a cura di Carlo Ferraioli
Ritmo, eleganza, velocità e cambiamento: Laurent Garnier, riferimento a tutto questo
Le tendenze passano, la storia resta… continuo adattamento
Adattarsi non è sinonimo di incoerenza, ma di intelligenza, sopravvivenza quasi se mi è concesso il termine. Adattarsi ma rimanere tali, che si tratti di “Shot In The Dark” (1994), “Planet House” (2004), “Tales Of A Kleptomaniac” (2009) o Crispy Bacon, giusto per far riferimento ad uno degli ultimi pezzi di un genio senza tempo.
Laurent Garnier, francese classe ’66, cinquantadue anni lo scorso febbraio, e tanto da raccontare, perché quando la storia è troppa, sì, contenibile solo forse in un testo redatto ad hoc, vuol dire che la fama è grande. Non ci stai così quarant’anni dietro una console, senza amore e passione per ciò che componi, ma che soprattutto trasmetti.
Questo ha saputo fare uno dei massimi esponenti, alla pari di altri trattati fra le pagine di Generation (vedi Dave Clarke), del clubbing mondiale e della scena elettronica dalla seconda metà degli anni ottanta ad oggi. Questo ha saputo fare un campione che stupisce e produce, per usare un termine solo ancora moderno: in realtà potremmo parlare di creazioni, il che restituirebbe al momento stesso della nascita quel giusto ed indispensabile tocco di magia. E allora Dimanche (feat. Bertrand Belin), ultimissimo singolo datato 2 febbraio 2018, il giorno dopo il suo compleanno; domenica, aria fresca e corde tese, climax ascendente, cadenzato da rintocchi precisi, mai banali, e da una certa aria di chi ne sa qualcosa in più. La storia resta, dicevamo in apertura, ma non tutti gli artisti ahinoi spesso hanno la stessa sorte della storia che li accompagna, perché essere ricordati non è sicuramente un vanto, andiamo oltre: è un fatto, certo un bel fatto, che righe di riconoscimento come queste rendono atto, danno senso, producono significato.
Ed è proprio questo il compito della letteratura, ma in generale della scrittura: quello di elevare o abbassare, sicuramente giudicare più che analizzare. Laurent Garnier si giudica da solo, credetemi, da Boulogne sur Seine, luogo natio, a Manchester, dove divenne in poco tempo resident per l’Haçienda, passando per la F-Communications, sua label in Francia. Uno stile sempre accorto al dettaglio e alla minuzia.
Percussioni africane, suoni organici, strumentazioni, l’interesse per il jazz e l’eleganza, ebbene sì, ancora lei. La delicatezza, la crescita e la saggezza stilistica: au revoir, Laurent, chapeau!