MUSIC EDITOR “MTV Music & VH1”
di Alessio Boccali
Quando la musica diventa lavoro rischiano di cambiare diverse cose nel rapporto con essa. Per non rovinare il proprio rapporto con la musica bisogna saper separare bene ciò che ci piace da ciò per cui si lavora. Nel mio caso questa separazione è ancor più fondamentale che in altri lavori dell’industria musicale. Quando lavoro non sono più “io che ascolto la musica che voglio” ma devo diventare un pubblico, devo immedesimarmi in diversi tipi di persone, considerando che i miei ipotetici fruitori avranno gusti molto differenti dai miei. La musica che trasmetto deve avere delle caratteristiche oggettive, sociali e funzionali.
- Ciao Marco, cosa significa esattamente essere un music editor oggi? Come è nata questa tua professione?
Significa veicolare la musica verso i giusti percorsi e canali di fruizione, per fare in modo che il pubblico entri in contatto con la musica che desidera o che desidererà ascoltare nel futuro prossimo. Ho cambiato spesso l’immagine mentale della mia professione: in questo momento storico la vedo come un grosso imbuto che ha il compito di filtrare solo le produzioni musicali interessanti per un determinato scopo. Da un primo e più magnanimo imbuto musicale sono ri-filtrate da altri imbuti sempre più piccoli e specializzati, da cui alla fine esce solo il meglio per la messa in onda dei vari programmi che gestisco. È un po’ quello che sognavo di fare da ragazzo quando non volevo rinchiudermi in un genere musicale. Sapevo che da qualche parte questa passione musicale multiforme avrei dovuto provare ad usarla per lavoro. Non ci ho mai sperato troppo, è solo quando sono stato ammesso al Master in Comunicazione Musicale [dell’Università Cattolica di Milano] che ho cambiato ottica e son diventato più consapevole dei miei mezzi. Poi da lì è stato tutto più veloce, ancor prima che finissi le lezioni del Master ottenni un colloquio per uno stage a MTV, che è dove quest’anno festeggio dieci anni di lavoro.
- Lavori con due giganti dei video musicali in TV: MTV e VH1. Quali caratteristiche deve possedere un video per essere adatto alla rotazione televisiva?
Non ci sono delle leggi scritte. Sicuramente deve dialogare con il contesto musicale contemporaneo, deve aver qualcosa da dire ad un pubblico difficile come quello attuale e deve risultare godibile all’interno di una successione di altri video musicali per un pubblico eterogeneo.
Fondamentale è l’equilibrio dei suoi aspetti: la fotografia è un elemento importante ma spesso viene sottovalutata in favore di scelte registiche decisamente troppo ambiziose, oppure alcuni video si scollano completamente dalla canzone o dall’ artista che stanno rappresentando, perdendo per strada l’obiettivo primario di saper comunicare l’immaginario della canzone e dell’interprete. L’unico banale requisito imprescindibile è puramente tecnico, cioè che la clip sia in un formato audio/video idoneo ad una messa in onda televisiva: HD broadcast. Poi meglio che il video non sorpassi i 5 minuti…
- Cosa deve avere invece un artista oggi per “sfondare” nel mondo della musica? Basta il talento o serve anche, e forse soprattutto, essere dei personaggi?
Serve saper comunicare qualcosa che porti l’ascoltatore istintivamente oltre la singola canzone; bisogna creare un’immagine di sé e del proprio contesto in grado di coinvolgere ragazzi iperconnessi ed iperstimolati. Catturare il loro interesse, distinguersi. Gli ascoltatori di oggi hanno diverse chiavi di lettura per poter entrare nel mondo e nel linguaggio dei loro artisti preferiti. Spesso vogliono accedere alle loro vite, al loro stile, hanno fretta, vogliono scorciatoie. Allo stesso tempo però non sono fedeli; i Millenials si disinnamorano facilmente, vogliono sempre qualcosa in più, qualcosa di diverso. Questo non significa che un artista debba inondarci di instagram stories e di infiniti post facebook, o fare 4 videoclip al mese per paura di non essere abbastanza “presente”. La chiave del successo è la capacità di sapersi comunicare completamente al proprio ipotetico pubblico, riuscendo ad essere unici ma sempre sé stessi, originali ma credibili, degli idoli ma anche degli amici, delle persone di talento ma pur sempre persone “normali”.
- Per concludere: qual è stato l’artista che più di tutti ti ha fatto innamorare della musica ?
Non riesco a rispondere a cuor leggero a questa domanda. Non ho un gruppo o un cantante preferiti ma mi vien sempre facile affermare che devo molto ai Depeche Mode e al loro lavoro con il fotografo/regista Anton Corbijn su cui ho scritto la tesi universitaria. Un tipo di rapporto artistico che mi affascina e che sintetizza bene la capacità di saper comunicare con il proprio pubblico. Hanno creato qualcosa che va oltre le canzoni, hanno costruito un immaginario ricco di stile, dettagli e significati. Un altro esempio di collaborazione creativa che mi affascina è quella di Storm Thorgerson coi Pink Floyd su cui è basato un altro mio scritto accademico. Per poi arrivare al mondo dei Tool e di Maynard James Keenan e delle sue contraddizioni, che sono di certo qualcosa in più di una semplice successione di note e parole in versi.
…e qual è, secondo te, il “nome nuovo” di cui sentiremo parlare sicuramente nei prossimi anni?
Più che altro ho delle speranze, nell’ hip hop spero venga definitivamente fuori anche da noi Loyle Carner. Quando l’ho visto performare dal vivo due anni fa era un giovanissimo ragazzino, praticamente solo e sconosciuto sul palco, con di fronte un mucchio di persone a cui ha saputo tener testa con naturalezza. Ne sono rimasto stregato. Poi in un contesto più “suonato” vorrei che si distinguessero i The Vryll Society, una band di ragazzi giovanissimi di Liverpool che fanno psych-pop con una specie di bambino prodigio alla chitarra. Ed infine vorrei che Michael Kiwanuka entrasse davvero nei grandi nomi della musica contemporanea, già aver suonato prima dei Radiohead quest’anno lo porta ad un altro livello di notorietà ma son sicuro che può andare ben oltre. Per quanto riguarda la musica nostrana dico LIM, l’ex Iori’s Eyes sta costruendo un suo mondo audiovisuale splendido e di respiro internazionale. E poi vorrei che si imponesse il progetto Yombe, questo duo di napoli che fa elettro-pop sul cui disco ho diverse aspettative. Entrambi questi due sono stati programmati molto sui nostri canali grazie al progetto Mtv New Generation, la piattaforma di MTV che seleziona artisti emergenti e gli da spazio sia su internet che in Tv.