ROBERTO ANGELINI

musicazero km - Roberto Angelini
di Alessandro Sgritta

Roberto Angelini, lo slidin’ man romano

Roberto Angelini, cantautore e chitarrista romano, ha appena concluso la seconda stagione di “Slidin’ Bob” al Lanificio 159 e attualmente è in tour con il suo “Solo Live”.

Ciao Roberto, si è conclusa con Appino la seconda stagione di “Slidin’ Bob” al Lanificio, com’è andata?

Abbiamo pensato che fosse bello chiudere la stagione con Andrea, in realtà volevo chiudere con Galeffi però per impegni miei che sono in tour il prossimo mese abbiamo chiuso con una settimana d’anticipo. “Slidin’ Bob” è così…

Hai dato un nuovo senso al lunedì romano, ricordo puntate straordinarie con Marina Rei (al piano di sopra c’era Ben Harper che registrava “Ossigeno” e poi sono scesi tutti gli Afterhours e altri per una jam session finale), Motta e Riccardo Sinigallia, ecc.

La scommessa è stata quella di prendere una giornata morta, il lunedì, e cercare di fare un salotto dove stare insieme, con Radio Sonica che ci supporta, con il posto che è un piccolo tempio per la musica che ci permette di avere un bellissimo palco e un ottimo audio a disposizione. L’idea è quella di fare dei focus sui musicisti. Poi oltre ai musicisti abbiamo avuto la fortuna di avere tanti interpreti, cantanti, personaggi di vario genere, però è una chiacchiera informale fatta da un musicista con un musicista, cercando di andare ai limiti del “nerdismo”, per capire perché un suono è così. Per esempio, Appino ha descritto le origini della sua storia musicale negli anni ’90 fino al momento preciso in cui sono nati gli Zen Circus (che all’inizio si chiamavano Smile) e lì si è fermato, sembrava un documentario di Netflix, io in genere tendo a portare il discorso da qualche parte mentre in questo caso non ho dovuto fare quasi nulla a parte suonare con Andrea…

Non ti sei fatto mancare niente negli ultimi anni, giri l’Italia e sei andato a suonare in tutto il mondo con Emma, il trio Fabi-Silvestri-Gazzè, ecc.

Io vivo la musica per come mi piaceva immaginarla anche da ragazzino. A me piace suonare con gli altri. Appino ha detto una cosa bella, gli errori ci aiutano a definirci, a capire bene chi siamo, senza paura, non bisogna avere paura di fare errori…

Per esempio, rifaresti oggi pezzi come “Gattomatto”?

Non lo rifarei mai “Gattomatto”, all’epoca l’ho fatto e lo considero anche un errore, ma in quanto errore mi ha permesso di essere ciò che sono oggi, perché se non avessi fatto delle esperienze super pop probabilmente le bramerei tutta la vita, le avrei sognate e desiderate, invece averla fatta mi ha permesso di capire che quel percorso lì non faceva tanto per me, mi sono molto divertito, è andata bene, poi ho anche dovuto ricostruirmi partendo da zero. La cosa più folle del mondo è stata omaggiare Nick Drake dopo “Gattomatto”, però quella cosa lì mi permette oggi di andare a suonare in giro per l’Italia, di avere un mio pubblico. Ti gratifica suonare anche in posti giganteschi, ma in realtà la situazione piccola è quella che mi piace di più; andare in città come Orvieto, Genova, Milano, Torino, ecc. dove ti confondi con il posto dove stai suonando è meraviglioso e mi ricordo quando Niccolò (Fabi) prese la macchina e fece una specie di secret show in giro per l’Italia, lo fece perché io gli raccontavo quanto era bello confondersi col territorio, conoscere le persone…

Il nuovo disco te lo stai producendo da solo?

In realtà collaboro molto spesso con i Planet Funk, il grande Sergio Della Monica aveva prodotto il disco della mia rinascita “La vista concessa” nel 2009 e gli devo tantissimo, ora da un po’ di tempo collaboro con Gigi Canu, Alex Neri e Marco Baroni, ci vediamo spesso e facciamo delle sessioni di registrazione, anche dei pezzi che abbiamo scritto per Emma li abbiamo fatti insieme, lavoro bene con loro, i Planet Funk sono un gruppo meraviglioso che ha raccolto meno di quello che meritava, ricordiamoci che nel 2001 sono usciti fuori che sembravano un gruppo internazionale ma erano italiani, in ogni serata parte “Who said (stuck in UK)”…

Progetti futuri a cui tieni in maniera particolare?

Spero di non fermarmi mai più dal suonare le mie cose, riprenderò “Slidin’ Bob” e “Propaganda”, ho in mente un progetto che vorrei provare a fare, mettere tutto il mondo di slide che ho dato ai vari cantanti con cui ho collaborato in un disco esclusivamente di musica senza parole, di un suono che ha caratterizzato un po’ di dischi negli ultimi 10 anni, una cosa alla Daniel Lanois, un disco di suoni ambient, soundscapes, ecc. che possa essere la colonna sonora di qualcosa e che mi potrebbe portare a girare anche fuori dall’Italia, perché non so se starò per sempre sul palco a cantare, magari se scrivo delle buone canzoni le può cantare qualcun altro, mentre suonare è una cosa che posso continuare a fare con dignità…