Lo streaming salverà la musica?

Music-StreamingIl mercato della musica in Italia non sta di certo vivendo un periodo florido. Nel 2016 i dati riguardanti le vendite fisiche hanno registrato un nuovo trend negativo. Tuttavia il mercato della musica digitale ha registrato una lieve impennata per merito delle piattaforme di streaming, sempre più caratterizzata da una vasta scelta di offerte.

Eppure a differenza di altri mercati come quello statunitense, in cui lo streaming ha sorpassato la musica fisica nel 2014, la crescita della musica in streaming sul mercato italiano matura ai danni di un mercato del download in calo sempre più accentuato. Questa tendenza mostra con chiarezza i limiti della musica digitale in download, incapace di reggere il confronto con la convenienza e la libertà di fruizione di piattaforme come Spotify, Deezer, Soundcloud, Tidal o lo stesso YouTube.

A crescere in maniera più evidente in termini di fatturato è lo streaming su abbonamento, un vero e proprio punto di forza delle piattaforme sopracitate che a prezzi bassissimi offrono all’utente una quantità di brani musicali immensa.

In conclusione di questa analisi va però analizzato il profitto che gli addetti ai lavori di un progetto artistico ricavano dagli ascolti su queste piattaforme; sono ancora troppo basse le cifre percepite, che appaiono drasticamente inferiori se paragonate al mercato delle copie fisiche degli album. Insomma, un’evoluzione quella del mercato discografico che ha forse bisogno di regolamentazioni nuove per tutelare maggiormente gli artisti.

Lo streaming salverà la musica? Come dicevano gli antichi “Ai posteri l’ardua sentenza!”

SoundCloud in mano a Google?

La situazione della piattaforma berlinese è apocalittica, ma potrebbe essere salvata da un miracolo biblico, anzi tecnologico. Dopo l’illusione di Spotify, è arrivato sulla scena il vorace Google, pronto a stipulare un accordo davvero vantaggioso per esso.

Infatti big G è intenzionata ad acquistare la SoundCloud Ltd. per una cifra attorno ai 500 milioni di euro, la metà di quanto richiesto effettivamente dalla società tedesca. Ma, voglia il ritiro di Spotify per timori futuri – eventuali problematiche che di fatto comprometterebbero l’ipotetica quotazione a partire da quest’anno -, voglia la paura del naufragio totale  – i conti, seppur secretati dal 2014, presagiscono un segno negativo -, l’accordo potrebbe essere accettato lo stesso.

Si arriverebbe così ad una storica firma che allargherebbe l’universo musicale del colosso americano che vanta già l’applicazione Google Play Music. Inoltre irromperebbero sulla scena una miriade di artisti underground che hanno un legame fortissimo con i propri fan, basati sul tasto “Play” – ascoltatori che sono all’incirca 175 milioni nel mondo e darebbero manforte al progetto di Google.  Per SoundCloud invece una salvezza economica e una rassicurazione al suo popolo di utenti, pronti a continuare questa storia nata nel 2008 e ricca di soddisfazioni personali.