Simone Castellani è un giovane regista che fa della sperimentazione e dell’autodidattismo i suoi punti di forza. Il gioco di luci, colori, l’attenzione verso la fotografia e i piccoli particolari, sono gli elementi più importanti del suo cinema. Cappotto giallo(cortometraggio) e Tè di vita(mediometraggio) sono i primi lavori da regista, poi Simone decide di passare finalmente al lungometraggio con il film Ambra. Dopo essere stata proiettata in diverse sale della Valtellina, la pellicola è approdata al Cinema ‘Caravaggio’ di Roma, dove ha avuto un’accoglienza molto positiva da parte del pubblico. Noi di Mzk News ci siamo recati all’anteprima nella Capitale per incontrare Simone Castellani, che ci ha concesso in esclusiva un’intervista:
Come è nata la passione per la macchina da presa?
“E’ nata da bambino, pensavo a delle storie e cercavo di dare loro vita tramite il disegno. Questo però non mi dava troppa soddisfazione anche perché è difficile trasmettere con un’immagine una parola o un suono. Così ho iniziato a usare la videocamera dei miei genitori e ho cominciato a pensare a delle piccole storie. In seguito ho fatto dei corsi di video making e soprattutto di cinema, che comincerò a studiare all’Università ad ottobre”.
Sei un regista molto giovane (19 anni!). Realizzare un film non è una cosa semplice, tu come hai acquisito le competenze necessarie?
“Semplicemente sperimentando, provando e informandomi anche con i programmi di montaggio, facendo molta pratica insomma. I corsi che ho fatto mi hanno insegnato molto anche se a livello di sceneggiatura è il mio primo lavoro”.
Come è nato il progetto del film “Ambra”?
“Da un’altra pellicola che è il ‘Cigno nero’, in cui mi è piaciuta molto la tematica del doppio. Nel frattempo stavo studiando a scuola Luigi Pirandello, ho provato ad unire le due cose ed è venuto fuori questo film”.
Che messaggio vuoi trasmettere con questa pellicola?
“L’apparenza gioca un ruolo importante nella nostra vita, non bisogna mai fermarsi al primo impatto ma andare sempre oltre. Non bisogna togliere completamente le maschere ma farle diventare uno strumento per parlare e dire la verità, non utilizzarle sarebbe troppo rischioso”.
Hai fatto un cortometraggio, un mediometraggio e un lungometraggio. Che differenze hai riscontrato?
“La differenza più grande è stata organizzativa: fare un lungometraggio è molto impegnativo, essendo di lunga durata ci sono tanti piccoli dettagli a cui pensare. Ci sono stati tanti cambiamenti anche dal punto di vista dei suoni, che nel mio primo e secondo lavoro non c’erano”.
C’è un regista a cui ti ispiri?
“Mi piace molto Christopher Nolan per le tematiche trattate, la fotografia e gli elementi a sorpresa che inserisce nei suoi film. Provo ad ispirarmi anche a Kubrick perché ha uno stile diverso, con scene lente, ricche di simboli, un po’ come abbiamo cercato di fare noi nel film ‘Ambra’ ”.
Per questa pellicola come hai fatto con i finanziamenti? La distribuzione sappiamo che è molto importante, come ti sei organizzato in questo senso?
“Per i finanziamenti abbiamo avuto dei sostenitori valtellinesi molto importanti, ma ci siamo avvalsi anche di una campagna di raccolta fondi online che ha avuto molto successo. Questo ci ha aiutato a coprire le spese e a iniziare la distribuzione del film”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ho in mente qualche idea ma prima vediamo come va questo film, che devo dire mi ha insegnato tanto. L’idea è di continuare, magari facendo un salto di qualità a piccoli passi”.
Intervista a cura di Andrea Celesti e Luca Vincenzo Fortunato