FASMA

di Alessio Boccali

“VOGLIO SOLO CHE SI CAPISCA CHE FASMA NON SONO (SOLO) IO, MA UNA STRADA CHE TIBERIO HA DECISO DI INTRAPRENDERE”

Ho incontrato Fasma (all’anagrafe Tiberio Fazioli) all’alba del suo esordio sul palco del Teatro Ariston e in un clima estremamente disteso si è parlato di “Per sentirmi vivo” e del messaggio che la sua musica vuole veicolare.

Ciao Tiberio! Innanzitutto, come stai? Com’è stare qui a Sanremo?
Ciao Alessio, diciamo che sto. Arrivare qua è bello, ma molto ansiogeno. Incontrare per la prima volta un mondo che è fortemente preparato al Festival è un bel banco di prova. Ho tanta voglia di far ascoltare la mia musica, ma c’è anche tutto un intorno che va vissuto e non è facile farlo.

Eppure, dalle tue esibizioni, come da quelle dei tuoi colleghi, nel percorso per arrivare sul palco dell’Ariston si è sempre avvertita una grande padronanza…
TI ringrazio. Non devo essere io a sostenerlo, ma mi fa molto piacere sentirmelo dire. Certo, affrontare il palco di Sanremo è tutta un’altra storia rispetto ai “miei” palchi. Sono abituato ad aprire le “cerchie”, a buttarmi tra la gente, a cantare insieme alle persone; qui, naturalmente, c’è una maggiore attenzione alla narrazione artista-pubblico. È una cosa nuova che mi sta rendendo sempre più consapevole del mio status di cantante. Vorrei arrivare al pubblico di Sanremo per come sono quando sto tra la “mia” gente.

Ho visto che hai portato qui anche la tua crew, la WFK…
Sì, il mio socio GG sale anche con me sul palco. Era giusto che questo pezzo fosse presentato al pubblico per come è nato, ovvero come un dialogo tra noi.

Nei tuoi pezzi hai spesso preso in prestito il nome di grandi personaggi del passato per i titoli. Se dovessi associare un personaggio a questa “Per sentirmi vivo” a chi penseresti?
Lo sai che è geniale questa domanda? Ti spiego, ho sempre trovato più semplice associare delle immagini ai miei pezzi per comunicare il loro contenuto; Nel mio ultimo album all’attivo “Moriresti per vivere con me”, infatti, trovi tutti titoli molto particolari, non ho mai pensato a un titolo ad effetto. Se dovessi scegliere un personaggio da associare a questo pezzo probabilmente penserei ad una vita da film e quindi, riprenderei come in passato, i nomi di Marilyn e di Lady D. Mi ha da sempre colpito la loro sensibilità. Ti dirò anche che questo pezzo lo associo pure così tanto a me che avrei pure potuto chiamarlo Fasma o Tiberio.

“Via da me, via da te, via da questa città…” da cosa vorresti scappare? Se è una fuga quella di cui vuoi parlare…
No, non voglio scappare. Sto capendo che a volte non è necessario scappare, ma è meglio andarsene, non perché stando fermi si sbaglia, ma perché muoversi ci aiuta ad accettare il passato. È una fuga per non star fermo ad accettare passivamente tutto ciò che ci viene offerto.

Non amo dare etichette alla musica e so che tu la pensi come me, possiamo riflettere però sul potere che associ alle immagini nella tua musica. Hai anche una passione per qualche forma di arte visiva?
Vedo un sacco di film. Il cinema mi fa impazzire. Quando ero più piccolo andavo al cinema anche due volte al giorno e oggi grazie all’insonnia che mi affligge proseguo questo trend.

Per chiudere, qual è il messaggio principe di “Per sentirmi vivo”?
Questo sono io e questo sei tu. Non voglio costringere nessuno a pensarla come me e non voglio indottrinare nessuno. Voglio solo che tutti quanti possano avere la possibilità di fare un viaggio dentro loro stessi come ho fatto io quando l’ho scritta.

Il tuo nuovo disco uscirà il 28 febbraio e si chiamerà “Io sono Fasma”…
Sì, ma non voglio che abbia un’accezione personale. Voglio solo che si capisca che Fasma non sono io, ma una strada che Tiberio ha deciso di intraprendere. Tutti possono portare a casa il loro Fasma.

 

PINGUINI TATTICI NUCLEARI

di Francesco Nuccitelli

Grande rivelazione sul palco dell’Ariston sul quale sono arrivati terzi con la loro “Ringo Starr” nella categoria BIG del Festival di Sanremo 2020, i Pinguini Tattici Nucleari (all’anagrafe Riccardo Zanotti, Nicola Buttafuoco, Lorenzo Pasini, Simone Pagani, Matteo Locati ed Elio Biffi) si sono prestati con grande simpatia alle nostre domande.

Dopo questo Sanremo vi sentite ancora “Ringo Starr” in un mondo di John e Paul?
Non abbiamo mai smesso di esserlo, è vero, abbiamo acquisito molta più visibilità dopo Sanremo, ma restiamo quelli di sempre, Ringo lo siamo stati per molti anni durante la nostra gavetta e anche se la partecipazione a Sanremo ci ha permesso di fare il salto e arrivare al grande pubblico, continuiamo a conservare lo spirito di Ringo Starr.

Com’è suonare sul palco dell’Ariston?
Suonare sul palco dell’Ariston è stata probabilmente una delle esperienze più emozionanti della nostra vita, è stato stimolante ed è stata una sfida con noi stessi in uno dei contesti più complessi con cui un musicista si può rapportare. Abbiamo vissuto una settimana magica piena di cose bellissime e che ci ha caricati al massimo per affrontare al meglio l’instore tour prima ed il tour nei palazzetti poi.

 

Con l’aiuto del WWF e grazie ai Pinguini Tattici Nucleari, da oggi in Antartide ci sono 100 pinguini imperatore che portano i nomi di stelle della musica italiana, e che non sono più in pericolo.

 

Qual è stato il criterio di scelta dei brani per il medley?
Come primo criterio di selezione abbiamo adottato l’ordine cronologico, prendendo le canzoni degli anni 50 e andando poi avanti con i decenni successivi. Abbiamo poi tenuto in considerazione la musicalità dei vari brani e la loro potenza musicale; non tutte le canzoni si riescono ad unire bene con le altre e quindi si doveva trovare qualcosa che avesse una certa potenza musicale, ma che allo stesso tempo avesse delle connessioni armoniche che permettessero alle canzoni di amalgamarsi le une con le altre.

Cosa significava per voi il festival e cosa significherà da oggi in poi?
Era un’esperienza nuova, che avremmo voluto provare. Da oggi in poi sarà una cosa in più che abbiamo fatto, un’esperienza che ci ha permesso di metterci in gioco e provare qualcosa di diverso, strepitoso. Nonostante sia stato molto importante, per noi in fondo è stata però solo una tappa: eravamo già per strada, con il successo di Fuori dall’hype e il tour nei palazzetti in partenza, ma il podio davvero non ce lo aspettavamo.

La vostra canzone di Sanremo?
Della settantesima edizione del Festival ci sono piaciute molto la canzone di Gabbani e quella di Anastasio.

In “Fuori dall’Hype Ringo Starr”, la riedizioni del vostro “Fuori dall’Hype”, ci sono nuovi inediti e nuovi arrangiamenti. Cosa ci potete a proposito?
“Bergamo”, che sembra essere una canzone d’amore per la nostra città natale, è in realtà un brano sulla bellezza, mentre “Ridere” è un pezzo che parla della grande paura generazionale degli gli Under30: la convivenza. Se va male, ci puoi solo ridere su! Ci sono poi gli arrangiamenti di Irene, in acustico con gli archi, e di Cancelleria, registrata live all’RCA Studio.

Neanche il tempo di rifiatare che già ripartirete per il tour. Non riposate mai?
Abbiamo deciso di goderci la vita da John e Paul per un po’, poi vediamo che accadrà.

La Rappresentante di Lista tra Sanremo e Sorrentino: che magia!

Di Alessio Boccali

A poche ore dalla gran serata di gala che omaggerà i 70 anni del Festival di Sanremo, ho incontrato il duo de La Rappresentante di Lista a due passi dal Teatro Ariston…

Ciao ragazzi, innanzitutto come state? Non è proprio la prima volta che sbarcate fisicamente a Sanremo – ci siete già venuti per le prove una settimana fa – come va con l’emozione…

Va bene dai, o meglio, diciamo che siamo moooolto emozionati. Se immaginassimo un grafico x;y che misura il battito dei nostri cuori da quando siamo arrivati qui per la prima volta ad oggi, penseremmo a un andamento a zig zag con il picco d’emozione che sicuramente sarà toccato una volta che metteremo piede sul palco dell’Ariston in eurovisione.

All’Ariston interpretate un pezzo importante della musica italiana come “Luce (tramonti a nord est)” di Elisa. L’ha scelta esclusivamente Rancore? Avete mai avuto dubbi o timori prima di accettare questa collaborazione? Elisa vi ha già contattati? 

Sì, l’ha scelta Tarek (Rancore, n.d.r.), com’è giusto che sia. Non abbiamo mai avuto dubbi, però sicuramente ci siamo presi un momento per riflettere e per riavvicinarci a questo pezzo che ha costellato gran parte della nostra adolescenza. Riscoprendo quelle parole, ci siamo arricchiti di significati nuovi per gli adulti che siamo adesso. Per quanto riguarda Elisa, ci è arrivata voce che abbia ascoltato la nostra versione del suo brano e l’abbia apprezzato.

Uscendo un attimo dalla dimensione Sanremo. Paolo Sorrentino ha scelto la vostra “Questo corpo” per “The New Pope”. Altra bella emozione, eh…

Siamo caduti dalla sedia quando l’abbiamo saputo. Sorrentino è un genio dell’arte a 360°, sceglie sempre delle canzoni per le sue opere che ogni volta ti vien voglia di andare a cercarle. Sempre per “The New Pope”, ad esempio, ha usato anche un canto delle lavandaie della Nuova Compagnia di Canto Popolare, che è in realtà un’opera dell’800 e che in quei giorni stavamo proprio ascoltando perché ci piaceva per una ricerca che stiamo portando avanti da un po’. Ci ha letto nel pensiero.

Torniamo a Sanremo, vi siete mai avvicinati alla gara dell’Ariston o avete mai pensato di farlo?

Ci abbiamo provato un po’ di anni fa con una delle canzoni che è nel nostro album “Bu Bu Sad”, ma non abbiamo passato le selezioni. Seguiamo comunque da sempre il Festival e il pensiero continua ad esserci. Come ha detto Maria Antonietta in un’intervista di questi giorni, quello di Sanremo è un festival mitologico. La serata che omaggia i settant’anni di questa kermesse ne è una conferma.

Come è stato collaborare con un “compositore di platino” come Dario Faini (DARDUST)?

Dario è innanzitutto una persona splendida oltreché un compositore incredibile. Nonostante non ci sia stato tantissimo tempo per provare e per studiare come facciamo di solito, collaborare con Tarek e Dario è stato semplice e, allo stesso tempo, magico.

Quando vi rivedremo in tour?

Ripartiremo da marzo, andremo anche a Parigi e a Londra, e poi torneremo in studio a riposarci, ma soprattutto a scrivere.

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Le pagelle della seconda serata di Sanremo 2020

Di Alessio Boccali e Francesco Nuccitelli

Seconda serata di gara per il festival di Sanremo 2020 e, quindi, seconda mattinata di pagelle per noi direttamente dalla sala Stampa Lucio Dalla.

Piero Pelù – Gigante

Alessio Boccali: Ho fatto fatica a comprendere tutte le parole, ma devo dire che comunque il pezzo gira. Certo mi ricorda un po’ la canzone di Jeeg Robot o, più in generale, la sigla di un’anime… Voto 6

Francesco Nuccitelli: Musicalmente il pezzo è forte, il testo sarà pure interessante ma nel live è poco comprensibile. Il palco lo gestisce alla grande, ma per festeggiare quarant’anni di carriera è un po’ poco. Voto 6,5

Elettra Lamborghini – Musica (e il resto scompare)

A.B.: Elettra sale sul palco emozionata e molto meno sciolta del solito. Nemmeno il suo twerk è così “convinto”. Il pezzo ha l’unica pretesa di entrare in testa: ci riuscirà e sarà la hit dell’estate quando il resto, giocoforza, scomparirà. Voto 5 

F.N.: La canzone sarà un tormentone, ma sul palco dell’Ariston stona parecchio. Nell’album rende, l’idea del brano è interessante, ma l’emozione è penalizzante per la sua performance. Voto 6

Enrico Nigiotti – Baciami adesso

A.B.: Bello l’assolo di chitarra, per un resto un pezzo più pop che d’autore che non entusiasma né arricchisce il curriculum di belle canzoni scritte dal cantautore livornese. Voto 4,5

F.N.: Dopo “Nonno Hollywood”  tutti si aspettavano molto di più. La ballad non gira, il testo è semplice (per una bella penna come la sua) e lui non colpisce sul palco. Voto 5

Levante – Tikibombom

A.B.: Brano alla Levante 2.0. Convincente, ma non pienamente nei miei gusti. L’esordio della cantautrice sul palco dell’Ariston è comunque pregno di personalità. Voto 6,5

F.N.: Il brano è interessante, la giovane artista siciliana convince al suo esordio. Grinta e forza per un brano impegnato. Voto 6,5

Pinguini Tattici Nucleari – Ringo Starr

A.B.: Quota pop – indie dell’anno. A me son sempre piaciuti e non dispiace nemmeno questo pezzo. Non so però quanto possa essere azzeccato per la kermesse. Voto 6,5

F.N.: Momento simpatia nel festival. La band indie si diverte e fa divertire, il pezzo suona bene e piace al pubblico. Per una volta Ringo Starr diventa protagonista. Voto 7,5

Tosca – Ho amato tutto

A.B.: La bellezza di un racconto cullato da una voce elegante ed emozionante. Nell’inciso ricorda l’interpretazione di Salvador Sobral all’Eurovision song contest del 2017. Tosca è una (gran) signora della musica. Voto 8 

F.N.: La voce di Tosca è da brividi, il pezzo è bello e lei lo interpreta divinamente.  Performance elegante e di classe. Voto 8,5

Francesco Gabbani – Viceversa

A.B.: Pezzo pop, ma con una buona impronta autorale. Piacevole e delicatamente sorprendente. Voto 7

F.N.: Messa da parte la scimmia, il Gabbani 2.0 colpisce con un brano intenso e impegnato. Outsider di questo festival. Voto 8

Paolo Jannacci – Voglio parlarti adesso

A.B.: Lui è emozionante ed emozionato. Strano vederlo lontano dal pianoforte, ma grazie a questa assenza riesce a far intravedere il sangue teatrale che gli scorre nelle vene. Ahimè, il pezzo non è proprio originalissimo. Voto 6

F.N.: Esordio positivo per il figlio d’arte. Il pezzo è molto sanremese, teatrale al punto giusto e vocalmente preciso. Non vincerà, ma il testo (personalmente) merita. Voto 7

Rancore – Eden

A.B.: Carico, motivato e con un pezzo dal ritmo incalzante e dal testo pungente. Bella anche l’interpretazione, come sempre “sul pezzo”. Voto 8

F.N.: Grintoso e arrabbiato al punto giusto. Rancore al suo esordio da solista si comporta benissimo. L’orario (come per altri) è stato penalizzante, ma lui è forte e veramente bravo. Voto 8

Junior Cally – No grazie

A.B.: Incavolato al punto giusto: forse un po’ populista, ma innegabilmente pieno di verità. Giusta la scelta di scendere in campo a volto scoperto. Voto 7

F.N.: Mettiamo da parte le polemiche per un momento; il pezzo gira bene, è polemico e politico al punto giusto. La performance colpisce e il ritornello rimane in testa. Voto 7

Giordana Angi – Come mia madre

A.B.: Pezzo pop un po’ scarico per la vena cantautorale dell’autrice romana. Bello il pensiero, ma si poteva fare di più. Voto 5

F.N.: Anche per lei – come per gli altri – l’orario è penalizzante. Lei è tra le cantautrici più interessanti del panorama italiano, ma questo pezzo non le rende giustizia. Voto 4,5

Michele Zarrillo – Nell’estasi o nel fango

A.B.: Esce dal suo sentiero, lo fa a notte fonda con tanta energia e coraggio. Esempio chiaro di un artista che ha saputo rimettersi in gioco. Da premiare. Voto 6,5

F.N.: Fuori dalla sua comfort zone, Zarrillo si mette in gioco con un brano bello e musicalmente coraggioso. Il veterano del festival chiude la seconda puntata in un orario improponibile, ma con il suo consueto sorriso. Voto 7

 

Qui Le pagelle della prima serata di Sanremo 2020

Fasma: “Voglio solo che si capisca che Fasma non sono (solo) io, ma una strada che Tiberio ha deciso di intraprendere”

Di Alessio Boccali

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Giorno 2 della kermesse sanremese. Ho incontrato Fasma (all’anagrafe Tiberio Fazioli) all’alba del suo esordio sul palco del Teatro Ariston e in un clima estremamente disteso si è parlato di “Per sentirmi vivo” e del messaggio che la sua musica vuole veicolare.

Ciao Tiberio! Innanzitutto, come stai? Com’è stare qui a Sanremo?

Ciao Alessio, diciamo che sto. Arrivare qua è bello, ma molto ansiogeno. Incontrare per la prima volta un mondo che è fortemente preparato al Festival è un bel banco di prova. Ho tanta voglia di far ascoltare la mia musica, ma c’è anche tutto un intorno che va vissuto e non è facile farlo.

Eppure dalle tue esibizioni, come da quelle dei tuoi colleghi, nel percorso per arrivare sul palco dell’Ariston si è sempre avvertita una grande padronanza…

TI ringrazio. Non devo essere io a sostenerlo, ma mi fa molto piacere sentirmelo dire. Certo, affrontare il palco di Sanremo è tutta un’altra storia rispetto ai “miei” palchi. Sono abituato ad aprire le “cerchie”, a buttarmi tra la gente, a cantare insieme alle persone; qui, naturalmente, c’è una maggiore attenzione alla narrazione artista-pubblico. È una cosa nuova che mi sta rendendo sempre più consapevole del mio status di cantante. Vorrei arrivare al pubblico di Sanremo per come sono quando sto tra la “mia” gente.

Ho visto che hai portato qui anche la tua crew, la WFK…

Sì, il mio socio GG sale anche con me sul palco. Era giusto che questo pezzo fosse presentato al pubblico per come è nato, ovvero come un dialogo tra noi.

Nei tuoi pezzi hai spesso preso in prestito il nome di grandi personaggi del passato per i titoli. Se dovessi associare un personaggio a questa “Per sentirmi vivo” a chi penseresti?

Lo sai che è geniale questa domanda? Ti spiego, ho sempre trovato più semplice associare delle immagini ai miei pezzi per comunicare il loro contenuto; Nel mio ultimo album all’attivo “Moriresti per vivere con me”, infatti, trovi tutti titoli molto particolari, non ho mai pensato a un titolo ad effetto. Se dovessi scegliere un personaggio da associare a questo pezzo probabilmente penserei ad una vita da film e quindi, riprenderei come in passato, i nomi di Marilyn e di Lady D. Mi ha da sempre colpito la loro sensibilità. Ti dirò anche che questo pezzo lo associo pure così tanto a me che avrei pure potuto chiamarlo Fasma o Tiberio.

“Via da me, via da te, via da questa città…” da cosa vorresti scappare? Se è una fuga quella di cui vuoi parlare…

No, non voglio scappare. Sto capendo che a volte non è necessario scappare, ma è meglio andarsene, non perché stando fermi si sbaglia, ma perché muoversi ci aiuta ad accettare il passato. È una fuga per non star fermo ad accettare passivamente tutto ciò che ci viene offerto.

Non amo dare etichette alla musica e so che tu la pensi come me, possiamo riflettere però sul potere che associ alle immagini nella tua musica. Hai anche una passione per qualche forma di arte visiva?

Vedo un sacco di film. Il cinema mi fa impazzire. Quando ero più piccolo andavo al cinema anche due volte al giorno e oggi grazie all’insonnia che mi affligge proseguo questo trend.

Per chiudere, qual è il messaggio principe di “Per sentirmi vivo”?

Questo sono io e questo sei tu. Non voglio costringere nessuno a pensarla come me e non voglio indottrinare nessuno. Voglio solo che tutti quanti possano avere la possibilità di fare un viaggio dentro loro stessi come ho fatto io quando l’ho scritta.

Il tuo nuovo disco uscirà il 28 febbraio e si chiamerà “Io sono Fasma”…

Sì, ma non voglio che abbia un’accezione personale. Voglio solo che si capisca che Fasma non sono io, ma una strada che Tiberio ha deciso di intraprendere. Tutti possono portare a casa il loro Fasma.

Le pagelle della prima serata di Sanremo 2020

Di Alessio Boccali e Francesco Nuccitelli

Prima serata tra alti e bassi, ritmi incalzanti, ma nonostante questo lo spettacolo è andato per le lunghe… forse anche troppo. Come ogni anno, Alessio Boccali e Francesco Nuccitelli, nostri inviati a Sanremo, hanno redatto le loro pagelle.

Irene Grandi – “Finalmente io”

Alessio Boccali: Pezzo scritto, tra gli altri, da Vasco e musicato, sempre tra gli altri, da Gaetano Curreri, la responsabilità e l’onore erano grandi insomma, ma la Grandi spreca in parte l’occasione pur essendo LEI – su questo non c’è dubbio -. C’è anche da dire che il pezzo non è di certo il migliore pensato dalla coppia sopracitata. Voto 6

Francesco Nuccitelli: Torna sul palco dell’Ariston e lo fa da protagonista. Il pezzo musicalmente è forte e l’interpretazione è da artista navigata, ma che ha ancora delle cose da dire. Finalmente Irene è tornata, Vasco o non Vasco. Voto 7,5

Marco Masini – “Il confronto”

A.B.: Pezzo che è un classicone alla Masini, forse un po’ meno “spinto” del solito. Con la sua esperienza e la sua penna, avrei osato di più. Voto 6

F.N.: Ci si aspettava qualcosa di più da Masini… il cantante toscano si presenta con un buon brano, non uno dei suoi pezzi migliori, ma si difende bene. Voto 6

Rita Pavone – “Niente (resilienza ’74)”

A.B: Rita Pavone versione punkettona, che se ne frega dell’anagrafe e rockeggia sul palco. Il pezzo è giusto. Sorpresa. Voto 6,5

F.N.: La grande rivelazione di questa prima serata del festival. Padroneggia il palco con una sicurezza impressionante… l’anagrafe non conta quando si è così rock, peccato per il pezzo che non le rende giustizia. Voto 7

Achille Lauro – “Me ne frego”

A.B.: Genio e sregolatezza. Penso che ormai sia ben chiaro che dietro a quel personaggio sopra le righe si nasconde un animo poetico e tormentato. Pezzo OK, ma è la performance globale che alza (e di molto) il voto. Voto 8

F.N.: L’ESIBIZIONE di questa prima ondata. Achille Lauro è meraviglioso su quel palco, la sua performance è incredibile e fuori da ogni schema (se non quello artistico). Il pezzo merita un secondo ascolto per un giudizio migliore. Voto 7,5

Diodato – “Fai rumore”

A.B.: Bravo è bravo, porta sul palco un pezzo tra il pop e il cantautorato che non mi convince pienamente. Diodato ci ha abituato bene, molto bene, e questo lo penalizza. Voto 6,5

F.N.: Lui è bravo, il pezzo è bello, però manca ancora qualcosa per la completa maturazione. Ci si aspettava tanto di più da lui. Voto 6,5 

Le Vibrazioni – “Dov’è”

A.B.: Non riuscirò mai a superare la loro fase Modà… spero che loro, invece, lo faranno presto. Pezzo scarico. Voto 5,5

F.N: Dov’è il rock delle Vibrazioni? Il pezzo è interessante, la presenza di Sàrcina si fa sentire, ma manca la spinta rock. Voto 6

Anastasio – “Rosso di rabbia”

A.B.: Carico a bomba; uno sfogo in cui molti si riconosceranno. Una nota molto lieta a metà tra rap e cantautorato. Non è una sorpresa, ma una piacevole conferma. Voto 7,5

F.N.: Un pezzo rap dalle sonorità rock. Grinta, rabbia e presenza scenica, nella performance del giovanissimo Anastasio c’è di tutto e di più. Il palco dell’Ariston è la cornice perfetta per questo pezzo. Voto 8

Elodie – “Andromeda”

A.B.: Rischioso bissare la coppia di platino Mahmood – Dardust; nella testa c’è ancora il pezzo vincitore dello scorso anno ed Elodie ne risente peccando un po’ di personalità. Il pezzo comunque è ben fatto. Un voto di fiducia, sperando emerga di più l’animo della cantante. Voto 6,5

F.N.: Elodie è brava e canta divinamente, ma il pezzo sa di già sentito. Voto 6

Morgan e Bugo – “Sincero”

A.B.: Morgan sì, Bugo no, il pezzo nì. L’avrei vista meglio cantata dai Bluvertigo con Andy a tastiere e synth e Morgan libero di scorrazzare sul palco. Voto 6

F.N.: La strana coppia del festival porta una canzone interessante. Morgan c’è, si sente ed è un grande performer (promosso); Bugo è intimorito dall’esordio e si vede (rimandato). Voto 6

Alberto Urso – “Il sole ad est”

A.B.: Pezzo né carne né pesce: Poco pop/troppo lirico per lui. Lui è molto bravo vocalmente – nonostante l’emozione di ieri sera -, ma ha bisogno ancora di un po’ di esperienza. Voto 4

F.N.: Ok il bel canto, però qui si esagera. Urso è bravo, ma il pezzo non gli rende giustizia. Voto 4,5

Riki – “Lo sappiamo entrambi”

A.B.: Pezzo pop con l’inserimento di un vocoder piuttosto fastidioso. Visibilmente emozionato e per questo ispira anche tenerezza, ma Sanremo è sempre Sanremo e né il pezzo né la performance ne sono all’altezza. Voto 3

F.N.: L’emozione si fa sentire e si vede. Il giovane artista ex Amici forse non era pronto per il Festival della canzone italiana. Il pezzo è dozzinale e banale. Voto 3,5

Raphael Gualazzi – “Carioca”

A.B.: All’una e passa il suo pezzo ci tiene svegli più del caffè. Tanta carica e tanta classe. Performance destinata addirittura a crescere. Voto 7,5

F.N.: L’ora tarda non ha influito, il pezzo di Gualazzi è bello, musicale, ballabile e divertente. Voto 8

Enrico Nigiotti: “Nonno Hollywood” è una pagina del diario della mia vita.

Enrico Nigiotti, livornese classe ’87, ha ben figurato nell’ultimo Festival di Sanremo portando sul palco un pezzo struggente dedicato al nonno scomparso e ad un mondo e un modo di vivere che non ci sono più. Al di là del buon decimo posto ottenuto, nonostante le sue esibizioni siano state forse penalizzate dall’esibirsi sempre in tarda serata, l’avventura sanremese di Enrico è stata piena di soddisfazioni per i riconoscimenti ottenuti dal pubblico e dalla critica.

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Di seguito le chiacchiere che abbiamo scambiato la mattina prima dell’esordio sanremese:

Ciao Enrico, tu inizi questo Festival con già un riconoscimento in bacheca: il Premio Lunezia per il testo di “Nonno Hollywood”. Te l’aspettavi?

In realtà non me l’aspettavo. Un po’ per il pregiudizio che si ha per chi viene da un talent – che poi io vengo da Livorno, mica dai programmi televisivi (ride, n.d.r.) – e un po’ perché in gara c’erano altri pezzi ben scritti come quelli di Silvestri o di Cristicchi, tanto per citarne due. Son contento che il messaggio del brano sia arrivato, nonostante sia una canzone molto personale, anche se poi già in molti, dopo aver letto il testo, mi hanno detto di rispecchiarcisi. Poi, oh, non ho mai vinto niente in vita mia, quindi sono ancora più felice di aver vinto ‘sto premio!

Hai calcato per la prima volta il palco dell’Ariston tra i giovani (Sanremo 2015, n.d.r.), com’è ora calcarlo nuovamente nella gara dei “grandi”?

A prescindere dalla categoria, Sanremo è sempre Sanremo. Che lo si faccia tra i giovani o tra i big. Guarda Ultimo che, da giovane che era l’anno scorso, già fa numeri da superbig. Salire sul palco dell’Ariston, da cantautori poi, è una cosa molto prestigiosa perché porti la tua musica, porti quello che scrivi su un palco che celebra l’evento musicale più importante dell’anno.

Come sarà duettare con Paolo Jannacci?

Son contento e onorato che abbia accettato. Non volevo fare un duetto cantato perché non ci stava col pezzo e perché volevo dare a questa canzone una veste ancora più intima. Ho scelto Paolo perché è una persona e un musicista eccezionale. Poi nel duetto c’è anche una chicca: un’artista che si chiama Massimo Ottoni. Lui è un sand-artist, che durante l’esibizione, modellerà la sabbia per dare un’immagine alle mie parole.

Una delle artiste che stimi di più è Gianna Nannini, anche lei però è in gara come autrice per Il Volo…

Sì sì, ma tifa per me, lo so già… (ride, n.d.r.).

Finito Sanremo, ti “riposerai” un po’ e poi partirai ad aprile con un tour teatrale. Come mai hai scelto i teatri per portare la tua musica al pubblico?

È una scelta partita a dicembre con tre date di anteprima del tour a Livorno, Milano e Roma, che sono andate molto bene. Per questo abbiamo deciso di perseverare nella scelta del teatro, un ambiente potenzialmente anche molto pericoloso vista la grandezza di questi spazi, che però ti dà la possibilità di godere al meglio di un rapporto più diretto col pubblico e della sovranità dei silenzi. Sì, a teatro e nella musica son belli anche i silenzi.

Tornando a bomba sul pezzo sanremese. “Nonno Hollywood” è un pezzo che hai sempre definito molto intimo, ma se dovessi definirlo con altri aggettivi, come lo definiresti?

Sicuramente lo definirei “vero”. “Nonno Hollywood” è una pagina del diario della mia vita.