MARIO LAVEZZI

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di Francesco Nuccitelli

Il music maker della musica italiana.

Cinquant’anni di carriera e innumerevoli capolavori. Mario Lavezzi, oggi ricopre tutti i ruoli nella musica, dalla produzione all’interpretazione vera e propria fino al ruolo in SIAE. Lo abbiamo incontrato a Sanremo per una piacevole chiacchierata.

 

Mario Lavezzi nasce a Milano nel 1948. Nella sua carriera ha fatto parte de I Trap- pers e dei Camaleonti. Inoltre ha fondato i Flora, Fauna e Cemento e Il Volo.

 

Ha scritto pezzi importanti come “Il primo giorno di primavera” che è stato il tuo primo brano edito.

Quanto è difficile scrivere una canzone e come è cambiato il modo di farlo negli anni?

Io scrivo quando ho qualcosa da dire partendo da una musica ed in seguito aggiungo il testo. Il modo di operare è cambiato con il cambiare del tempo e con le nuove tecnologie che hanno rivoluzionato il settore. Noi vivevamo in un tipo di contesto e i giovani oggi ne vivono un altro. Prima si scriveva per piacere, oggi per esigenza e la musica ne risente.

Qual è la qualità migliore che deve avere un autore?

Tenacia, determinazione e poi la passione, anche perché gli autori sono spesso tormentati e questa passione poi la mettono nella scrittura. Ad esempio, quando qualcu- no è innamorato inventa delle frasi e lo stesso succede quando poi l’amore non va. Per scrivere delle canzoni bisogna avere sempre qualche tormento.

Mario Lavezzi

Autore, cantautore e produttore. In quale veste si trova meglio?

Mi trovo bene in tutte tre le vesti. Sono tutti aspetti importanti, anche perché non si escludono e possono coesistere. Quando giochi su te stesso puoi fare quello che ti pare, ma quando produci o scrivi per un altro devi sempre fare attenzione che il brano sia forte. Nel 1983 ho preso anche il Telegatto come music maker, visto che ricoprivo tutti questi ruoli.

Siamo nella città della musica e come recitava lo slogan dello scorso anno: “tutti cantano Sanremo”. Che ricordi ha del festival?

Il mio primo ricordo è da autore con la canzone dei Nomadi “Non dimenticarti di me”, ma non ti nascondo che anche l’esibizione del 2009 del brano “Biancaneve” con Alexia è un bel ricordo; era la mia prima parteci- pazione da interprete. All’inizio non dovevo nemmeno cantare, ma avevo troppa voglia di festeggiare i miei quarant’anni di carriera.

In questo festival c’è stato un trio inedito che ha composto lei (Vanoni-Pacifico-Bungaro).

Com’è nato questo progetto?

In realtà è nato all’improvviso. Doveva esserci un’altra artista… poi per diverse questioni è stata invitata Ornella Vanoni e abbiamo deciso di puntare su di lei. Ornella all’inizio era molto restia alla partecipazione, ma alla fine ha accettato. Anche grazie al brano e alla presenza di due grandi artisti come Bungaro e Pacifico che le hanno lasciato molta libertà.

Lei ha scritto e prodotto per molte donne. È più semplice scrivere per loro?

Ci vuole molta sensibilità. Io ho avuto la fortuna di scrivere, collaborare e produrre molte grandi artiste come Fiorella Mannoia, Anna Oxa, Ornella Vanoni e Loredana Bertè. Specialmente con quest’ultima ho avuto anche una relazione e scrivere per lei era più semplice. Devo dire però che ho scritto anche belle canzoni per gli uomini.

In conclusione, quali sono i suoi progetti futuri?

Quest’anno farò cinquant’anni di carriera da autore e farò uscire un progetto discografico importante: un cofanetto con 3 album con le canzoni che ho scritto, prodotto e interpretato nella loro versione originale. Poi c’è il “Campus Band”, un progetto per i giovani amanti della musica – cantautori, musicisti ed interpreti – che vi consiglio di tenere d’occhio.