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spartaco_schiavi_e_padroni_a_roma_largeTitolo: Spartaco. Schiavi e padroni a Roma

Ideate e curata da:  Claudio Parisi Presicce, Orietta Rossini, Lucia Spagnuolo, Giovanni Carluccio, Angelo Pasquini, Luca Scarzella, Hubert Westkemper e Alessandra Mauro.

Ubicazione: Dal 31 marzo al 17 settembre allo spazio espositivo Ara Pacis

Una delle “merci” più care e più richieste all’interno del sistema economico dell’antica Roma era l’uomo. Il sistema schiavile messo su da questa civiltà sorreggeva buona da solo buona parte dell’economia dell’epoca, tanto che Roma non avrebbe mai potuto raggiungere traguardi così avanzati senza lo sfruttamento pianificato delle capacità e della forza lavoro di milioni di individui privi di libertà: tra i 6 e i 10 milioni di schiavi su una popolazione di 50/60 milioni di individui.

Tutto questo raccontato da un’interessante mostra allestita nella suggestiva cornice storica dell’Ara Pacis. Grazie al lavoro di numerosi addetti ai lavori storici e non solo, la mostra racconta la situazione schiavile nell’antica Roma a partire dall’ultima grande rivolta guidata da Spartaco tra il 73 e il 71 a.C. Egli, divenuto gladiatore, fu protagonista della celebre ribellione della scuola di gladiatori di Capua. Raccolse intorno a sé una moltitudine di schiavi, ma anche di poveri e di disperati, e, come fosse a capo di un vero esercito, terrorizzò Roma. Quando dopo numerosi attacchi venne sconfitto, il suo corpo non fu mai trovato, ma 6000 dei suoi compagni di ribellione furono crocefissi sulla via Appia, lungo la strada tra Roma e Capua.

Le diverse storie di schiavitù ai tempi di Spartaco sono raccontate attraverso 11 sezioni cn circa 250 reperti archeologici affiancati da una selezione di fotografie. Ad immergere ancora di più il visitatore nel mondo narrato numerose ricostruzioni audio e video atte a riportare in vita il contesto storico di Roma antica. Un’esperienza unica, da non perdere assolutamente.

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2davidTitolo: David

Autore: Donatello

Data: 1440

Tecnica: Bronzo

Ubicazione: Museo nazionale del Bargello, Firenze

Un’opera d’arte che supera il tempo e i confini dei settori artistici.

Circa una settimana fa si è svolta la serata più importante per il cinema italiano: la cerimonia di premiazione dei David di Donatello 2017. In quest’occasione, ormai da più di 60 anni, ai vincitori delle varie categorie vengono assegnate delle riproduzioni in miniatura del David scolpito da Donatello a Firenze.

Si tratta di un’opera in oro plasmata dal celebre gioielliere Bulgari e dai suoi eredi, che riproduce fedelmente la statua in bronzo realizzata in pieno Rinascimento italiano ed oggi conservata nel Museo nazionale del Bargello a Firenze.

Il perché di questa scelta è assai misterioso. Rifacendosi alla storia biblica del personaggio David, sappiamo che egli fu il giovane ebreo che riuscì a sconfiggere il temibile gigante Golia e a mettere in fuga i filistei guadagnando la fiducia del re ebreo Saul e del suo popolo. Insomma, è la storia di un piccolo uomo che, sconfiggendo un grande nemico, ottiene la gloria.

Prendendo per buona quest’interpretazione quindi, possiamo dire che la scelta dell’Accademia del cinema italiano che, ogni anno, assegna questi premi abbia voluto proprio intendere i destinatari di questo riconoscimento come dei piccoli prodigi che sono riusciti a mettersi in mostra nel mondo nazionale ed internazionale del cinema, ovvero sono riusciti ad ottenere una fama degna dei giganti del cinema (leggasi cinema hollywoodiano e premi Oscar).

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il-bacio-di-klimtTitolo: Il bacio

Autore: Gustav Klimt

Data: 1907

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 180 x 180 cm

Ubicazione: Osterreichische Galerie Belvedere, Vienna

Idealizzare un amore e sintetizzarlo in una forma, un tutt’uno rettangolare formato da due corpi abbracciati.

“Il bacio” è forse l’opera per antonomasia di Gustav Klimt. In questo quadro, infatti, c’è tutto il suo modo di intendere l’arte.

Un giorno del 1907 il pittore austriaco è chiuso nel suo atelier a lavorare come tutti i santi giorni in maniera instancabile dalla mattina alla sera. Al termine della giornata il pavimento dello studio è pieno di bozzetti, c’è lo schizzo di quello che sarebbe poi diventato il ritratto di “Adele Bloch-Bauer I”, c’è lo schizzo di “Speranza II”, ma soprattutto ci sono i primi esperimenti de “Il bacio”, l’opera destinata a diventare una delle più celebri della carriera pittorica di Klimt e il simbolo più famoso dello Jugendstil europeo.

Il tema portante del quadro è, come facilmente intuibile dal titolo, l’amore, vera e propria ossessione ricorrente nelle opere di tutta la carriera del pittore austriaco.

Se nel 1902 con il “Fregio di Beethoven” Klimt era ufficialmente entrato in quello che successivamente fu chiamato periodo aureo è ne “Il bacio” che assistiamo all’apice dell’ espressione di questo momento artistico.

Nel dipinto i due amanti si abbracciano in maniera appassionata stesi su un prato fiorito. Mentre la figura maschile si china su quella femminile, la donna lo guarda in trepidante attesa di un bacio. Come è solito vedere nelle opere di Klimt le due figure sono minuziosamente arricchite a livello ornamentale, in particolare all’uomo vengono associate forme quadrate e rettangolari, mentre a fianco della figura femminile dominano linee e modelli floreali. Il tutto è inquadrato dalla famosa cornice aurea ricorrente nelle opere primo novecentesche del pittore.

Il messaggio celebrato dall’opera sembra chiaro: il sentimento provato dai due amanti è così forte da sembrare eterno. I due corpi, stretti in un abbraccio passionale, si staccano dal mondo terreno e sublimano il loro amore rendendolo etereo, immortale.