Nicolò Carnesi e il suo rapporto col tempo

Di Manuel Saad
Nicolò Carnesi 27 small © stefano masselli

ph. Stefano Masselli

“Ho bisogno di dirti domani” è il titolo del nuovo album del cantautore Nicolò Carnesi. 

Storie che si intrecciano con il tempo e con lo spazio, piene di interrogativi e risposte che, forse, arriveranno domani.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di chiedergli di più su questo suo cambio elettronico.

“Dove si va quando cerchi il mare, e sei a Milano
dove si va quando cerchi il bianco della neve, e sei a Palermo”.
Con questi interrogativi apri il tuo primo album. Questa ricerca di “cose” in posti “sbagliati” è il tuo motore creativo?

Sicuramente la contraddizione è il mio motore creativo, o che comunque fa parte della mia indole.
In questo caso, chiaramente, essendo contraddittorio, a Milano avevo bisogno del mare e viceversa.
Mi piaceva molto l’idea di poter aprire il disco così perché creava questa connessione che era molto presente in me in quel momento. Vivevo a Milano ma volevo tornare a Palermo.
Il primo pezzo del disco che ho scritto, “Un giorno di pesche”, l’ho scritto proprio per una sensazione di nostalgia che non mi era mai capitata per la mia terra. E quando ti ritorna questa sensazione, e sei da un’altra parte, ti ritrovi immerso in questo voler tornare a casa.
Dopo aver avuto questa sensazione, ho voluto sviluppare meglio il concetto che diventò molto più chiaro con “Ho bisogno di dirti domani”. Il tutto si è, poi, incastrato benissimo: il tempo, l’idea circolare che non ha direzioni precise.

Uno dei temi principali del disco è il tempo. Che rapporto hai con lui?

Anche qui ho un rapporto contraddittorio. Il tempo, come sappiamo bene, è relativo. Ed è relativo anche il modo che abbiamo di fruirlo. Ci sono volte in cui soffro la proiezione del tempo: l’idea di un certo tipo di futuro, di quello che avverrà.
A volte, questa proiezione è pessimista e a volte riesce ad essere ottimista. Quindi, alla fine me lo vivo bene.
Quello che è fondamentale, secondo me, in tutti noi esseri umani, è fare pace col nostro passato. Riuscire ad accettarlo anche perché il passato resterà e resisterà. Il tuo passato ritornerà sempre e sarà il tuo futuro.cover-ho-bisogno-di-dirti-domani-carnesi-web

Qual è il brano del disco con il quale  hai combattuto di più?

Ce ne sono due. “Ho bisogno di dirti domani” che essendo un pezzo molto complesso che alterna momenti di ballata a momenti di esplosioni elettroniche, ho avuto difficoltà a metterlo insieme, a farlo diventare un unico racconto coeso e coerente. Ho impiegato circa un mese per finire quella canzone.
L’altro è “Borotalco”: non riuscivo a trovare il modo giusto per raccontare questa storia che, nonostante sembri leggera, trovare un vestito giusto è stato difficile. Ha avuto svariati passaggi e grazie a Donato Di Trapani, produttore e membro della mia band, siamo riusciti a trovarlo. La sua visione esterna è stata fondamentale.

Tornando indietro nel passato, cosa consiglieresti a Nicolò Carnesi e cosa chiederesti a quello del futuro?

Al Nicolò del passato consiglierei di non giustificarsi troppo. Dovrebbe fare delle scelte. Non appoggiarsi troppo all’idea che l’errore sia al di fuori di te. Accetta sempre il fatto che tu possa sbagliare e non giustificarti in base al fatto che altri possano fare cose meglio di te o peggio di te. Queste sono scuse che a vent’anni ti formano e ti proteggono, ma prima riesci a capirlo, prima farai meglio il tuo lavoro e meglio vivrai.
Al Nicolò del futuro, conoscendolo, non gli chiederei se è felice. È una domanda a cui non so rispondere e penso di non saper rispondere mai. Piuttosto, gli chiederei se è soddisfatto. Se alla fine ha accettato determinate cose.

…E la risposta influenzerebbe il tuo presente?

Sì, in negativo. Meglio non sapere!

Per quanto riguarda i live, stai pensando a qualcosa di nuovo per le esibizioni?

Ci stiamo lavorando. Sarà un live molto incentrato su questo disco con molte sonorità elettroniche. Prima tendevo a fare concerti più rock, in un certo senso. Stiamo lavorando anche a livello vocale, visto che utilizzerò un vocoder e degli effetti. E poi è la prima volta che suono il piano dal vivo con la band. È lo strumento con cui ho scritto il disco e per me è nuovo come approccio, visto che ci sarà “meno” contatto col pubblico. Mi chiedo come sarà e nel frattempo penso che riuscirò ad entrare ancora di più all’interno della canzone. Alla fine, sarà un plus per il concerto.