Francesco Bertoli: “Ora colgo l’attimo e sono libero di essere interamente me stesso”

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Di Alessio Boccali

Francesco Bertoli, milanese classe 1996 è amatissimo sui social ed è da poco uscito da un percorso televisivo importante ad Amici di Maria De Filippi. Il suo album d’esordio, intitolato “Carpe Diem”, è fuori da circa un mese e contiene 10 tracce di cui 2 cover eseguite durante il percorso nel talent (“Roxanne” e “Io Che Amo Solo Te”) e un brano autobiografico “Buio Pesto”, relativo alla sua infanzia e adolescenza. Abbiamo parlato di questo esordio, del suo passato da membro di una band e di tanto altro proprio pochi giorni fa…

Ciao Francesco, innanzitutto come stai? Che effetto fa pensare che la tua musica possa essere vicina a tanta gente tramite le radio o il web in questi giorni di quarantena?

Ciao, per fortuna sto bene. Sono in campagna a suonare e a scrivere. Eh, fa un bell’effetto, sono contento di poter partecipare all’intrattenimento delle persone che ora sono a casa.

Parliamo del tuo ultimo singolo estratto dal disco uscito il 27 marzo. Innanzitutto, si intitola “La mia città” e io so che sei nato a Milano… la frase chiave che rivolgi alla ragazza del brano è “Tu mi ricordi la mia città”. Mi spieghi meglio questo concetto?  

“La mia città” è una dedica d’amore, volevo esprimere esattamente il senso di essere a casa, di appartenenza. La mia città è Milano e la amo tanto.

Nello stesso brano canti il “vento in faccia, le serate in piazza con la musica e la strada percorsa per il mare”. Oggi queste parole hanno una duplice valenza, le ascoltiamo con amor di nostalgia, ma anche con un po’ di dolore per la libertà che in questi mesi abbiamo perso e dovremo faticare per recuperare… A proposito di questo, ci sono sicuramente cose più importanti alle quali pensare in questo momento, ma bisogna prendere atto del fatto che la situazione dei live musicali è drammaticamente incerta. Ti spaventa un po’ non poter portare subito in giro i tuoi pezzi?

No, è una situazione difficile per tutti noi artisti, ovviamente vorrei essere ovunque a cantare le mie canzoni, purtroppo la situazione è questa, ma sono fiducioso che in futuro ci sarà occasione. Non mi perdo d’animo insomma.

 

Parliamo un po’ del disco; quanto è importante per te quel “CARPE DIEM” che dà il titolo all’album. Ad Amici ti abbiamo conosciuto come una persona molto umile e abbastanza riservata. Innanzitutto, come definiresti il tuo percorso nel talent e poi, ed è questa la vera domanda, è stato difficile “donare al pubblico” il tuo pezzo autobiografico “Buio Pesto”?

Di solito sono uno che pensa troppo e non si gode appieno le cose, “CARPE DIEM” è un’esortazione che faccio a me stesso per godermi meglio la vita. Credo di aver fatto un bel percorso all’interno del programma, personalmente so di essere cresciuto ogni giorno sempre di più da tanti punti di vista; a volte il mio essere riservato e la mia gentilezza sono stati visti come un limite o una debolezza. Mi spiace che sia stato percepito questo perché penso che non lo siano e che sia semplicemente aspetti del mio carattere. Per quanto riguarda “Buio pesto”, ti dico che all’inizio mi emozionava molto, era come cantare nudo… poi ho imparato a controllare quell’emozione e a donarmi.

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Facciamo un piccolo tuffo nel passato per tornare al presente. Nella tua gavetta c’è un’esperienza di band con i Jarvis; com’è stato passare ad essere un solista?

Sono uno che ama fare le cose insieme agli altri, e per questo motivo ho sempre amato il concetto di band, però sono prima di tutto una persona libera a cui non si possono mettere troppi paletti. Avevo bisogno di esprimermi al 100% e purtroppo in un gruppo composto da 4 persone è spesso difficile. Ora sono libero di essere interamente me stesso.

Prima di concludere, dimmi i tre brani che stai ascoltando maggiormente in questi giorni di lockdown. 

“Say so” di Doja cat, “One last cry” di Brian Mcknight e “Per due che come noi” di Brunori SAS.

Domanda  per sdrammatizzare la situazione e chiudere sempre col sorriso questa nostra chiacchierata: visto che ne parli anche in un tuo pezzo, manca tanto anche a te il McDonald’s?

Sì, da impazzire! (ride, n.d.r.) Non vedo l’ora di tornarci a mezzanotte dopo una serata di divertimento insieme ai miei amici!

Gaia: “Sono felice che la mia musica possa star vicino a molti in questo momento”

Di Alessio BoccaliGaia_cover

Gaia Gozzi è una giovanissima cantautrice che ha conquistato pubblico e critica durante il suo vittorio percorso nell’ultima edizione di Amici di Maria De Filippi. Artista versatile e col sangue fifty-fifty, mezzo brasiliano e mezzo italiano, ha da poco donato al pubblico il suo album “Genesi”, un pieno di ritmi latini contraddistinti non solo dalla voglia di ballare che trasmettono, ma anche da una forte componente comunicativa che rispecchia pienamente la necessità espressiva di Gaia. 

Ciao Gaia, come stai? Com’è stato il ritorno alla normalità che, purtroppo, non è tanto normalità?

Ciao Alessio, sì, stiamo vivendo una normalità apparente, strana. Io sto bene, sono veramente felice. Questo è un momento molto fortunato per me. Poi ovviamente c’è anche quella parte di me che è intristita dalla situazione, un po’ preoccupata… però cerco di concentrare i miei pensieri e le mie energie in qualcosa di positivo mentre aspetto che tutto passi.

Genesi ha esordito con il botto, non potrai cantarlo subito nei live magari, ma molti pezzi sono già delle hit radiofoniche e altri lo saranno. In un periodo come questo arriverai ad ancor più persone e aiuterai “a distrarli” con i tuoi ritmi da club mixati al sound brasiliano… la vivi come una responsabilità?

Sì, è una grande opportunità, ma anche una grossa responsabilità. In questo momento la musica è fondamentale: tutte le persone che fanno musica o un qualsiasi cosa di artistico hanno il dovere di tirare su gli animi, di far pensare a un futuro più luminoso dei giorni che stiamo vivendo. Per i risultati sono molto contenta, ma soprattutto se raggiungono questo obiettivo di far star meglio le persone in questo momento. Non riuscirei ad esultare per dei numeri se la mia musica non avesse un’utilità “sociale”.

Torno alle virgolette di prima, i brani sono tutti “allegri” dal punto di vista sonoro, ritmati, ma in realtà tratti di temi neint’affatto leggeri come “Chega” che può esser letto anche come un inno femminista o comunque un augurio alle donne ferite di rialzarsi…

Ho sempre difeso a spada tratta la musica che ti fa ballare. Se lavori con quel genere di suoni non significa che non puoi scrivere di un qualcosa che non sia muovere il sedere o far festa. La mia esigenza è quella di portare i beat che fanno parte delle mie origini brasiliane; ho portato della bossa nova, ho composto su ritmi incalzanti, però con dei testi che rappresentassero la mia esigenza comunicativa. Come hai detto tu, “Chega” ha un tema di sorellanza rosa che si concretizza in un invito ad uscire da quella zona di limbo che non ti fa star bene per cercare la serenità. E questo può avvenire in una relazione, come nel lavoro o anche con noi stessi.

Per quanto riguarda il sound di Genesi, come dici tu questi ritmi li hai nel sangue nel vero senso della parola, ma ti sei dimostrata pienamente a tuo agio anche in cover di pezzi dal mood decisamente differente. Quanto studio c’è dietro a questa versatilità?

In realtà, ho iniziato a studiare canto all’interno della scuola di Amici (ride, n.d.r.). Ho sempre fatto da me, scrivevo le mie cose in cameretta e solo nel post XFactor ho cominciato a scrivere tantissimo. Da sola, ma soprattutto con altri autori, che, con le loro collaborazioni, mi hanno aiutata a comprendere la mia identità artistica. Per quanto riguarda la versatilità, innanzitutto ti ringrazio per il complimento. Credo che possa essere frutto del fatto che non mi spaventa camminare fuori dal tracciato ed interpretare le cose a modo mio. Ho cantato capolavori di Dalla, Celentano o Tenco certamente lontani da me, ma la cosa bella è stata riarrangiarli e cantarli con il mio approccio vocale. Se li avessi cantati alla loro maniera non avrebbe avuto senso e non avrei rispettato la storia di quei brani.

Vista questa risposta e visto che nel disco ci sono anche pezzi in italiano, possiamo dire che la paura del cantare in italiano è quindi definitivamente superata?

C’è stato un processo. Quando mi chiedevano di cantare in italiano, io quasi per ribellione non lo facevo. Quando invece è partita da me questa esigenza, ho capito che il cantare in italiano non è assolutamente una paura. Ora sto continuando a scrivere in portoghese e in italiano. Come sono io, 50 e 50, così è la mia musica. L’italiano doveva solo avere il suo tempo.

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A proposito di questo, immagino che lavorare con un pool di autori come Di Martino, Pulli, Romitelli e altri… ti abbia aiutato.

Sicuramente, è stato bellissimo collaborare con tutti loro. Si è creata una vera e propria sintonia relazionale e questo ha portato ad un progetto come “Genesi” che è figlio di persone che vogliono fare musica con il cuore.

Nella spiegazione dei tuoi brani ho trovato tante volte la parola deserto riferita alla città di Milano, ma forse anche un po’ a determinati momenti della tua vita, e anche una sensazione di solitudine per esempio in “What I say”, mentre poi per “Stanza 309” parli di aver scoperto l’energia della condivisione e in “Chega” canti che non vale niente avere soldi per vivere soli, senza pace e senza amore. È questa ora la chiave della tua felicità?

Assolutamente sì. Nella mia giovane adolescenza son stata una ragazza molto timida, spesso sulle mie. Non penso però che quello fosse il mio modo di essere, piuttosto credo che fosse il timore di essere giudicata come persona e non solo come artista a frenarmi. Questa cosa è cambiata tantissimo quando ho iniziato a relazionarmi con più persone, ad uscire dalla mia zona di comfort, a viaggiare… A diciassette anni ho vissuto un anno e mezzo negli Stati Uniti e quello mi ha aiutato tantissimo ad aprirmi e a trovare chi fossi veramente a livello caratteriale. La condivisione è diventata ed è tutt’ora fondamentale per me.

E questa voglia di condivisione è quella che ti ha anche aiutata a riprovarci, a rimetterti in gioco dopo X Factor?

Sì, ho fatto X Factor a diciotto anni. Uscivo dalla mia cameretta, tanti miei amici non sapevano nemmeno che cantassi. Non c’era stato il momento “gavetta”. La gavetta l’ho fatta dopo e mi è servita tantissimo. Senza quel periodo di scrittura e ricerca non sarei quella che sono oggi. Anche con “Genesi” non voglio dire che riparto da zero dimenticando il passato. Non sono arrabbiata per il mio periodo di pausa, non rinnego il mio primo percorso televisivo, anzi, sono grata a tutto quello che mi è successo perché mi ha dato la possibilità di esperire e scrivere i miei pezzi.

Giochino molto in voga in questi giorni che abbiamo chiamato prima di “normalità apparente”. Tre brani che consigli di ascoltare per riempire le giornate:

Ultimamente sto ascoltando tanto “Giornate Vuote” di FRENETIK & ORANG3 e Gemitaiz, poi “Cellophane” di FKA twigs e “Slow Up” di Jacob Banks.

Perfetto, grazie Gaia. Vuoi aggiungere qualcosa?

Innanzitutto, ti ringrazio, mi hai fatto domande interessanti, mi hai messo a mio agio nel risponderti – e per questo ti ringrazio ancor di più – voglio solo aggiungere che questa situazione non è facile per nessuno, che dobbiamo stare a casa per tornare alla normalità il prima possibile e per tornare anche a fare concerti. Non vedo l’ora di portare la mia musica nei live! STAY HOME! Mi raccomando.

 

Sarà il Sanremo degli ascolti. Santa Maria delle TV ha firmato.

de-filippi-conti-sanremo-2017La grande indiscrezione è stata confermata. Maria De Filippi, la regina delle TV delle reti Mediaset e non solo, affiancherà Carlo Conti nella lunga battaglia televisiva della 67esima edizione del festival della canzone italiana di Sanremo. Dalla conferenza stampa odierna è emerso, infatti, che la punta di diamante del biscione non percepirà neppure un euro e sarà a tutti gli effetti la seconda conduttrice della kermesse, non una semplice valletta.

Tra gli ospiti che calcheranno il palco dell’Ariston il prossimo febbraio, confermatissimi i nomi di Giorgia, Mika, Ricky Martin, Tiziano Ferro e Rag’N’Bone Man, l’interprete della “Human” che ha scalato le hit parade mondiali del 2016, e le suggestioni – più o meno utopiche – Benigni, Fiorello, Zalone, Crozza, Pieraccioni, Panariello e chi più ne ha, più ne metta (magari anche qualcuno da Hollywood).

Annunciate anche le cover che gli artisti in gara – solo i 16 finalisti – eseguiranno.

Al Bano Pregherò, Alessio BernabeiUn giorno credi, Bianca AtzeiCon il nastro rosa, ChiaraDiamante, ClementinoSvalutation, ElodieQuando finisce un amore, Fabrizio Moro La leva calcistica della classe ’68, Fiorella MannoiaSempre e per sempre, Francesco GabbaniSusanna, Gigi D’Alessio L’immensità, Giusy FerreriIl Paradiso, Lodovica Comello Le mille bolle blu, Marco Masini Signor tenente, Michele Bravi La stagione dell’amore, Michele Zarrillo Se tu non torni, Nesli/Alice Paba Ma il cielo è sempre più blu, Raige/Giulia LuziC’era un ragazzo, Ron Insieme a te non ci sto più, Paola TurciUn’emozione da poco, Samuel RomanoHo difeso il mio amore, Sergio SylvestreLa pelle nera.

Confermati poi il “DopoFestival” di Nicola Savino, Gialappa’s e Ubaldo Pantani e la rassegna stampa di Rocco Tanica, Federico Russo condurrà un notiziario di anteprima con la youtuber Tess Masazza.

Radio2 sarà la radio ufficiale di Sanremo 2017 e cavalli di battaglia RAI come “La vita in diretta”, “Uno Mattina”, “Parliamone Sabato”, “Domenica In”, “L’Arena” nella settimana del festival andranno in onda da Sanremo.

Insomma, tutto pronto per il festival della canzone italiana. Appuntamento dal palco dell’Ariston dal 7 all’11 febbraio.

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