Il 5 febbraio ’94 ci lasciava Kurt Cobain

KurtKurt Cobain è uno dei più celebri membri del triste “club 27”, quei giovani talenti della musica scomparsi all’età di soli 27 anni. Era infatti il 5 aprile del 1994 quando il corpo del biondo frontman dei Nirvana venne ritrovato senza vita a causa di un colpo di fucile alla testa. A ventitré anni dalla tragedia, il mondo della musica non si è mai dimenticato di quel suo figlio che ha segnato non solo la storia del grunge a livello internazionale, ma la storia della discografia moderna tutta.

C’è da dire poi che il suo stile artistico ha influenzato non solo il mondo della musica, ma anche la cultura popular entrando nell’immaginario collettivo come una figura fortemente controversa, ma altrettanto carismatica ed affascinante.

La sua morte – avvenuta in circostanze assai misteriose e frettolosamente archiviata con la parola “suicidio” – ha scioccato un’intera generazione che aveva visto in lui quel sentimento di ribellione troppo spesso celato nella routine quotidiana; Kurt Cobain era, ed è rimasto nell’immaginario collettivo, la voce di questo disagio.

Negli anni sono stati tantissimi gli omaggi dedicatigli, uno su tutti il magnifico documentario della figlia Frances Bean Cobain intitolato “Cobain: Montage of Heck”, che ripercorre le ultime 48 ore di vita della star nata ad Aberdeen.

Un’icona mondiale misteriosamente folle e, allo stesso tempo, attenta alla falsità della società che lo circondava. A tal proposito vi lascio all’esibizione live di “The man who sold the world”, cover del brano di David Bowie che i Nirvana eseguirono a MTV Unplugged nel ’94 e che ben riassume quanto scritto in precedenza.