MARCUS MARR

di Carlo Ferraioli

Marcus Marr, doppia emme dai tratti eclettici
Produttore e polistrumentista inglese. Successi, collaborazioni, spiccata poliedricita

Giovane età, giovani ambizioni. Quelle a cui può tendere chiunque, quelle a cui sicuramente volge M.M., britannico d’origine, europeo dentro. Come la maggior parte dei giovani anti-Brexit, d’altronde, e sicuramente come quella di un’artista, Marcus, in crescita, polivalente e recentemente in coppia col ventinovenne australiano Nicholas James Murphy, meglio noto come Chet Faker.

Marcus Maar

Uno stile, quello di Marr, influenzato dal rock, dalla disco, dall’acid house e voglioso di plasmare qualcosa di proprio, di gelosamente individuale, come un po’ tutti i più avveniristici producer oggi cercano di fare. E allora chitarra, basso, voce e cuore, di chi ha avuto l’elettronica forza di creare e sorprendere, prima da solo, poi anche assieme.
Del 2013, “The Music”, primo vero lavoro importante, viene inserito fra le best dance track dell’anno nella classifica a cura di SPIN. Due anni dopo, sempre coadiuvato dalla DFA Records, unica etichetta, il talento di Marcus dà la luce a “Brown Sauce”, dal sapore metallico, quasi conflittuale, di chi nutre lo stesso malessere buio, confuso sul da farsi, ma che non si ferma, anzi, si rinnova e riprende a correre. Sempre più forte, sempre più. Tant’è che quell’anno Marr non si accontenta, e stringe attraverso il web una simpatica e curiosa amicizia col musicista d’oltreoceano Nicholas Murphy, in arte Faker, Chet Faker, appunto.

Col cantante e scrittore di Melbourne registra, in soli quattro giorni, un gran bel lavoro dal titolo “Work”, a quattro tracce, tramite la Detail Records. Il risultato è un plauso a pieni voti dalla scena e due singoli di successo, “Birthday Card” e “The Trouble with Us”. “È stata una vera emozione quando le canzoni si sono unite”, ha commentato, e come dargli torto: dopo averle ascoltate, vi assicuro che assieme fanno proprio un bell’effetto. Stessa infatti l’opinione di Sally McMullen, MusicFeeds, che si è espressa in una recensione quasi di parte: “tracce piene di divertimento, orecchiabili nel senso più assoluto all’interno di un live”. Pensare che non è tutto. 2016, esce “Rocketship”, ma non ve lo racconteremo. Ad maiora, Marcus.