Piacere, siamo gli Elephants in the Room e “Done” è il nostro biglietto da visita

Di Alessio Boccali
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ph. Credit: Jacopo Mancini

È un biglietto da visita più che ben accetto quello degli Elephants in the Room, all’anagrafe Daniele Todini, Emanuele Stellato ed Eric Borrelli,. La loro “Done” è un bel brano dal respiro internazionale frutto di una ricerca e di una sperimentazione portata avanti fin dai tempi dell’adolescenza suonando ogni genere di musica in quel di Roma Nord e non solo, e arrivata a un buon livello di maturazione grazie all’incontro artistico con i ragazzi di MZK lab. Nel giorno d’uscita del loro singolo, ho deciso di scambiare quattro chiacchiere con loro per conoscerli meglio.

Ciao ragazzi, partiamo da “Done”, il vostro singolo, cosa racconta e come è nato?

Ciao! “Done” racconta, principalmente, un disagio interiore basato sulla monotonia di una vita noiosamente normale. Il protagonista si ritrova solo con i suoi pensieri e si rende conto di aver perso il controllo solo quando arriva a chiedersi “che cosa ho fatto”. Da qui il titolo infatti. Il pezzo nasce dall’idea del ritornello con una semplice linea vocale ed una chitarra acustica, adattato poi alla realtà del nostro trio. Solo successivamente è iniziata la collaborazione con i ragazzi di MZK Lab. A quel punto avevamo tutti i tasselli che avrebbero delineato il sound che potete ascoltare oggi!

Come nascono gli Elephants in the Room, invece?

Ci conosciamo da quando abbiamo imbracciato gli strumenti per la prima volta, e dopo aver fatto varie esperienze musicali (insieme e non) abbiamo deciso di iniziare questo percorso. Non c’era un’idea precisa sul cosa saremmo andati a fare, c’era tanta voglia di suonare e scrivere belle canzoni, o almeno che rispecchiassero il nostro concetto di “bello”.

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ph. Credit: Jacopo Mancini

Provenite tutti quanti da un percorso musicale assai variegato (insieme e non), come avete fatto a trovare la quadra per raggiungere il sound degli Elephants in the Room?

Il segreto è proprio quello! Siamo riusciti a mettere una parte di ciascuno di noi, e del nostro background, nel sound. È stato un processo naturale e senza decisioni prese prima di iniziare. Insomma, abbiamo voluto vedere dove andavamo a finire suonando liberamente.

Quanto conta per voi sperimentare e quanto, invece, vi lasciate influenzare dalla musica che ascoltate?

Sono entrambe facce di un’unica medaglia. Cerchiamo costantemente di assimilare più possibile da quello che ci piace ma allo stesso tempo siamo pronti a metterlo in discussione o, perché no, a stravolgerlo.

Dietro a questa prima produzione ufficiale ci sono i ragazzi della MZK lab, in cosa avete sentito maggiormente il loro aiuto?

Lavorando con loro ci si è aperto un mondo, abbiamo trovato il tassello mancante, l’orecchio esterno che analizza la piega che il brano sta prendendo. “Done” è stato il brano perfetto per capire le potenzialità di questa collaborazione!

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ph. Credit: Jacopo Mancini

Nel brano raccontate l’alienazione del vivere quotidiano, la fatica che si prova anche solo nell’uscire dalla propria stanza per affrontare una nuova giornata. Una sensazione che porta alla solitudine e dunque alla follia. C’è un qualcosa di autobiografico nel brano? Quale consiglio dareste al protagonista di “Done” per tornare a respirare?

(Risponde Eric Borrelli) Diciamo di si, è stato un pò il riflesso di un periodo della mia vita abbastanza monotono e senza stimoli che mi interessassero veramente. Alla ricerca della mia strada ho voluto, anche enfatizzando alcune emozioni, descrivere il mio stato d’animo. Un consiglio da dare al protagonista sarebbe stato quello di abbandonare quella monotonia per riuscire a concentrarsi sui suoi sogni e le sue passioni… ed è proprio quello che sta facendo ora!

Vi siete mai sentiti attratti dalla scrittura in italiano?

Certamente! All’inizio non l’avevamo nemmeno preso in considerazione, ma con il passare del tempo non nascondiamo che qualche esperimento è stato fatto. Speriamo di potervi far ascoltare qualcosa in futuro!

Per concludere, oltre al classico cenno ai progetti futuri, voglio che sogniate un po’ perché mi piacerebbe sapere come dovrebbe essere il concerto ideale della vostra band…

Tasto dolente! Dolente perché, vista la situazione che il mondo sta vivendo, speriamo di avere quanto prima la possibilità di tornare su palchi più o meno grandi. Ci aspetta tanto lavoro da fare per allestire un live che sia all’altezza delle produzioni… E non vediamo l’ora!

Ascolta “Done” degli Elephants in the Room su SPOTIFY

MALEDIZIONE INDIE

Di Alessio Boccali

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Dapprima indie e basta, poi indie pop e sul finire ITPOP prima di essere assimilato al pop a tutti gli effetti. Lo abbiamo chiamato in tutti i modi questo “genere musicale” che negli ultimi anni ha riempito le nostre playlist e le nostre orecchie.

Questa tendenza musicale ha vissuto una parabola ascendente tale da far dibattere molto: si son aperti talk sull’indie, improvvisati dibattiti e, addirittura, scritti diversi libri. Ora però che succede? siamo giunti al “canto del cigno”? È notizia di poche ora fa lo scioglimento dei Canova, band milanese di casa MACISTE DISCHI; la notizia ha fatto di certo molto rumore, come accaduto nemmeno un anno fa con l’allontamento dai thegiornalisti e il conseguente esordio da solista di Tommaso Paradiso. Non parliamo poi della separazione professionale tra Carl Brave e Franco126, notizia che è passata forse più in sordina perché mai ufficialmente annunciata con post et similia, ma che ha portato dispiacere a non pochi ascoltatori. Insomma, tanti indizi fanno una prova, l’indie nostrano, per come avevamo imparato a conoscerlo negli ultimi anni, dunque nella sua accezione più pop e mainstream, sembra proprio agli sgoccioli.

Qualcuno naturalmente resiste (o ci lascia con la speranza che sia così): son certo che Calcutta viva da eremita in qualche campagna e stia preparando un ritorno in grande stile, Gazzelle ha rispolverato dal nostro armadio dei ricordi gli Zero Assoluto e ci ha cantato in un singolo nemmeno malaccio, COEZ è vivo, ogni tanto caccia fuori un feat. in cui la sua presenza è forte, poi torna sotto la sabbia, forse a lavorare a un nuovo progetto, altri come Motta o Brunori SAS – tanto per citarne due, ma di esempi da fare ce ne sarebbero un po’ – non hanno mai del tutto virato verso il mainstream – e per questo ho titubato prima di inserirli qui – conservando il loro alone di mistero e, forse proprio grazie a questa scelta, si son salvati dalla maledizione dell’ITPOP. Per i sopracitati il mondo non è mica finito, sia ben inteso, si è aperta forse una nuova pagina di vita, si è compiuta una scelta definitiva tra mainstream e mondo indipendente abbandonando quello che probabilmente era diventato un limbo troppo stretto e nel quale per varie esigenze – comprese quelle artistiche naturalmente, ma non solo – era impossibile rimanere.

Vasco Brondi, il quale anche lui già nel 2018 ha chiuso il percorso artistico de Le Luci della Centrale Elettrica per “ripartire in altre direzioni” (parole sue), ha pubblicato un libro praticamente undici anni fa, “Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero”, del quale, tralasciano il contenuto non in tema, mi piace prendere in prestito proprio il titolo per poi parafrasarlo così: “Cosa racconteremo di questo cazzo di indie”. Non voglio nemmeno togliere la parolaccia perché dà più enfasi a quello che è stato un fenomeno del quale probabilmente avremo da parlare ancora a lungo. Toccherà capire se a posteriori o dopo una nuova rinascita.

P.S. Tutto ebbe inizio, probabilmente, da Calcutta, ergo finché c’è Calcutta c’è speranza.

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ph. Credit Rolling Stone Italia

La sottile linea tra musica e medicina a forma di playlist

musica-1024x628Sin dall’antichità, la musica ha sempre colmato quegli spazi vuoti nella vita, divenendone in certi versi colonna sonora. Ed ora, con la libertà creativa che regala Spotify in ogni momento, c’è la possibilità di dilettarsi in campi particolari, come quello della medicina.

Infatti il New York Presbyterian Hospital ha realizzato una playlist di 40 canzoni pop improntate su una fase molto delicata: la rianimazione cardiopolmonare (RCP) in seguito a casi di arresto cardiaco, annegamento e soffocamento.  Seguendo i criteri fondamentali della tempestività e dell’intensità enunciati dall’ospedale statunitense, risulta che l’operatore debba mantenere un ritmo costante di 100 bmp al secondo, ovvero due colpi ogni istante, per salvare una vita.

Da ciò scaturisce un sottile filo invisibile che collega la velocità dell’azione sanitaria alla performance musicale, grazie a brani, anche famosi, che mantengono, forse per una coincidenza fortuita, quella melodia ‘da cardiopalma’. Sbucano tra questi 40 brani, solo per citarne alcuni, ‘Stay Alive’ dei Bee Gees, ‘Sweet Home Alabama’ di Lynyrd Skynyrd e ‘I will survive’ di Gloria Gaynor.  Brani famosi che, grazie alla playlist ‘Songs to RCP to’, rientrano da oggi nel kit di pronto soccorso con uno scopo puramente vitale.

 

Lo streaming salverà la musica?

Music-StreamingIl mercato della musica in Italia non sta di certo vivendo un periodo florido. Nel 2016 i dati riguardanti le vendite fisiche hanno registrato un nuovo trend negativo. Tuttavia il mercato della musica digitale ha registrato una lieve impennata per merito delle piattaforme di streaming, sempre più caratterizzata da una vasta scelta di offerte.

Eppure a differenza di altri mercati come quello statunitense, in cui lo streaming ha sorpassato la musica fisica nel 2014, la crescita della musica in streaming sul mercato italiano matura ai danni di un mercato del download in calo sempre più accentuato. Questa tendenza mostra con chiarezza i limiti della musica digitale in download, incapace di reggere il confronto con la convenienza e la libertà di fruizione di piattaforme come Spotify, Deezer, Soundcloud, Tidal o lo stesso YouTube.

A crescere in maniera più evidente in termini di fatturato è lo streaming su abbonamento, un vero e proprio punto di forza delle piattaforme sopracitate che a prezzi bassissimi offrono all’utente una quantità di brani musicali immensa.

In conclusione di questa analisi va però analizzato il profitto che gli addetti ai lavori di un progetto artistico ricavano dagli ascolti su queste piattaforme; sono ancora troppo basse le cifre percepite, che appaiono drasticamente inferiori se paragonate al mercato delle copie fisiche degli album. Insomma, un’evoluzione quella del mercato discografico che ha forse bisogno di regolamentazioni nuove per tutelare maggiormente gli artisti.

Lo streaming salverà la musica? Come dicevano gli antichi “Ai posteri l’ardua sentenza!”

Scegliere la musica in base al meteo: adesso è possibile con Climatune

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Spotify ha stretto un accordo con il famoso servizio  Accuweather con l’obiettivo di trovare un nesso tra meteo e ascolti musicali. A questo proposito sono stati accostati i dati merceologici di un anno intero a 85 miliardi di stream su Spotify nella stessa data e posizione geografica. Questa particolare ricerca ha permesso di lanciare Climatune, un sito nel quale si possono ascoltare delle playlist  attinenti al meteo della città in cui ci si trova. La schermata include anche delle animazioni interattive, come labbra giganti che con un click sputano fuori delle bolle di sapone.

La ricerca

L’incrocio di questi dati, raccolti in 100 stazioni in tutto il mondo, ha evidenziato abitudini già note: nei giorni di sole la gente preferisce canzoni cariche e allegre, mentre nelle giornate piovose si prediligono brani tristi, sofisticati, con una propensione particolare per quelli acustici e umani. La ricerca inoltre ha permesso di scoprire come alcune città variano i proprio ascolti in base al meteo(New York e Filadelfia), mentre altre non sono per niente influenzate dal clima(Liverpool, Leeds e Manchester).

La forza del bis in mezzo ai ‘tormentoni’

E’ una settimana di sostanziale equilibrio per Spotify, ma le novità sono già entrate in scena e sono pronte a rivoluzionare l’inizio di questo 2017. Siete pronti?
Ecco la top 10 della terza settimana di Gennaio nella nostra #WeeklySpotify!

#10
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Cambiano i giorni, ma non la posizione. L’ultimo gradino della top 10 ci lascia Justin Bieber con la sua ‘Let me love you’. Un migliaio di ascolti in meno rispetto alla scorsa settimana, ma il pezzo elettro-pop è una conferma dinanzi ad una classifica in pieno fermento dai nuovi dischi!


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Chi invece ha invertito il dato negativamente sono i Maroon 5 con Kenrick Lamar con la loro ‘Don’ Wanna Know’. Infatti il calo di ascolti (57.791) ha portato ad un crollo in nona posizione dalla sesta della scorsa settimana. E’ la dimostrazione di un equilibrio che non può più bastare per questa hit se vuole restare agli apici di Spotify!


#8

Sshakirahakira può rimanere solamente basita per questa posizione. Sale di 200.000 views con la sua ‘Chantaje’ insieme a Maluma, assestandosi a 58.724, ma cala di un posto. Il pezzo è uno dei migliori in ottica club e non ha nulla da temere: ha sofferto solo le new hit! Infatti la cantante spagnola ha un passato con il Belpaese che ci conferma come questo pezzo possa ancora andare avanti per un bel po’ di tempo anche su questa piattaforma streaming.


#7

EPICCOLE-COSE.jpg‘ la settimana del nuovo album targato J-Ax – Fedez e non poteva che essere inaugurato con un pezzo di successo. Dopo il boom su Youtube, ecco i 61.060 ascolti su Spotify con ‘Piccole Cose’, insieme ad Alessandra Amoroso. Un trio inaspettato e innovativo che incuriosisce e convince parecchi ascoltatori virtuali, a tal punto da farli sbalzare in un’ottima posizione considerando l’uscita in settimana. Che sia il preludio di una nuova ‘Assenzio’?


#6

the-chainsmokersIl popolo dei The Chainsmokers rimane incollato a ‘Closer’ a doppio filo. Sono i consueti 64.408 ascoltatori, migliaia più, migliaia meno che non riescono proprio a smettere di sentire questo pezzo. E’ sempre più un tormentone che supera i precedenti del duo americano e lo proietta tra i loro più grandi prodotti! Come non farsi influenzare da quel mix di voci?


#5

parisCi sarà una soluzione per andare avanti dalla loro hit autunnale? Evidentemente sì. Nasce con questi presupposti ‘Paris’, sempre dei The Chainsmokers, pronto a sostituire l’altro pezzo. Con un forte sbalzo a 65.252 ascolti, il nuovo singolo segna l’entrata a metà classifica, a testimonianza di un genere consolidato in Italia. Dapprima ‘Paris’ è in grado di superare l’altro brano e ora cerca di farsi strada negli altri apparecchi di ascolti. Ci riuscirà? Gli inizi fanno presagire bene.


#4

ed-sheeran2Ad un passo dal podio. Si può definire così ‘Castle on the hill’ che paga stavolta il dazio di essere la cosiddetta ‘sorella minore’ di Ed Sheeran e non riesce alla fine a replicare il terzo posto della scorsa settimana. Si appoggia ai più di 72.000 ascolti, a conferma di ripetuti replay da parte degli italiani. Non ha semplicemente la forza radiofonica per rimanere nell’alveo delle 3 posizioni…


#3

fedez-j-axRadio, per l’appunto. J-AX e Fedez, sfruttando l’onda d’urto del nuovo disco come già detto per l’altra hit in lizza, amplificano il successo della loro ‘Assenzio’ salendo da 65.000 a 75.000 ascolti in una settimana, anche grazie alle attenzioni mediatiche. Eravamo convinti di come questa hit avesse le carte in regola per imporsi, ora ne abbiamo la conferma e non credo che si esaurisca in tempi brevi…


#2

clean-banditSi possono avere numeri uguali da una settimana all’altra? Rockbye ci dice di sì. Con le loro 102.700 views, i Clean Bandit, coadiuvati da Anne Marie e Sean Paul,  mantengono la medaglia d’argento e non possono davvero volere più dalla vita. Tra riconoscimenti e passaggi radiofonici, il mix artistico sta segnando la musica italiana a lungo termine. Va solo capita la fine!


#1

ed-sheeran1Ed Sheeran vince anche questa settimana la medaglia di ‘cantante più ascoltato’. Anzi, la sua ‘Shape of you’ accumula altri 7.000 ascolti e raggiunge la soglia record di 147.000 web listen! Numeri immensi per l’artista britannico che, in attesa di sganciare il suo ultimo lavoro, continua a rappresentare la costante per il popolo italiano! E noi, com’è giusto che sia, mostriamo il suo video.

Ci si ‘sente’ la prossima settimana!

Tra predominio Sheeriano e stabilità ‘radiofonica’

Comincia da oggi la rubrica ‘#WeeklySpotify: la classifica settimanale su supporto digitale’, l’appuntamento che esamina la top 10 settimanale della piattaforma streaming più forte del momento. Nata dalla voglia di regalare spazio ad una musica ‘comunitaria’, libera dai vincoli soffocanti delle concessioni delle etichette, la rubrica metterà a fuoco i titoli e i motivi impliciti dietro a queste posizioni. Per cui montate in sella e si parte con la prima puntata riguardante la seconda settimana di Gennaio !



#10

justin bieber.jpgLa posizione 10 si apre con ‘Let me love you’ di Justin Bieber ft Dj Snake, un successo elettro-pop che ha sbancato le classifiche di fine anno. Agganciato alla top 10 grazie ai suoi 56.289 ascolti – che gli vale il sorpasso di poco sul tormentone ‘Tutto molto interessante’ di Rovazzi -,  il singolo ha un tasso d’influenza a lunga durata,  grazie alle radio che lo continuano a trasmettere ogni ora. E’ il segno evidente di un Bieber che piace, aldilà di tutto, ai giovani italiani.



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Il gigante Rag’n’ Bone si trova in 9° posizione, ad appena 200.000 ascolti in più rispetto a Justin Bieber. La sua ‘Human’ sfrutta la potenza della prima uscita, della novità insomma, che viene diramata ai 4 venti, tra pubblicità e radio. Ma è una postazione davvero a rischio, forse siamo alle battute finali su Spotify.


#8

lowlowChi gode di un ottimo inizio è il rapper romano lowlow con la sua ‘Ulisse’, con cui apre il suo percorso discografico con la Sugar. Un’innovazione che piace sia qui con i suoi 58.149 ascolti, sia su Youtube con più di 7 milioni di views. L’ottava posizione, sotto l’etichetta Rap, denota una propensione della comunità virtuale per questo genere, aperto sempre alle new entry.


 

#7shakira
Dalla novità alla persistenza: ecco Shakira in 7° posizione insieme a Maluma con ‘Chantaje’. Un pezzo spagnolo con 58.522 ascolti che si avvantaggia della cantante amata dall’Italia e dal ritmo latino che ci fa ballare nei club.

 



#6

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Tra Spagna e America è questione di migliaia: a 58.996 si attestano i Maroon 5 con Kendrick Lamar. ‘Don’t wanna know’ è l’esempio lampante di come un beat possa condizionare per mesi la classifica: infatti non sono le parole che rimangono impresse bensì quella parte strumentale adatta ad ogni situazione.



#5

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Stacco netto per i The Chainsmoker in quinta posizione. La loro ‘Closer’, insieme ad Halsey, segna 63.417 punti per celebrare una canzone originale, frutto di due punti di vista sul tema amoroso. In maniera silente si sta assestando come un tormentone a lunga durata e per ora sembra proprio non voler scemare!



#4

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Poco più avanti il quartetto di stampo italiano J-Ax, Fedez, Stash e Levante. Le loro 65.381 views sulle note di ‘Assenzio’, dimostrano la forte alchimia creata da questi 4 artisti divisi per strofe (Fedez e J-Ax) e refrain (Stash e Levante). All’inizio eravamo un po’ scettici, ma a forza di sentirla sembra proprio che ci sia un equilibrio buono per le nostre orecchie.



#3

Allungo pesante per ‘la sorella più piccola’ di Ed Sheeran, ‘Castle on ed sheeran2.jpgthe Hill’. Posizionata nel gradino più basso del podio, essa possiede due valenze: la prima a testimonianza di un Ed Sheeran sorprendentemente potente sulle piattaforme, l’altra la forte indipendenza del pezzo che sembra essere stato proiettato come singolo futuro per le radio. Si ha dunque un prodotto tipicamente virtuale che, seppur distante dall’altro, ha una propria rilevanza.



#2

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Tra le due sorelle britanniche, la potente ‘Rockabye’ firmata Clean Bandit – Anne Marie – Sean Paul. Usufruendo dei suoi 102.692 ascolti settimanali, abbatte la frontiera dei tormentoni con un pezzo orecchiabile, esposto ai 4 venti per la sua valenza commerciale. E’ solo merito all’astinenza prolungata dell’artista britannico che non si trovi al primo posto come ha fatto sino all’ultimo dell’anno.



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Assenza duratura che garantisce ad Ed Sheeran il podio di ascolti con ben 140.812. ‘Shape of you’  sfrutta il lancio radiofonico e la scia dei primi giorni che gli hanno permesso di abbattere qualsiasi record. Il segreto? Un singolo rilassante, senza troppi eccessi, che s’impone facilmente nella testa.