Il tratto distintivo della serie televisiva ideata da Noah Hawley è principalmente uno: se ne frega. Se ne frega di spiegare allo spettatore qualsiasi cosa, lasciandolo a ricomporre i pezzi che gli sono stati dati. Se ne frega della storia, preferendo mantenere una narrazione sconnessa ed esteticamente unica. Se ne frega dei collegamenti con il materiale originale, intraprendendo una visione slegata dall’universo cinematografico degli X-Men. Se ne frega persino di ribadire tramite una sigla iniziale la propria identità, tanto che in questa quarta puntata il logo “Legion” dura meno di un secondo. Tuttavia, Legion può permettersi tutto questo senza stonare, perché la sua estetica continua ad essere così immediatamente riconoscibile e originale da rendere questa serie diversa da qualsiasi altra che abbiate mai avuto modo di vedere.
La quarta puntata si apre con un uomo vestito di bianco che parla direttamente alla telecamera: scopriremo più avanti che si tratta del marito di Melanie Bird, Oliver, intrappolato in un piano astrale e che qui ci introduce all’episodio con un monologo che parla della dualità della natura umana, tra empatia e paura.
La dualità è anche il tema di fondo di tutto questo episodio, come anche forse dell’intera serie: è presente nei personaggi di Cary/Kerry, che condividono lo stesso corpo e che provano allo stesso tempo le stesse sensazioni; è presente nella psiche frammentata di David, che confonde realtà e allucinazione; emerge infine più che mai, soprattutto, nella narrazione di questo episodio, in cui è evidente il contrasto tra quello che avviene nel mondo reale e quello che invece è solo una proiezione illusoria. Per buona parte della puntata, infatti, siamo nel mondo reale, dove seguiamo Syd, Ptonomy e Kerry indagare su cosa sia successo realmente a David prima del suo arrivo al Clockworks, in una ricerca che li condurrà fino al dr.Poole, psichiatra che aveva in cura il ragazzo: David, nel frattempo, si ritrova ancora addormentato dopo gli eventi dello scorso episodio, immerso nel tentativo di scappare dal labirinto autoimposto dalla sua stessa mente e dalle visioni che lo perseguitano.
Dopo alcune puntate dove le location erano restate abbastanza statiche, concentrandosi sulla mente del giovane mutante, la narrazione di questo “Chapter 4” si fa infatti molto più dinamica e corale, con alcune sequenze di azione decisamente inaspettate. In aggiunta, arrivano anche i primi chiarimenti: scopriremo nel corso dell’episodio che il cane che compare nei ricordi di David in realtà non è mai esistito, così come che Lenny (l’amica di droghe di David) in realtà era un uomo grassoccio, Benny. Sono allora proprio queste le cose che fanno arrivare la conferma di quello che gli spettatori più attenti avevano già subodorato: quasi tutto quello che abbiamo avuto modo di vedere nei ricordi del ragazzo è finto, o perlomeno totalmente distorto.
Ma allora quanto di quello che abbiamo visto è vero, e quanto è invece una proiezione mentale o una modificazione operata dalla mente di David? Ancora non lo sappiamo, e nemmeno è detto che ci verrà data una risposta. Legion se ne frega anche di darne una e tutto quello che abbiamo, invece, sono delle idee e delle immagini da incastrare tra piani astrali, temporali, mentali diversi. Per adesso però è tutto talmente divertente che c’è da dire che alla fine, delle risposte, ce ne freghiamo un po’ anche noi.