#GiovaneAriston: Valeria Farinacci

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Da un lato del concorso…all’altro. La nostra rubrica oggi fa fermata da Valeria Farinacci, l’altra vincitrice di Area Sanremo 2016. Una storia simile a Braschi, ma non voglio anticiparvi nulla…per cui si parte!


valeria-farinacci‘Lo studio ti porta in altri posti’: è un pensiero di molti e un dato di fatto per Valeria Farinacci, la vincitrice di Area Sanremo. La vocazione per le lingue, testimoniata anche dall’iscrizione all’Università degli Studi Roma Tre con cui è uscita con 110 e lode, si è tramutata in borsa di studio a Londra nel 2014, dove ha potuto esplorare ancor di più la  musica. Non sarà però solo oggetto di analisi: in quello stesso anno si aggiudica il concorso musicale di Terni “Avis Emo…zioni l’arte di donare”, dimostrandosi all’altezza di poter competere con la pratica. E così ecco che si apre la strada per il CET di Mogol, dove incontrerà quel Giuseppe Anastasi che la porterà per mano a questa esperienza sanremese con ‘Insieme’.

Cos’altro c’è da aggiungere? Ce lo dirà l’intervista esclusiva:

Quanto ti ci rispecchi nel tuo pezzo sanremese ‘Insieme’ scritto da Giuseppe Anastasi?

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Credits: Valeria Farinacci (Facebook)

“Molto. Ho avuto modo di conoscere Giuseppe al CET di Mogol e lì abbiamo avuto modo di approfondire la nostra conoscenza: io gli ho raccontato le mie esperienze e lui le ha tramutate in testi. C’è stato un lavoro di squadra in cui mi rispecchio moltissimo, cosa non  facile perché un conto è scriversele da soli, un altro è che te le scrivano!”

Com’è nata l’idea di una ‘ricetta dei rapporti di coppia’? Esperienza personale o da parte di terzi?

“Ho raccontato ciò che ho vissuto io e il fatto di aver notato che esista una grossa difficoltà tra i miei coetanei a costruire un rapporto stabile. Si tende alle prime difficoltà a lasciare via, ma non è così. Oltre all’amore ci vuole sacrificio e impegno: costruire una storia non è mica semplice! Tra l’altro quello ‘Stare insieme’ si allarga anche alla società di oggi, con un messaggio di speranza

Un messaggio come quello ricalcato di Gabbani con ‘Amen’…

Si, esatto e a me piace moltissimo. Poi lui ha avuto un percorso fantastico collezionando successi con colonne sonore dei film, tournèè e album: è davvero un grande artista che ha portato un brano con ironia e grande contenuto interno.

Dove lo collocheresti in termini tecnici?

“Io direi POP.”

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credits: Area Sanremo (Facebook)

Da Area Sanremo all’Ariston: cosa rappresenta questo percorso?

‘E’ stata una strada difficile, visto che parti con una valigia con un sogno nel cassetto, senza una casa discografica che ti sostiene. L’arrivo è come una grande vittoria, dopo aver superato tantissimi provini che sono come dei ‘terni al lotto’ di cui non sai mai cosa possa accadere.”

Da una vittoria simbolica a quella reale: cosa significherebbe per te?

“Vincere significherebbe che sono riuscita a comunicare quel messaggio che ti dicevo prima, anche se non è facile dato l’emozione che proverò. Preferisco non indovinare una nota, ma riuscire a comunicare il messaggio alle persone: quella sì che sarebbe la grossa vittoria!

Un po’ di influenza l’hai avuta infatti dalla terra anglosassone che predilige i testi, anziché le sonorità. Sta proprio in questa la differenza con l’Italia?

“Non credo. La musica anglosassone degli ultimi anni preferisce le varie sperimentazioni dei suoni, piuttosto che i testi. Qui, invece, il contenuto è rimasto fondamentale: senza di esso il brano funziona a metà, visto che il pubblico  ascolta più attentamente le parole.”   

Sul tuo disco: cosa ci potrebbe spingere ad acquistarlo?

“Leggendo la collaborazione di Anastasi, mi sono arrivate alcune critiche per la paura di uno stile simile ad Arisa. Invece se ne discosta tantissimo: c’è del pop, r&b e alcune sperimentazioni per metterci alla prova. Ci sono messaggi importanti rivolti alla mia generazione con un piglio diverso rispetto al pezzo portato al Festival. A me incuriosisce e diverte tanto riascoltarlo, non ve ne pentirete!”

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#GiovaneAriston: Braschi

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Dall’intento redazionale di valorizzare il futuro, nasce la rassegna #GiovaneAriston, uno spazio quotidiano che focalizza lo sguardo su ogni cantante arrivato tra le 8 Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2017. Attraverso l’analisi della sua storia e l’intervista esclusiva, si darà modo di scoprire il cantante a 360°  sotto i canoni della multimedialità, ipertestualità e immediatezza. Per cui montate in sella, da oggi entriamo simbolicamente nell’Ariston con il primo giovane preso in considerazione!


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Un viaggio oltreoceano per arricchire la sua musica: Braschi raggiunge l’Ariston dopo una lunga gavetta nell’Area Sanremo con la sua ‘Nel mare ci sono i coccodrilli’. E’ proprio l’immagine della traversata nel mare, culturalmente utile per l’artista romagnolo e oggettivamente necessario per i migranti, che dipinge il suo esordio sanremese.
I primi lavori ufficiali negli States risalgono nel 2014 con l’EP ‘Richmond’, in grado di raccogliere gli onori di Joey Burns e Jacob Valenzuela dei Calexico. Oltre allo studio, anche il tour tra New York, Washington DC, Philadelphia e Richmond, prima che ‘l’Italia (ri)chiamò’.  Nel Belpaese  è tornato con una grande esperienza che l’ha portato in finale al Musicultura del 2016 con la sua ‘Acqua e sapone‘. Un risultato positivo che gli ha iniettato fiducia per il grande palcoscenico, a tal punto da cominciare i provini di Area Sanremo e ottenere le attenzioni dell‘iMean Music & Management, l’azienda a cavallo tra Milano e New York che ha deciso di debuttare nella musica proprio con lui. Sarà infatti quest’etichetta a produrre ‘Trasparente‘, il nuovo album in uscita il 10 Febbraio e a credere per prima su questo artista. Ora è tempo di conquistarsi il grande pubblico!

Ecco ciò che ci ha raccontato (ESCLUSIVA):braschi1

Che cosa rappresenta l’immagine dei coccodrilli in questo mare?

“E’ un titolo ripreso dal libro di Geda, e nel mio caso è semplicemente il contesto in cui ho ambientato la canzone: le traversate dei migranti nel mare.”

Dove lo collocheresti a livello di genere?
“E’ un cantautorato pop/rock”

Sei passato da Santarcangelo di Romagna agli States: che differenza hai trovato tra i due Paesi a livello organizzativo e di musica?
“Onestamente non ho trovato grandi differenze: i pregi e i difetti sono gli stessi, non credo a quelli che scappano per cercare fortuna a livello artistico in altri posti, rinnegando il paese d’origine. All’inizio avevo pensato di fare così per sperimentare, ma poi mi sono accorto vivendoci che era uguale e quindi sono tornato a casa con le ‘pive nel sacco’.”

Un bagaglio culturale che hai anche allargato per arrivare sul palco dell’Ariston dopo aver vinto la sezione di Area Sanremo. Ecco, cosa rappresenta per te questa opportunità?
“Senz’altro un punto di arrivo, il primo step raggiunto.”

E la vittoria?album
“Un modo per lavorare ancora di più e avere un picco di visibilità maggiore, ma non è il primo traguardo. Per me conta cantare bene la mia canzone e arrivare alle persone.”

Lo testimonia il disco che uscirà nel periodo sanremese, “Trasparente”. Cosa ci vuole raccontare?

“Sono storie di vita vissuta, temi esistenzialisti di cui si parla sempre con una chiave di lettura originale: vita, amore, odio..”