LE SIGARETTE

adi Alessandro Sgritta

 

Due chiacchiere con LeSigarette, duo formato da Jacopo Dell’Abate (chitarra e voce) e Lorenzo Lemme (batteria e voce), che a gennaio ha pubblicato il secondo disco “La musica non serve a niente” prodotto da N’etichetta in collaborazione con la Lapidarie Incisioni.

 

Partiamo dal nome, perché vi chiamate “LeSigarette”, vi piace fumare?

Beh, sì… ci piace, o meglio, ci piaceva. A Jacopo ancora, a Lorenzo non più. Per anni però Lorenzo ha “scroccato” due tiri a Jacopo ogni sera, perché effettivamente per smettere veramente ci ha messo tanto tempo e durante tutto quel tempo è stato consolato dai mil- le due tiri che rubava a Jacopo. Ci chiamiamo LeSigarette per motivi che vanno oltre il nostro vissuto, ci affascina questo legame controverso che si ha con questo oggetto di consumo, è l’emblema della nostra debolezza, tutti sanno che fa male fumare, eppure si sono diffuse ovun- que questi grissini usa e getta, hanno acquistato fascino e poi sono stati denigrati come il male peggiore. Nella parabola delle sigarette c’è tanto paradosso e tanta contraddizione, è un nome che ci scopre, che subito ci mette di fronte a una delle nostre debolezze.

Perché avete scelto il titolo “La musica non serve a niente”?

Ci piace parlare chiaro e anche giocare. La musica effettivamente non serve a niente se la consideri materialmente. La musica non c’è, non si vede, il musicista non fa nulla di concreto. Ci siamo divertiti a ragionare ottusamente sull’assenza di praticità che ha in generale l’arte e scrivendo il testo ci siamo accorti che da un certo punto di vista è un bene considerare la musica “inutile” perché è proprio per questo imprevedibile e libera da meccanismi matematici e schemi di causa e conseguenza.

Come definireste la vostra musica? Ho letto “garage anti-pop”, in effetti avete delle canzoni abbastanza sghembe, molto poco pop e molto post-rock…

Sì, garage anti-pop resta la migliore definizione che ci siamo dati finora, anche perché è l’unica. Tuttavia, ci piace anche spaziare nel cantautorato e, a modo nostro, giocare con le parole e le armonie. Un anti-pop: pop un po’ indie con melodie orecchiabili ma stravaganti, soluzioni semplici, ma non banali. In generale, abbiamo suonato insieme per anni in una marching band di percussioni, ci siamo conosciuti così, poi abbiamo preso parte insieme a gruppi busker e lavorato a produzioni in studio di vario genere. Jacopo è un fonico e un pedagogo musicale, Lorenzo ha una lunga esperienza con una band un po’ lisergica, un po’ jazz-core e i gusti musicali che avevamo in adolescenza erano gli stessi.

L’ultimo disco è stato prodotto da Na cosetta, cosa si prova ad essere prodotti da un locale?

Forse è la prima volta che succede in Italia…È una bomba! La voce si sparge subito perché è un posto frequentato da molti addetti ai lavori. Questi locali che lavorano bene nel circuito musicale sono luoghi fondamentali per i musicisti e sapere che hanno deciso di produrre proprio te tra tutti quelli che hanno visto suonare ti fa fare il pieno di autostima. Poi ‘Na Cosetta non è mica un locale live qualsiasi, sono degli apripista per il modo in cui promuovono e propongono gli spettacoli, è un luogo prezioso e siamo felici di essere stati il loro primo esperimento di produzione.