partecipato anche ragazzi che si stanno facendo adesso strada sulla scena italiana, ad esempio Mirkoeilcane. Preferiamo la musica originale, ma il sabato sera gli stessi professionisti che suonano qui durante la settimana, partecipano al sabato di svago, una serata in cui si scravattano e portano sul palco il revival.

…e non mancano i big dello spettacolo…
E’ capitato più volte di ospitare grandi nomi dello spettacolo, sempre entusiasti di venire, qui si sentono come fossero agli inizi di carriera, si sentono a casa, coinvolgono il pubblico e altri artisti ed è spesso capitato che nascessero collaborazioni professionali proprio sul nostro palco. E noi troviamo molto più gratificante sapere che un artista si sia divertito, piuttosto che fare numero creando l’eventone.

All’ Asino ci si può godere un aperitivo o anche cenare. Come definiresti la vostra cucina?
Mi piace chiamarla cucina meridionale, più che mediterranea: ricette e materie prime sono quelle che mi porto dietro da bambino, appartengono ai territori da Roma in giu, soprattutto Puglia, Calabria, Abruzzo e Marche.
Anche la nostra cantina è orientata al centro sud, con un’attenzione particolare ai vini di piccoli produttori, tutti difficilmente reperibili in commercio.