ANIMELAND: Racconti tra manga, anime e cosplay – La recensione del documentario di Francesco Chiatante

Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay, diretto e prodotto da Francesco Chiatante, con Luca Raffaelli, Massimiliano De Giovanni, Fabio Bartoli, Yoshiko Watanabe, Maurizio Nichetti, Giorgio Maria Daviddi, Caparezza, Paola Cortellesi, Fausto Brizzi, Simone Legno alias Tokidoki, Valerio Mastandrea, Shinya Tsukamoto, Michel Gondry, Masami Suda, Yoichi Takahashi, Vincenzo Mollica, Andrea Baricordi, Marco Pellitteri, Goldy.

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Il documentario Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay del regista esordiente tarantino Francesco Chiatante (classe 1981) si apre con una frase appartenente al più grande emblema vivente dell’animazione giapponese, Hayao Miyazaki: “Il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia”, dice il maestro. Questa lunga serie di interviste è infatti è un viaggio che parte dai primi cartoni animati come Heidi, Goldrake, Jeeg Robot, Ken il guerriero e L’incantevole Creamy per arrivare fino a Holly e Benji, Lady Oscar, Dragonball e Naruto: un documento che riesce a dare un nostalgico sguardo al passato dell’animazione e del fumetto giapponese da parte di chi quel boom l’ha vissuto davvero.

Eh si, perché prima degli anni ’70 parlare di animazione in Italia voleva dire automaticamente Disney e Warner Bros:  tutto ciò fino agli anni settanta-ottanta, quando arrivò una vera rivoluzione grafica e narrativa proveniente dalla terra del Sol Levante portando nel nostro Paese un intero universo di anime (i cartoni animati giapponesi) e manga.

Ci racconteranno proprio questa rivoluzione, in un’ora e mezza di interviste, le più disparate personalità: a partire da Vincenzo Mollica e Luca Raffaelli, sempre preciso e piacevole da ascoltare, passando per il regista Shinya Tsukamoto e l’animatrice Yoshiko Watanabe (assistente anche del maestro Osamu Tezuka), arrivando fino a Maurizio Ratataplan Nichetti, il saggista Fabio BartoliMassimiliano De Giovanni e Andrea Baricordi di Kappalab e il designer Simone Legno, in arte Tokidoki. E ancora ecco un’inaspettata Paola Cortellesi che ci parla della sua infanzia e dei mostri buoni dei cartoni giapponesi, Fausto Brizzi, Giorgio Maria Daviddi del Trio Medusa, l’attore Valerio Mastandrea e Caparezza, vittima delle mosse di wrestling dei suoi compagni di scuola nell’intento di imitare l’Uomo Tigre. Personaggi diversi, ma con in comune il fatto di essere cresciuti nell’epoca della massima diffusione di quel nuovo mondo dell’animazione del fumetto che, anche secondo Raffaelli, tendeva ad avere un approccio diverso rispetto ai cartoni classici, non sdrammatizzando i problemi come avveniva in Bugs Bunny e soci, ma affrontandoli di petto e facendoli vedere realisticamente anche agli occhi dei bambini.

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Il documentario non si ferma però qui, ma ci racconta anche di come si sia evoluta l’influenza dell’animazione e del fumetto giapponese fino ai giorni nostri, come per esempio nel fenomeno odierno del “cosplay“, il travestirsi da personaggi provenienti proprio da anime o manga, di cui parla anche il sociologo Marco Pellitteri.

Il risultato finale di Animeland è quindi un interessante approfondimento di due realtà molto lontane che riescono a convergere e ad ammirarsi attraverso il media artistico: è un documentario che riesce sia ad accompagnare per mano chi di quel mondo non ne sa niente, quanto soprattutto a scaldare il cuore dell’appassionato in questione.

Nel nostro Paese il media del fumetto è ancora da molte (troppe) persone inconcepibilmente affrontato e guardato con grande diffidenza e superficialità, difficilmente accettato come Arte a tutti gli effetti e sottovalutato dal punto di vista culturale ed educativo: chi scrive spera caldamente che opere come Animeland, con la loro attenta analisi,  riescano a cambiare almeno in parte questa linea di pensiero ormai decisamente obsoleta.