Intervista ad Ultimo, il cantautorap romano in gara a Sanremo 2018

27906509_10213761956436610_1691983617_oNiccolò Moriconi, in arte Ultimo, nasce a Roma nel 1996 e, praticamente, da allora vive di musica. In questi giorni è in gara tra le nuove proposte del Festival di Sanremo 2018 col brano “Il ballo delle incertezze”.

Ti definisci un “cantautorap”, ma a cosa ti trovi più vicino a cantautorato o a rap nella tua scrittura e nelle tue ispirazioni?

Sicuramente al cantautorato perché da sempre ho ascoltato maggiormente la musica dei grandi cantautori.

Quanta “periferia” c’è nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni, nella mia ricerca della verità c’è tanta periferia; dalla provenienza dei miei amici, della gente a cui tengo di più… Lì riesco a trovare un senso di appartenenza, che in altre realtà più confortevoli non c’è, e a trarne ispirazione.

Con “Il ballo delle incertezze” hai vinto il premio Lunezia per il miglior testo. Una gran bella soddisfazione, no?

Sì, è stato un premio davvero inaspettato e ne sono davvero felice. Ho da sempre puntato soprattutto sui testi perché penso che siano proprio questi a dar vita alla musica. Sicuramente, per questo motivo, è una soddisfazione doppia.

Nel pezzo sanremese canti “Ché per stare in pace con te stesso e col mondo devi avere sognato almeno per un secondo” è questo il senso di quel Peter Pan che dà nome al tuo nuovo disco?

Sì, si collega tutto. È una frase che ti porta a capire quanto sia importante saper immaginare le cose piuttosto che averle.

Sei un cantautore molto prolifico, hai scritto due album in pochissimo tempo… Erano pezzi che avevi già chiusi nel cassetto?

Ci sono soltanto due pezzi che avevo scritto a 15 anni e sono “Il vaso” e “La casa di un poeta”, gli altri sono stati scritti di recente. Fortunatamente negli ultimi tempi quando mi metto a scrivere mi vengono in mente sempre tante cose da dire.

In una precedente intervista hai dichiarato che sogni di far nascere un movimento artistico? Cosa intendi con questo?

Vorrei far nascere un qualcosa che comprenda tanti tipi di arti. Con la musica e con l’arte in generale, si può arrivare nella vita della gente, nella loro quotidianità, creare un movimento significa quindi creare una forza, che vada oltre l’opera d’arte.

Una curiosità. Quella chiave che prima cantavi di tenere sempre al collo (e lo fai tuttora) e che ora hai anche tatuata sulla mano, cosa rappresenta per te?

La chiave è un oggetto interessante perché apre e chiude. È una possibilità che dai a te stesso di chiudere ed aprire nuove avventure, nuove possibilità.

Ultima domanda: stasera l’esordio sul palco dell’Ariston. Quali sono la paura e la gioia più grandi, che provi in questo momento?

La paura più grande riguarda la mia voce, perché purtroppo non sto molto bene, mentre la gioia più grande sarà sicuramente quella di sapere che le persone che mi vogliono bene saranno davanti al televisore a fare il tifo per me.