Piccoli Fastidi Quotidiani: il nuovo divertente disco dei Controsenso Acoustic Duo

Band LR

 

E’ mattina e sto tocciando il primo Pan di stelle nel mio zuppone di caffèlatte. Ovviamente la sonnolenza è tale che il biscotto va in immersione subaquea in due secondi. Cerco un po’ di sound per iniziare la giornata e scelgo “Piccoli Fastidi Quotidiani”, titolo che mi sembra idoneo per coronare tale tragedia mattutina.

Inizialmente, ascoltando l’apertura dell’album penso subito a Marco dei Cesaroni e a Ed Sheeran. Ammazza ha del sound questa roba! Subito mi metto a saltellare e penso soltanto “questi Controsenso Acoustic Duo mi capiscono proprio”! Tra lamentarsi degli esami, delle ascelle maleodoranti sugli autobus e delle dubitabili doti canore degli artisti che passano per radio costantemente, rappresentano proprio un manifesto di protesta alle mie mattinate tipiche! Mi innamoro di loro quando però descrivono la scena epica di un sorpasso a destra da parte di un vecchietto con improbabili capacità di guida e quando esordiscono con un “sono già le 7.30 e già non vi reggo più!”

I Controsenso Acoustic Duo sono partiti facendo cover di canzoni metal, rock, pop e rivedendole in chiave acustica e hanno esordito a febbraio con il loro primo album “Piccoli Fastidi Quotidiani”.

I contenuti sono alquanto ironici ma davvero poetici e sentiti, anche se dedicati ad un noioso “Correttore Corruttore” che devasta umore e amori.

Il loro sound rende la narrazione molto leggera e divertente grazie  a una chitarra acustica molto ben strimpellata e da due belle voci come quelle di Davide Cotena e Chiara Consolini. A dirla tutta, come raccontano loro stessi nel Manifesto, la loro musica è creata anche suoni prodotti da cimbalino, loopstation, stompbox, cimbali a piede e tanto altro (ma tutto suonato dal solo Davide)!

Vi lasciamo con il loro divertente video di The Odorante!

Prossime Date dei concerti dei Controsenso Acoustic Duo:

  • 6 maggio (Sorbakko, RN)
  • 12 maggio (Quingentole, MI)
  • 20 maggio (Scandiano, RE)

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La recensione di “Eclipse” di Chiara Civello

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GENERE: Jazz, Elettropop
DATA DI USCITA: 31.03.2017
ARTISTA: Chiara Civello
TITOLO: Eclipse
TRACCE: 12
VOTO: 4 / 5

È sempre bello parlare di musica, e se si parla di bella musica è ancora meglio. Ed è per questo che oggi parleremo dell’ultimo album di Chiara Civello Eclipse”, prodotto da Marc Collin dei Nouvelle Vague. Un lavoro alternativo e innovativo, che comprende differenti culture musicali, uno stile Jazz, arrangiato e rinnovato dalla cultura elettropop. Un Disco che è un vero viaggio culturale in giro per il mondo, dove Chiara Civello ci mostra attraverso la musica tutti i luoghi importanti per lei e per la composizione dell’album.

Questo Disco è composto da 12 canzoni, che inizialmente sembrano distanti tra loro, ma che inclusi in questo progetto si alternano in maniera impeccabile, lasciando l’ascoltatore sempre pronto all’ascolto e non annoiandolo mai. All’interno di questo album, troviamo diverse reinterpretazioni, come: “Parole Parole Parole”, “Quello che conta”,  le colonne sonore: “Eclisse Twist” e “Amore amore amore”. Tuttavia sono presenti anche brani inediti scritti con alcuni dei migliori autori emergenti del panorama italiano.

Francesco Bianconi per “New York City Boy”, Diego Mancino su “Come vanno le cose”, Cristina DonàTo be wild”, Diana TejeraLa giusta distanza” e Antonio Dimartino con “Cuore in tasca” (il singolo che attualmente è in rotazione radiofonica). Ovviamente non poteva mancare l’omaggio al suo Brasile, quello che ormai Chiara Civello considera una delle sue patrie musicali. Nel suo album ci propone due testi dall’anima tipicamente brasiliana e trascinanti come: “Sambarilove”, scritta insieme a Roubinho Jacobina e “Um dia” scritta con Pedro Sa.

Questo disco è l’ennesima prova di come, Chiara Civello, sia una delle cantanti più interessanti del panorama internazionale, una vera realtà musicale. Artista completa che riesce con semplicità a unire differenti culture, creando un legame musicale che per molti risulta impossibile. Eclipse, sarà sicuramente uno degli album rivelazione di questo 2017.

La recensione di “Marassi – Deluxe Edition” degli Ex-Otago

17821603_10211204140332806_138928485_nGENERE: Indie-pop
DATA DI USCITA: 07.04.2017
LABEL: Garrincha Dischi/Metatron srl
ARTISTA: Ex-Otago
TITOLO: Marassi – Deluxe Edition
TRACCE: 10 + 16
VOTO: 4 / 5

Agli Ex-Otago il calcio piace così tanto che all’interno del tempio della Genova calcistica hanno deciso di girarci il videoclip di un singolo. Il loro disco poi si chiama Marassi, come il quartiere storico della città ligure certo, ma anche come viene “amichevolmente” chiamato lo stadio “Luigi Ferraris”. Per questi motivi, sono certo che la metafora calcistica che sto per fare gli piacerà molto; di solito nel mondo del pallone si dice “squadra che vince non si cambia”, con “Marassi – Deluxe Edition” i ragazzi hanno sfatato questo mito e dato vita ad un team ancor più vittorioso del precedente.

Partiamo dal dire che il nuovo album è composto da due CD. Nel primo ci sono tutti i pezzi del disco “Marassi”, nel secondo, invece, sono presenti 16 tracce nelle quali gli Ex-Otago reinterpretano i brani del CD1 con la presenza di preziosi featuring e remix.

Tra le collaborazioni più riuscite possiamo ascoltare “I Giovani D’Oggi” con le strofe nude e crude di un rimproverante Eugenio Finardi, mitigare la rabbia lirica di “Cinghiali Incazzati” attraverso le note al piano di Dario Faini (Dardust), riflettere sulle rime intelligenti e taglienti di Caparezza in “Ci Vuole Molto Coraggio”, di MECNA in “Stai Tranquilllo” e di Jake La Furia in “Gli Occhi Della Luna”.

Da tenere d’occhio anche le collaborazioni femminili di Marianne Mirage in “Mare” – forse il duetto più “amalgamato” in assoluto – e di Levante nella romantica e sdolcinata “Quando sono con te”, che ben si presta ad un duetto dialogico.

Tra i remix spiccano, anzi spaccano, la nuova versione più lenta e quasi psichedelica di “Mare” realizzata dal progetto indie Lemandorle e la traccia di “Cinghiali Incazzati” riarrangiata in una versione house quasi totalmente strumentale dal grande dj Claudio Coccoluto.

Nulla da dire neanche sulle altre collaborazioni, tutte azzeccatissime e certamente in grado di attribuire ai brani del disco un tocco di originalità in più.

Insomma, posso affermare, senza il timore di essere smentito, che questo “Marassi – Deluxe Edition”, o “Stramarassi” come piace chiamarlo alla band genovese, è un ottimo prodotto del nuovo indie 2.0. Un prodotto già popular – nell’accezione più positiva del termine – in origine, ma che ora grazie a delle collaborazioni molto interessanti ed intelligenti affascinerà anche i palati più mainstream come quelli degli ascoltatori medi delle maggiori radio FM ad esempio.

La recensione di The Startup (senza spoiler)

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La recensione di The startup, film di Alessandro D’Alatri con Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Matilde Gioli, Luca di Giovanni e Massimiliano Gallo. Una produzione Casanova Multimedia e Rai Cinema, distribuito da 01 Distribution. Nelle sale dal 6 Aprile 2017.

TRAMA:

Matteo (Andrea Arcangeli) è un giovane liceale del quartiere Corviale di Roma che, dopo aver visto crollare la sua certezza sportiva (il nuoto) a causa di un’ingiustizia, elabora un’idea folgorante anziché gettarsi nello sconforto: inventare Egomnia. Esso è un social network capace di mettere in contatto domanda e offerta di lavoro sulla base del ranking dei propri curricula. Per arrivare alla svolta però dovrà avvalersi di un informatico universitario, Giuseppe (Luca Di Giovanni), e allentare gradualmente la sua relazione con Emma (Paola Calliari), sia durante la creazione in uno scantinato di un negozio, sia per il lancio dell’app . Infatti sarà grazie al suo trasferimento a Milano per entrare alla Bocconi, che Matteo riuscirà a creare le condizioni ideali per il successo che sarà testimoniata dai moltissimi iscritti in poco tempo. Ma questa popolarità destabilizzerà il giovane inventore, a tal punto da dover prendere delle decisioni. Basato su una storia vera.

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 RECENSIONE:

Personalmente devo ammettere che questo film è una ventata d’aria fresca per il nuovo cinema italiano perché riprende i tratti da teen movie e lo amplia in un biopic all’americana. Certamente il regista, autore di grandi successi in passato (Americano Rosso, Senza Pelle, Casomai e La febbre), è un cultore della gioventù, ma riesce a introiettargli alcuni temi ridondanti del suo percorso come l’intraprendenza e il fascino per le aziende autonome (giustificato dai numerosi spot per prestigiosi marchi negli anni ’70). Si avvale di uno sceneggiatore (Francesco Arlanch) che capta dalla storia di Matteo Achilli, il vero founder del social network, le luci e le ombre di un personaggio a metà (come leggero richiamo, sia chiaro) tra l’individualismo di Jobs e l’altruismo di Gates. E il risultato è un processo circolare del protagonista (Andrea Arcangeli) che ti lascia incollato allo schermo (anche se dovrà lavorare sull’espressività) ed esamina le sfaccettature della cultura italiana, tra famiglia, amore e lavoro.the start up2.jpg Un costante bilanciamento di valori, come l’amore per la famiglia e l’immagine del fuori sede, oppure tra l’intraprendenza personale e il sacrificio amoroso (reificato nella buona performance di Paola Calliari), senza dimenticare la commistione tra economia e politica che è immancabile, che rappresenta pienamente l’esuberanza giovanile e il quadro semplicistico dell’Italia odierna.
Insomma un prodotto originale che inquadra parecchi stereotipi (il nerd, la Bocconi, i tenori di vita, il padre disoccupato e la fatica sportiva) e li rivoluziona parzialmente sotto una luce soggettiva. E la musica, a tratti prorompente nella pellicola, è il collante perfetto con un mix tra canzoni note (Nesli) ed emergenti (Ginevra) sempre in un’ottica puramente giovanile.

Il voto complessivo, considerando il target di riferimento, è di un 8 meritato, sia per la tenuta del film e sia per la scommessa vinta dal regista in termini di cast e produzione.

“Chi salverà le rose?” – La recensione

Chi salverà le rose? diretto da Cesare Furesi. Cast: Carlo Delle Piane, Caterina Murino, Lando Buzzanca, Antonio Careddu, Guenda Goria, Philippe Leroy. Prodotto e distribuito da Corallo Film. Uscita nelle sale italiane: 16 marzo.vlcsnap-2017-01-31-11h47m56s161Giulio (Carlo Delle Piane) è un anziano signore che ha fatto del poker la sua unica professione (nonostante il titolo di avvocato). Da anni vive con il suo grande amore Claudio (Lando Buzzanca) in un’enorme villa di Alghero ormai in rovina. Da qualche anno Claudio si è ammalato gravemente e Giulio, per non far mancare nulla all’amato, spende tutte le sue ricchezze, si reinventa cameriere, cuoco, giardiniere… e trascura il suo rapporto con la figlia Valeria (Caterina Murino) e con il nipote Marco (Antonio Careddu), anch’esso affascinato dal mondo del poker. Con l’aiuto del gioco e della famiglia Giulio riuscirà a rimettere in piedi la sua vita anche se a caro costo.

Che dire? La trama è certamente ben costruita su di una storia d’amore immenso, che svela la vera essenza del sentimento. Il contorno rappresentato dal poker è un buon pretesto per far scorrere la narrazione, ma è forse fin troppo presente e risolve la situazione in modo fin troppo favolistico.

I personaggi di Carlo Delle Piane e Lando Buzzanca sono interpretati in maniera magnifica e rappresentano le note più liete di questo film. La recitazione di Caterina Murino, invece, appare spesso piuttosto esagerata mentre il giovane Careddu, per più di metà film a stretto contatto con mostri sacri della recitazione come Leroy e Delle Piane, ne esce abbastanza bene.vlcsnap-2017-01-31-16h50m24s959

La tematica trattata è delicatissima. Sarebbe stato fin troppo facile puntare tutta l’attenzione sulla storia dell’amore omosessuale e acquisire consenso grazie a questo, ma il regista Cesare Furesi, alla sua opera prima, sceglie di trattare il sentimento in questione come è giusto che sia, ovvero con estrema semplicità, celebrando la tenerezza di un sentimento autentico. La trama, come già detto, si risolve in maniera fin troppo sbrigativa alla trovata del poker e sembra essere un prodotto più da fiction che da cinema; non è una critica sia ben inteso, semplicemente la pellicola avrebbe bisogno di più tempo per sviluppare la sua trama.

Nota di merito per la fotografia che inquadra benissimo l’essenza delle bellissime location di Alghero. Tra bellissimi tramonti e carrellate di immagini di un lungomare da favola.

In punta d’ardire: tra Rock, passione e sacrifici

Gianni Carboni, ecco cosa produce veramente la terra sarda. Nascere in mezzo ai pomodori, angurie e vigneti non gli ha impedito di entrare in contatto con una delle più spettacolari e stupefacenti arti del mondo: la musica. Comincia a suonare a 11 anni, ma il punto di svolta arriva il giorno della cresima, quando la madrina gli regala una splendida Fender Stratocaster; e si sa, per un musicista la sua chitarra è un po’ come una compagna di vita, che lo conduce attraverso il suo viaggio musicale. Passando di band in band, arriva a Maggio dell’anno scorso, il 2016, quando pubblica il suo primo album da solista: In punta d’ardire.

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In punta d’ardire è un album composto da 17 brani: 12 inediti in italiano di cui 5 riproposti in lingua inglese. Per quanto riguarda il testo, Carboni usa un linguaggio abbastanza scorrevole e piacevole, che lascia spazio alla fantasia anche se a piccoli tratti forse un po scontata. Dal punto di vista strumentale si nota subito la presenza di una chitarra prorompente che da forza ai brani, buona notizia per gli amanti del genere ma che potrebbe risultare un po eccessiva per un pubblico più ampio. Le tematiche affrontate sono molto generiche, trattate molto spesso in prima persona, che riportano al classico sound del Rock italiano. Per essere un album totalmente auto prodotto, arrangiato e registrato possiamo dire che il risultato è abbastanza soddisfacente e piacevole da ascoltare.

Abbiamo contattato Gianni Carboni per una breve intervista, per introdurci un po nel suo mondo e  farci immedesimare nel suo modo di fare musica:

Gianni, nella tua biografia affermi di essere un cittadino del mondo, spiegaci che significato ha per te questa affermazione.

Cittadino del mondo è un concetto strettamente legato all ambito musicale, infatti, come non mi piacciono nella vita normale, le etichettature, non mi piacciono neanche per quanto riguarda la musica.Penso che essa sia un linguaggio universale che non abbia bisogno necessariamente di una distinzione di genere, la musica è bella a prescindere dal genere, dallo stile e dal tipo di musica che un artista decide di fare.

Provieni dalla Sardegna, cosa vuol dire per un artista emergente, è una vantaggio o uno svantaggio.

Essere un artista in Sardegna vuol dire avere il cuore diviso in due, una parte che vorrebbe sconfinare e andare a cercare fortuna in altre città come Milano o Roma, e un altra che invece ti tiene legato al tuo territorio. Perché in Sardegna è più difficile che tu faccia l’incontro della tua vita, ma allo stesso tempo è comunque presente una buona realtà musicale, composta sia da musica folcloristica ma anche da musica pop, intesa come tutta quella musica un po più convenzionale. Per il momento io faccio parte di quegli artisti che rimangono in Sardegna e cercano di promuovere la nostra realtà.

In punta d’ardire è il brano che da il nome al tuo primo album da solista, ed è uscito a maggio 2016. Spigaci un po perché hai scelto proprio questo pezzo.

Personalmente penso che a livello musicale e strumentale ci siano altri pezzi all’interno dell’album che risultano più orecchiabili e quindi più adatti al lancio dell’album, ma ho voluto azzardare con In punta d’ardire perché lancia un massaggio più profondo, cioè quello di affrontare la vita con più coraggio e fregandosene delle aspettative degli altri.

In punta d’ardire è un album che ti sei completamente auto prodotto, quali sono state le difficoltà che hai affrontato nella sua realizzazione.

La prima grossa difficoltà è stata senza dubbio l’aspetto economico, perché comunque la realizzazione di un album implica una grossa spesa, soprattutto se affrontata singolarmente. Poi, il tempo; infatti per via del lavoro mi trovavo molto spesso a registrare di notte. Un’altra difficoltà si presentava quando magari andavi a proporti nei locali per suonare e nella maggior parte dei casi richiedevano di fare delle cover, e suonando sempre cover a volte era difficile per me trovare una mia identità.

Gianni non si ferma mai, infatti sta già lavorando ad un nuovo album che uscirà approssimativamente, verso la fine di quest’anno. Per ora ci ha anticipato solo l’intenzione di attenuare la sua chitarra prorompente miscelandola con un po di elettronica. In più tra qualche mese realizzerà un brano in coproduzione con un altro artista: Andrea Manca.

 

 

Actual, le note vocali (lunghe) uccidono

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Dedicato a tutte le vittime delle note vocali lunghe“. Sembra la frase di epilogo di uno di quei messaggi istituzionali sulla prudenza alla guida o sulla corretta alimentazione, invece è “solo” il sottotitolo scelto da Leonardo Bocci e Lorenzo Tiberia, in arte “Actual” per tutti gli amanti e i frequentatori di Facebook, per il loro nuovo, anzi nuovissimo video.

Divertente, spassoso, leggero e spiritoso. Ma anche, e sicuramente, distopico, riflessivo, accorto e, in un certo qual senso, impegnato. Perché? Il tema scelto è sicuramente di grande attualità e, per quanto lo si voglia trattare con banalità e superficialità, preminenza.

Da ormai quasi quattro anni, infatti, WhatsApp, stranota app di messaggistica istantanea, ha introdotto una nuova funzione all’interno dell’interfaccia di chat, di scambio: la, stranota anch’essa, memo vocale, o messaggio vocale che dir si voglia (o come volete chiamarla voi). Bene, nulla di strano in effetti. Se non fosse per il fatto che per strada – e non solo per strada -, da quel momento, si son viste più che mai persone attaccate con la bocca (e la testa) al microfono, bypassando la semplice e tradizionale telefonata, ormai superata. Ma soprattutto oltrepassando (ed è questa la vera novità) anche il “messaggio di testo”, che già aveva subito un notevole potenziamento nel vedersi cambiare i connotati da SMS a istantaneo, con l’avvento, per l’appunto, di varie applicazione.

nota-vocaleTra entusiasmo e malumori, sentimenti suddivisi equamente fra coloro i quali ne fanno largo utilizzo e chi, invece, se potesse le eliminerebbe subito, si infilano tutti quelli che ne fanno un uso consapevole, ragionato e pratico. Ed anche gli Actual, crediamo, si posizionerebbero lì. Sì, perché il contenuto della loro ultima creazione non solo fa ridere, ma fa ragionare. Anzi, proprio perché crea ilarità fa acquisire meglio il concetto di fondo, ci fa essere un po’ più consapevoli: come dire, non è sbagliato inviare memo vocali, ma quando servono e, soprattutto, nella logica con cui sono state introdotte: concise, brevi, da tenere in considerazione in situazione dove per tempo, circostanza o semplice emergenza è più comodo far così che altrimenti: la comodità, parola chiave.

Gli italiani, ma non solo, hanno distorto completamente l’idea di comodità relativa agli audio message, facendone praticamente sempre uso. Che i malefici ideatori di WhatsApp lo sapessero già, o che la cosa in sé abbia sorpreso anche loro, non ci è dato sapere: geni del male o solo fortunati, insomma. Buon per loro, in ogni caso.

Resta il fatto che, se è vero com’è vero che questo strumento/funzionalità non uccide (tranne che alla guida, lì il discorso si fa serio), rende sicuramente meno liberi. Questo gli Actual lo hanno rappresentato benissimo: perdere il lavoro, gli affetti, la partita di calcetto, finanche la vita: un’esagerazione, lo sappiamo, ma neanche così tanto.

E’ risaputo che, prima o poi, i contenuti distopici si avverino (“1984” di Orwell, per esempio). E non vediamo molto lontana l’ipotesi in cui ciò possa accadere anche nel quadro delineato dagli abilissimi Actual. Complimenti a loro insomma, voto 8, a loro e all’abile regia/scrittura di Ludovico Di Martino.

Adesso fatevi due risate. Ma pensateci.