Federico Baroni: Non pensarci? È un disco molto vero e molto personale

 

Di Francesco Nuccitelli

FEDERICO BARONI_cover_NON PENSARCI“Non pensarci” (Artist First) è il primo album del cantautore e busker romagnolo Federico Baroni. Il disco, che al suo interno presenta 9 brani è il riassunto della sua vita. Un progetto personale che vede Baroni raccontarsi e raccontarci tutte le sfaccettature della sua giovane vita. In attesa del suo street tour e dei vari impegni estivi, noi di MZKnews – Musica ZeroKm lo abbiamo raggiunto per una bella chiacchierata:

Ciao Federico, grazie per questa intervista. “Non pensarci” è il titolo del tuo progetto, ma cosa ci puoi raccontare di questo tuo album d’esordio?

Sì, questo è il mio primissimo disco e farlo è stata un’emozione pazzesca. Sicuramente verranno altri dischi e altre canzoni, ma è il primo progetto e non me lo dimenticherò mai. È un disco che al suo interno contiene 9 pezzi che ho scritto in questi 5/6 anni, il tema predominante è l’amore in tutte le sue declinazioni e in tutte le sue sfaccettature (come l’amore per un’altra persona, per il viaggio, per la famiglia ecc.), è un disco molto vero e molto personale. Il mio obiettivo è quello di far arrivare a tutti le emozioni di questo disco.

Quanto è personale per te questo album?

Sono tutti brani autobiografici. Tutte esperienze che ho vissuto in prima persona. Anche il titolo “Non pensarci” è legato ad una storia importante e così anche le altre canzoni. Come ad esempio “Spiegami”, “Profumo” o anche “Mamma tutto ok” in particolare questa, è una canzone che ho scritto nel periodo di transito tra lo studio e la musica, una canzone che può sembrare leggera, ma che invece nasconde un aspetto nostalgico per me importante. Poi c’è il brano “Londra” che racconta la tematica del viaggio e che può dare l’impressione di una canzone d’amore, poiché ho descritto Londra come una donna che cambia e non sa mai cosa vuole, poiché Londra è una città imprevedibile. C’è una canzone all’interno del disco che si chiama “Diverso”, in questo brano ho affrontato una tematica importante come quella dell’omosessualità e anche lì la storia è molto personale perché ho raccontato lo sfogo di un amico che si è confidato con me. L’album è molto personale, perché queste 9 canzoni scelte erano tutte collegate tra loro per il percorso, le tematiche, ma anche per il sound.

Se non sbaglio ti sei approcciato tardi alla musica. Quando è nato in te il bisogno di comunicare con la musica?

Sì, mi sono approcciato molto tardi alla musica, ho iniziato a suonare a vent’anni circa. Prima lavoravo nelle discoteche e quindi ero molto lontano dal mondo musicale. Quando sono arrivato a Roma per studiare non ascoltavo niente, ero proprio ignorante da quel punto di vista. Una volta però, un mio amico per gioco mi ha detto: “guarda dovresti prendere delle lezioni di canto”. Così ho iniziato a fare canto e a suonare. Ho dovuto recuperare tanto tempo e ho potuto farlo grazie al fatto di suonare per strada, dove ogni giorno avevo un palco per migliorarmi e per farmi conoscere. Ho finito gli studi e mi sono laureato sia nella triennale, in economia e management e sia nel master per diventare manager musicale. Perché mi è sempre piaciuto gestirmi tutto da solo. Oggi che sono arrivati dei numeri importanti (Per quanto riguarda le vendite e per i social ndr.) posso vivere di sola musica. Confesso che fino a qualche mese fa era molto difficile.

Come sei cambiato dai talent (“Amici” e “X-Factor”) all’album “Non pensarci”?

Sono cambiato molto perché nella mia prima partecipazione ad un talent ero molto immaturo, non avevo mai arrangiato un pezzo in studio, non avevo mai lavorato con dei professionisti e prima avevo sempre fatto tutto da solo. Queste partecipazioni mi sono state utili perché i “no” che ho ricevuto mi hanno fatto crescere e ho avuto la possibilità di arrivare ad un pubblico più vasto. Anche se certe critiche riguardavano il numero di like nei social o il mio personaggio… certo però che il talent deve essere un punto di partenza e mai un punto di arrivo. Dopo devi continuare con un bel progetto, perché se no duri poco fuori. Proprio per questo la fiducia della mia etichetta, una volta uscito dal talent è stata fondamentale per me.

Sei molto amato sui social, questa cosa la vedi come una responsabilità verso i più giovani?

È una bella responsabilità, tuttavia non è solo del cantante, dell’attore o del vip di turno, ma è di chiunque attraverso i social riesce ad ottenere dei numeri di seguaci o like importanti e quindi arrivare a tante persone. Il messaggio che cerco di mandare lo mando attraverso le canzoni, però sono consapevole che con una storia (su Facebook o Instagram ndr.), una foto o altro, posso influenzare delle persone. Da parte mia c’è la volontà di mandare messaggi positivi e di spensieratezza, un po’ come ho fatto poi con il disco. Però è ovvio che bisogna fare attenzione.

Com’è cambiata la tua vita da busker dopo le tue varie esperienze televisive?

È cambiata molto. Un conto è suonare per strada con qualcuno che si ferma perché gli piaci, un altro conto è perché ti ha visto in tv e quindi chiaramente il riscontro per strada è diverso. Però la cosa che mi ha emozionato maggiormente, è vedere che la gente che si fermava per strada prima, è la stessa che oggi mi segue e compra i dischi. Tutto ciò mi fa molto piacere. Cantare per strada abbatte il muro dei social e ti da la possibilità di instaurare un rapporto diretto con il pubblico.

FEDERICO BARONI 3_photo credit Mattia Greghi.jpg

Per presentare ufficialmente l’album ti sei affidato al brano “Disordine”. Come mai questa scelta?

È l’ultimo brano che ho scritto. Ho scelto il brano per la tematica, poiché riguarda l’ultima storia importante che ho avuto e quindi come tema lo sentivo molto personale. Ma il brano è stato scelto anche per il tipo di arrangiamento che accompagna il brano. È questo il tipo di stile che vorrei portare anche con il secondo disco. Uno stile tra funk, pop, R ‘n’ B, o anche come Charlie Puth ecc. insomma, un insieme di cose che al momento rappresentano la mia musica e che vorrei rappresentassero anche il prossimo disco.

Per quanto riguarda il tour, ci puoi già dire qualcosa?

Per l’estate o comunque a breve, avrà inizio uno street tour come quelli che ho fatto anni fa. Uno street tour per presentare in maniera anomala il disco e portarlo in maniera acustica in giro per l’Italia. Poi proveremo a portare il disco in giro per i vari festival estivi e In seguito, ci sarà un tour vero e proprio nei locali, dove suonerò live con la band e per me questa è una delle cose più importanti.

FEDERICO BARONI_photo credit Lorenzo Silvestri BENDO (2)
Questa la tracklist di “NON PENSARCI”:

  • “Non pensarci”,
  • “Spiegami”,
  • “Domenica”,
  • “Disordine”,
  • “Profumo”,
  • “Mamma è tutto ok”,
  • “Londra”,
  • “Diverso”,
  • “Tutte le cose che”.

MOSTRO, The illest vol.2: tutte le cose belle passano attraverso il dolore.

MOSTRO - THE ILLEST VOL 2

Di Alessio Boccali

Mostro, all’anagrafe Giulio Ferrario, è tornato e l’ha fatto con “The illest vol.2”: un disco che vuole dar il là all’inizio di una saga, ma che allo stesso tempo ci mostra un artista differente, più maturo rispetto al primo “The illest”, pronto a chiudere col passato per proiettarsi, sperimentando, nel futuro. Un disco molto personale in cui la penna schietta e sincera del rapper romano ben si sposa con delle sperimentazioni sonore taglienti e ben ritmate. Ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Mostro proprio all’alba dell’usciTa del suo nuovo street-album.

Caro Mostro, “The illest vol.2” è davvero un disco nel quale hai voluto sperimentare nuove direzioni musicali e uscire dalla tua comfort zone…

Sì. Fondamentalmente, la differenza tra un mio disco ufficiale come lo è stato “Ogni maledetto giorno” e quella che si sta manifestando come la saga “The illest” è il mio approccio alla musica; in “Ogni maledetto giorno” ho seguito un percorso guardando davanti a me e seguendo sempre la stessa linea, nel progetto “The illest” e in particolare in questo volume 2, invece, mi metto completamente in gioco perché ho ancora tanto da scoprire di me stesso e sento che l’unico modo per farlo è proprio sperimentare attraverso i miei dischi.  Ho voglia di capire in quali direzioni sonore posso muovermi e di lasciarmi stupire da nuove esperienze.

Ci sono delle specularità tra il primo e il secondo volume di “The illest”, e, soprattutto, quando sono nati i pezzi di questo disco? Dopo “Ogni maledetto giorno” o sono pezzi che avevi già nel cassetto, ma che ancora non ti sentivi pronto di tirar fuori?

Sono pezzi nati sicuramente dopo “Ogni maledetto giorno”, anche se ci sono delle specularità tra questo volume 1 e il volume 2. Ad esempio, il primo pezzo di entrambi gli album esamina il mio percorso artistico a ritroso, quasi a fare un riassunto delle “puntate precedenti”; o ancora, nel primo volume nel brano “Sento” canto tutti i significati della parola “sento” ripetendola più volta e in quest’ultimo volume, in “Non voglio morire” faccio pressocché la stessa cosa. Ciò nonostante, “The illest vol.2” non è propriamente una parte due, è il pezzo di una saga, sì, ma anche un disco a sé stante.

A proposito di “Non voglio morire”, devo dirti che è sicuramente il pezzo che mi ha colpito di più. Mentre in altri brani del disco sei sempre sicuro di te stesso, sicuro di spaccare il mondo e ti paragoni persino al diavolo, qui ti senti insicuro, lasci trasparire le tue paure, le tue fragilità…

Ti rispondo nella maniera più sincera possibile. Ho subito un grave lutto qualche anno fa e vedere la morte così da vicino ti lascia delle impressioni: questa paura, questo timore che da un giorno all’altro tutto possa finire, che tutte quelle piccolezze che nella vita sono quelle che poi fanno la differenza possano non esserci più… tutte queste sensazioni, insomma, ti colpiscono a fondo.

…E questa paura è quella nuvola nera che incombe anche nel brano “Tutto passa”?

Fondamentalmente sì. Questo era un disco che avevo scritto rapidamente e con grande entusiasmo, poi però è arrivata la mia nuvola nera e i pezzi un po’ più “alti”, hanno ceduto il passo a brani più forti e rabbiosi come “Cani bastardi”, che più rispecchiavano la mia persona e il mio sentimento.

Proprio in “Cani bastardi” parli anche del tuo rapporto di amore e dipendenza – quasi patologica – con la musica e il rap, che tuttavia ti ha salvato e che tu stesso, come dici in un altro brano del disco, pensi di aver salvato…

In “Cani bastardi” ho messo in rima la mia frustrazione nei confronti di tutti quegli artisti che ancora fanno finta che non esistiamo; tutti quelli che con noi non vogliono collaborare o che non ci chiamano a suonare. Avevo proprio sviluppato questa sensazione di cane abbandonato. Quando però ti rendi conto di questa cosa riesci a trarne forza. Così in “Tutto passa”, dove ho voluto mettere in evidenza quello che è uno dei cardini del mio modo di pensare, ovvero che tutte le cose più belle devono passare attraverso il dolore; sono certo che al di là del dolore ci sia sempre il tuo premio, devi solo avere il coraggio di andare sempre avanti e resistere.

Affermi spesso, e l’abbiamo anche accennato prima, che per te la solitudine, a volte, ha rappresentato una forza in più…

Io cerco sempre di prendere coscienza della realtà che mi circonda e di non piangermi addosso, quindi se sono solo non esco di casa e mi metto a cercare disperatamente qualcuno che mi faccia compagnia; semplicemente, prendo atto del fatto che in quel momento devo contare esclusivamente su tutte le mie forze.

“L’anno del serpente” è il pezzo che apre questo “The illest vol.2” e come abbiamo già detto è un brano nel quale fai i conti con il tuo passato per poi aprire un nuovo ciclo, mentre nel ritornello de “Le tre di notte”, il pezzo che chiude il disco, affermi a gran voce “Adesso so chi sono”. È davvero così, ti senti più maturo?

Assolutamente sì, anche dal punto di vista lavorativo sono dovuto passare dal fare musica con gli amici in cantina tanto per divertirci, a fare musica per lavoro e questo cambiamento all’inizio mi faceva paura. Adesso però, col passare del tempo, mi accorgo che questo, come altri timori, iniziano a non esserci più. Sono cresciuto e riesco a gestire molto meglio le mie emozioni, mi sento piano piano sempre più padrone di questa situazione e questo “The illest vol.2” è il disco che mi proietta verso il futuro, un futuro che vedrà come prossima mossa un disco molto differente rispetto ai miei lavori passati.

Di seguito le date dell’instore tour con il quale Mostro incontrerà i fan per presentare il nuovo album di inediti “The Illest vol. 2”:
26 Aprile   Torino – Mondadori ore 14.30 / Genova – Mondadori ore 18.30
27 Aprile   Lucca – Sky Stone ore 14.30 /  Firenze – Galleria del Disco ore 17.30 28 Aprile
28  Aprile  Forlì – Mondadori ore 15.00 / Bologna – Mondadori ore 18.00
29 Aprile   Roma – Discoteca Laziale ore 16.00
30 Aprile   Frosinone – Mondadori  ore 15.00 /  Viterbo – Mondadori ore 18.00
1° Maggio Nola –  Mondadori ore 15.00 / Salerno –  Disclan ore 18.00
2 Maggio   Milano – Mondadori ore 15.00 / Varese – Varese Dischi ore 18.00