Piacere, siamo gli Elephants in the Room e “Done” è il nostro biglietto da visita

Di Alessio Boccali
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ph. Credit: Jacopo Mancini

È un biglietto da visita più che ben accetto quello degli Elephants in the Room, all’anagrafe Daniele Todini, Emanuele Stellato ed Eric Borrelli,. La loro “Done” è un bel brano dal respiro internazionale frutto di una ricerca e di una sperimentazione portata avanti fin dai tempi dell’adolescenza suonando ogni genere di musica in quel di Roma Nord e non solo, e arrivata a un buon livello di maturazione grazie all’incontro artistico con i ragazzi di MZK lab. Nel giorno d’uscita del loro singolo, ho deciso di scambiare quattro chiacchiere con loro per conoscerli meglio.

Ciao ragazzi, partiamo da “Done”, il vostro singolo, cosa racconta e come è nato?

Ciao! “Done” racconta, principalmente, un disagio interiore basato sulla monotonia di una vita noiosamente normale. Il protagonista si ritrova solo con i suoi pensieri e si rende conto di aver perso il controllo solo quando arriva a chiedersi “che cosa ho fatto”. Da qui il titolo infatti. Il pezzo nasce dall’idea del ritornello con una semplice linea vocale ed una chitarra acustica, adattato poi alla realtà del nostro trio. Solo successivamente è iniziata la collaborazione con i ragazzi di MZK Lab. A quel punto avevamo tutti i tasselli che avrebbero delineato il sound che potete ascoltare oggi!

Come nascono gli Elephants in the Room, invece?

Ci conosciamo da quando abbiamo imbracciato gli strumenti per la prima volta, e dopo aver fatto varie esperienze musicali (insieme e non) abbiamo deciso di iniziare questo percorso. Non c’era un’idea precisa sul cosa saremmo andati a fare, c’era tanta voglia di suonare e scrivere belle canzoni, o almeno che rispecchiassero il nostro concetto di “bello”.

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ph. Credit: Jacopo Mancini

Provenite tutti quanti da un percorso musicale assai variegato (insieme e non), come avete fatto a trovare la quadra per raggiungere il sound degli Elephants in the Room?

Il segreto è proprio quello! Siamo riusciti a mettere una parte di ciascuno di noi, e del nostro background, nel sound. È stato un processo naturale e senza decisioni prese prima di iniziare. Insomma, abbiamo voluto vedere dove andavamo a finire suonando liberamente.

Quanto conta per voi sperimentare e quanto, invece, vi lasciate influenzare dalla musica che ascoltate?

Sono entrambe facce di un’unica medaglia. Cerchiamo costantemente di assimilare più possibile da quello che ci piace ma allo stesso tempo siamo pronti a metterlo in discussione o, perché no, a stravolgerlo.

Dietro a questa prima produzione ufficiale ci sono i ragazzi della MZK lab, in cosa avete sentito maggiormente il loro aiuto?

Lavorando con loro ci si è aperto un mondo, abbiamo trovato il tassello mancante, l’orecchio esterno che analizza la piega che il brano sta prendendo. “Done” è stato il brano perfetto per capire le potenzialità di questa collaborazione!

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ph. Credit: Jacopo Mancini

Nel brano raccontate l’alienazione del vivere quotidiano, la fatica che si prova anche solo nell’uscire dalla propria stanza per affrontare una nuova giornata. Una sensazione che porta alla solitudine e dunque alla follia. C’è un qualcosa di autobiografico nel brano? Quale consiglio dareste al protagonista di “Done” per tornare a respirare?

(Risponde Eric Borrelli) Diciamo di si, è stato un pò il riflesso di un periodo della mia vita abbastanza monotono e senza stimoli che mi interessassero veramente. Alla ricerca della mia strada ho voluto, anche enfatizzando alcune emozioni, descrivere il mio stato d’animo. Un consiglio da dare al protagonista sarebbe stato quello di abbandonare quella monotonia per riuscire a concentrarsi sui suoi sogni e le sue passioni… ed è proprio quello che sta facendo ora!

Vi siete mai sentiti attratti dalla scrittura in italiano?

Certamente! All’inizio non l’avevamo nemmeno preso in considerazione, ma con il passare del tempo non nascondiamo che qualche esperimento è stato fatto. Speriamo di potervi far ascoltare qualcosa in futuro!

Per concludere, oltre al classico cenno ai progetti futuri, voglio che sogniate un po’ perché mi piacerebbe sapere come dovrebbe essere il concerto ideale della vostra band…

Tasto dolente! Dolente perché, vista la situazione che il mondo sta vivendo, speriamo di avere quanto prima la possibilità di tornare su palchi più o meno grandi. Ci aspetta tanto lavoro da fare per allestire un live che sia all’altezza delle produzioni… E non vediamo l’ora!

Ascolta “Done” degli Elephants in the Room su SPOTIFY

Giulia Penna: “La musica è il diario dei miei giorni. La romanità, la mia verità”

Di Alessio Boccali

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Giulia Penna, cantautrice e web performer romana, dopo un passato da artista di strada e una gavetta piena di kilometri percorsi e partecipazioni a diversi concorsi canori, ha trovato la sua dimensione ideale nel mondo della rete dove è seguitissima grazie alla sua genuinità e alla sua schiettezza. Il suo progetto musicale, concretizzatosi in un lavoro indipendente, ha ricevuto già diversi riconoscimenti dal pubblico e arriva oggi alla pagina di diario dedicata all’estate. Un’estate decisamente particolare durante la quale, scrivendo sul suo diario musicale, Giulia ha deciso di raccogliere i frutti di quel “Bacio a distanza”, questo il titolo del brano, che noi tutti abbiamo mandato, durante il lockdown, a chi poteva starci vicino soltanto col pensiero. Qualche mattina fa i kilometri che separano Roma, la nostra mamma comune, e Milano, la sede attuale di Giulia, sono stati cancellati da una piacevole chiacchierata telefonica:

Ciao Giulia! Per giocare un po’ col nome del tuo nuovo singolo, ti chiedo: come stai vivendo questo ritorno all’accorciamento parziale delle “distanze”?

Ciao Alessio! Bene dai, è stata dura e sarà sicuramente un’estate particolare, ma voglio viverla come una ripartenza, proprio come il mio singolo “Bacio a distanza”, che vuole raccontare la stagione calda cercando di dare un messaggio di rinascita. Secondo me, in questo periodo abbiamo imparato a dare più valore alle persone e alle relazioni e, con questo brano, canto che è giunto il momento di andarmi a “riprendere” tutti coloro che mi sono mancati perché l’estate, e la vita in generale, sono belle solo con loro.

È stato difficile concepire un pezzo fresco come “Bacio a distanza” in una situazione così critica o questo ha rappresentato una sorta di liberazione, di evasione per te?

Durante la quarantena è uscito anche un altro mio singolo, “Soli anche insieme”, che raccontava proprio un momento di solitudine, un momento buio. Non era nulla di premeditato, ma è successo e, in parte, ha anche rappresentato il mio stato d’animo iniziale. Non ti nascondo che nelle prime settimane di lockdown ero molto spaesata e impaurita per il futuro, tuttavia, nella mia vita ho imparato sempre che dai momenti bui posso sempre trovare la forza per far nascere delle cose belle e quindi bisogna sempre rialzarsi. Ce l’ho messa tutta, mi sono ricaricata e ho scritto “Bacio a distanza”.

Tutte le copertine dei tuoi ultimi singoli sono pensate come delle pagine di un diario…

Sì, il 2020 lo avevo immaginato come l’anno per raccontarmi nelle mie diverse sfaccettature, nelle mie tante e variegate esperienze. Naturalmente, ci saranno altre pagine di diario, non mi fermerò a causa di questi mesi che abbiamo trascorso, anzi, avrò tante nuove emozioni da raccontare. La musica è il diario dei miei giorni.

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È sempre stato così viscerale il tuo rapporto con la musica, come la vivevi prima della notorietà?

Sì, la musica è sempre stato il carburante della mia vita. Sono stata artista di strada, ho partecipato a diversi concorsi come, ad esempio, il Festival di Castrocaro, e ora eccomi qui a capo del mio progetto musicale indipendente e con un occhio speciale per le collaborazioni sul web. Internet, devo e voglio riconoscerlo, mi ha dato veramente tante opportunità.

A proposito del web, oltre a sottolineare il potenziale che la rete in generale, e soprattutto i social, hanno, vorrei chiederti qualcosa sulla responsabilità che una star del web deve nutrire nei confronti del pubblico…

Assolutamente, è davvero importante fare attenzione a ciò che si comunica. Io ho sempre cercato di trasmettere messaggi positivi, di mostrarmi nella mia genuinità. Poi certo, siamo esseri umani, si sbaglia e si sbaglierà sempre, però cerco sempre di stare attenta e di fare il mio meglio. Ci sono ormai intere generazioni che stanno crescendo con la rete, è davvero essenziale per noi creatori di contenuti di qualsiasi natura responsabilizzarci.

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Con il video ufficiale del singolo hai coinvolto tanti amici del mondo del web e del mondo dello spettacolo in generale. Dai loro contributi video a distanza, è nata poi la Challenge che hai sottoposto ai tuoi fan…

Esatto, avevo tanta voglia far ballare le persone. Sentivo, soprattutto in questo momento, la necessità che le persone, ascoltando il mio brano, si staccassero dalla realtà e iniziassero a muoversi. Per il video, poi, ringrazio tutti gli amici che mi hanno inviato i loro contributi filmando la loro quotidianità. Volevo una cosa che fosse il più naturale possibile; non avrebbe avuto senso fare un video su una barca o in spiaggia insieme a tante persone. Ho voluto essere vera fino in fondo e ho raccontato la mia quotidianità fondendola con quella dei miei amici.

A proposito di genuinità. Nei tuoi brani, soprattutto in quelli più intimi c’è tanta Roma, c’è il tuo accento che non hai mai nascosto, ci sono quei vocaboli che a noi romani risultano più familiari…

Sì, il romano è la mia lingua, rispecchia me stessa. È il mio marchio di fabbrica che non vorrò mai perdere. Scrivo e canto come parlo, fa parte del mio mostrarmi senza filtri. La mia romanità è la mia verità. Poi certo, ci sono pezzi che si prestano di più a questo e pezzi che si prestano meno, ma chi mi conosce, anche attraverso i social, sa che se non mi mostrassi in questo modo, se non conservassi il mio accento anche nel cantato, non sarei io.

Emanuele Aloia e quel senso di eterno ricercato nell’Arte

Di Alessio Boccali

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Emanuele Aloia, giovanissimo cantautore torinese, sta vivendo un successo immenso grazie al suo “Il bacio di Klimt”, un brano che parla ai giovani (e non solo) con una semplicità e allo stesso tempo una profondità tali da farlo schizzare in vetta alle più note classifiche musicali nostrane e riuscire a conquistare il disco d’oro. Un successo fortemente aiutato dalla piattaforma social Tik Tok, che ha permesso al pubblico di conoscere un ragazzo, un artista, che cerca di imprimere il suo marchio di fabbrica nella musica attraverso originali riferimenti al mondo della storia dell’arte e della letteratura. Questo il resoconto della nostra piacevole chiacchierata:

Ciao Emanuele, innanzitutto, come stai?

Ciao! Tutto bene, sto ritornando a una lenta normalità; faccio musica, anche se quello non ho mai spesso di farlo, rispondo alle interviste… insomma, si ricomincia.

aloia_il_bacio_di_klimt_640_ori_crop_master__0x0_640x360Il tuo brano “Il bacio di Klimt” sta davvero spopolando. Perché questo titolo e perché, secondo te, il Bacio di Klimt è così iconico?

Il titolo nasce dopo la canzone; quando ho finito di scriverla, ho subito pensato che dovesse chiamarsi così. Questo racchiude a pieno il senso del brano. È difficile dare una risposta, invece, sull’iconicità dell’opera d’arte vera e propria. Nell’arte non c’è mai una spiegazione logica che ti motivi il perché questa arriva alle persone; sicuramente ne “Il bacio” una gran parte del lavoro possiamo dire tranquillamente che la fanno i colori, i quali danno al quadro un senso di eternità, che poi è quello che vorrei trasmettere con il mio brano.

Un altro tema portante del singolo è quello della solitudine; problema sempre di grande attualità e che, ora più che mai, con questo virus e questa digitalizzazione del mondo della scuola, rischia di toccare di più i giovani; sei giovanissimo anche tu e tramite i vari social parli molto con tanti ragazzi; cosa vuoi trasmettergli in questi giorni?

Premetto che il brano nasce prima di tutta questa brutta situazione, tuttavia, sono molto fatalista e questa canzone sembra proprio descrivere un momento come quello dal quale ci stiamo lentamente rialzando. Ciò che mi sento di poter affermare è che le emozioni più negative come la malinconia, o appunto la solitudine, fanno parte della vita e vanno sempre affrontate. Bisogna cercare di essere sempre abbastanza equilibrati: sia nel vivere le gioie che nei momenti di tristezza.

Com’è portare la storia dell’arte, la letteratura…, in un’altra forma d’arte come la musica?

Nonostante abbia solo ventuno anni, ho già vissuto diverse trasformazioni su di me, sul mio essere artista. Non sono un esperto d’arte, sebbene ne sia appassionato; sono un tipo soprattutto curioso e mi affascinano la storia dell’arte, la letteratura – che poi in musica diventa quel cantautorato con il quale sono cresciuto – e sicuramente tutto ciò sta incidendo su quello che è il “marchio di fabbrica” della mia scrittura. Scrivo sicuramente meglio di come facevo qualche anno fa, ma naturalmente c’è sempre tanta strada da fare. Sono arrivato al punto, però, di voler affermare una mia precisa identità per differenziarmi e fare la differenza. Sicuramente, questo è un lavoro lungo che richiederà tanto tempo, ma sono sicuro che avverrà tutto in maniera naturale.

L’influenza della musica sull’ascoltatore è cosa nota, soprattutto per quanto riguarda i più giovani. Tu hai una bella responsabilità perché inviti a percepire la bellezza. Quanto è presente questo pensiero quando scrivi e soprattutto quanto pensi peserà questo nel tuo imminente futuro, visto anche il successo de “Il bacio di Klimt”?

Quando hai un pubblico molto giovane – per quanto con quest’ultimo pezzo l’età media del mio pubblico si sia alzata e questo mi fa molto piacere – la responsabilità è sempre più grande. Devi dosare le parole, devi pensare molto a quello che dici. Sono comunque molto tranquillo perché prendo ispirazione dalla bellezza, come dicevi tu, e quindi è difficile sbagliare. L’unica tensione che posso sentire un po’ più forte in questo momento è proprio quella strettamente collegata al successo de “Il bacio di Klimt”. Certamente, ci sarà un determinato tipo di attenzione sulla mia prossima uscita, ma questa oltre che una tensione è anche, e soprattutto, uno stimolo. Sono un tipo molto competitivo e ritengo gli stimoli esterni molto utili. Per quanto riguarda il mio invito a percepire la bellezza nella cultura, che citi nella domanda, mi fa sempre molto piacere quando ricevo dei messaggi da parte di teenager che mi ringraziano per averli fatti incuriosire a quel quadro piuttosto che a quell’autore letterario…

Hai poco più di vent’anni eppure hai comunque una buona gavetta alle spalle…

Scrivo da quando avevo tredici anni e a quattordici avevo già aperto un canale YouTube dove pubblicavo i miei inediti – naturalmente discutibili (ride. n.d.r) -, non ho mai smesso di crederci.

emanuele-aloia-980x551A proposito di YouTube, hai avuto grande successo “social” grazie alla piattaforma Tik Tok; possiamo considerare quest’app come una sorta di nuovo YouTube, naturalmente con modalità estremamente differenti, che può fungere da rampa di lancio per gli emergenti?

Assolutamente sì. Anche se son diversi i tempi di fruizione: su YouTube senti il pezzo intero, su Tik Tok ti entrano in testa delle frasi, degli incisi. L’importante è far capire a tutti è che Tik Tok è solo un mezzo; se un pezzo esplode a caso su quella piattaforma, ma non ha potenzialità per resistere altrove, si ferma là. Tik Tok può lanciarti, ma se poi la tua musica non ha un certo peso specifico, non vai da nessuna parte. Le persone sono molto pigre sui social, se quei pochi secondi di canzone ascoltata in un tik tok ti invogliano ad interessarti di più a quell’artista, significa che qualcosa di quel pezzo gli è rimasto dentro.

Un altro tuo brano che ho apprezzato molto è “Sempre”, uscito anche lui quest’anno, molto interessante anche il video con un altro omaggio letterario…

Son molto contento di parlare di “Sempre” perché quello è un brano molto bello, che però va capito. In un certo senso c’è un filo che lega le mie canzoni più conosciute e lo possiamo racchiudere nel senso di eternità, di cui abbiamo parlato anche prima. “Sempre” non è autobiografica e proprio per il peso che ha questa parola, a ventuno anni non ho scelto di fare un video ufficiale con due ragazzi mano nella mano a rappresentare una promessa d’amore, una scena vista e rivista. Per il videoclip ho scelto invece di prendere in prestito i protagonisti di una saga cinematografica come Harry Potter, che conoscono praticamente tutti, e in particolare provare a raccontare, con la mia canzone, l’amore di Piton per la madre di Harry: un sentimento più forte di tutto, che per proteggere il figlio della donna amata, arriva ad influenzare in negativo il pensiero che le persone hanno di lui. Un amore che si riflette perfettamente nel concetto di eterno.

Progetti futuri? Un album? Hai già le idee chiare su quale sarà il “colore”, il mood dominante di quest’album?

Di album pronti ne avrei veramente tanti per quanto scrivo (ride, n.d.r.). Il mio percorso finora è sempre andato avanti di singolo in singolo, ma “Il bacio di Klimt” ha dato sicuramente un’accelerata che ha portato me e chi mi segue a pensare decisamente a un album. L’obiettivo – non semplice sicuramente – è quello di portare un qualcosa di originale e per farlo c’è bisogno di un po’ di tempo. Uscirà quando, da perfezionista quale sono, sarò convinto al 100% di aver impresso il mio marchio di fabbrica sul lavoro che andrò a presentare.

Garage & Roll!

21740166_267626637082723_8273475122893111704_nA Roma c’è una nuova realtà niente male, alla quale ci sentiamo in dovere di dare un po’ di spazio…. il suo nome è GARAGE & ROLL. Volete saperne di più?

Bene, GARAGE & ROLL – Sotterranei musicali romani e non solo – è un web format musicale che tramite una serie di puntate a cadenza settimanale, con interviste, live session e rubriche musicali vuole far luce sull’ “underground” musicale e realizzare una mappatura dei garage, box e cantine ancora in fervore al giorno di oggi.

Il canale vuole essere uno spazio aperto per la musica emergente, libera ed indipendente e documentare la realtà “BOXOFILA” ed i suoi protagonisti mostrandone il lato più intimo e confidenziale; valorizzare progetti e produzioni ancora in “ombra” e puntare i riflettori su artisti e su tutto quello che accade nel “sotterraneo” delle nostre città. Questo progetto vuole rivalorizzare il garage come luogo e spazio per eccellenza sin dai tempi della creazione artistica e luogo di ritrovo dove coltivare idee e talento, e rivalorizzare le band perché  la musica è da sempre un potente mezzo di inclusione, coesione e partecipazione sociale.

Contatti e maggiori info:

Cell: 3204516135

E-mail: garageroll@gmail.com

Canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCRbqHA7SKSiSHzHJXBn_yHg

 

Eurovision 2017, questo sconosciuto

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Non avevo mai sentito parlare di questa specie di Zecchino d’Oro Europeo prima del mio Erasmus in Svezia. Quando si entra nella dimensione Erasmus seguire questo show abbastanza trash diventa un’esperienza tutto sommato divertente, quasi come seguire le finali dei mondiali di calcio per chi di calcio non se ne intende.

Per i novellini come la sottoscritta, Eurovision Song Contest è un programma nato nel 1956 per riunire i destini dei diversi paesi europei nello scenario del dopoguerra all’ interno del palinsesto televisivo European Broadcasting Union. Questo contest musicale internazionale che ogni anno raggiunge tra i 100 e i 200 milioni di telespettatori sembrerebbe essere uno dei programmi più longevi della televisione mondiale e che annovera tra i vincitori nomi come i mitici Abba (Svezia, 1974) e Celine Dion (1988 Svizzera).

Questo programma è molto amato in Europa, in particolare dagli Svedesi che hanno ospitato l’edizione 2016. Nel 2016, circa il 40% della patria degli Abba era concentrata sul piccolo schermo. Non sorprende quindi il fatto la Svezia nel 2017 sia arrivata 5 e che quasi ogni anno sia nella top 10.  Ovviamente, questo programma così internazionale riflette gli umori e le tendenze politiche europee. Un esempio di queste è dato dalla diatriba Ucraina- Russia. Anche quest’anno c’è stato spazio per tensioni tra i due paesi dato che la rappresentante della Russia Julia Samoylova non ha ottenuto il visto per l’ Ucraina.

E l’Italia?

Il 2017 è stato un anno di eccezione per l’ Italia poiché si sono verificate in contemporanea alcune condizioni mai accadute negli ultimi 20 anni. Infatti probabilmente per la prima volta a Sanremo ha vinto una canzone già conosciuta e cantata dagli italiani come Occidentali’s Karma. Inoltre il video di Gabbani aveva riscosso molte reazioni positive su Youtube dal pubblico straniero anche prima del contest europeo (probabilmente grazie al suo charme da tipico italiano).

Morale, nonostante avessimo tutte le carte in regola per conquistare una vittoria che non vediamo dal 1990 con Cotugno, il nostro Gabbani non ce l’ ha fatta e si è aggiudicato soltanto il Premio Stampa, circa 115 milioni di visualizzazioni su Youtube e un’accusa di alcolismo. E come con Trump ed il referendum di dicembre, le previsioni non ci hanno azzeccato e così ci siamo aggiudicati il sesto posto anziché l’ atteso podio.

La colpa di questa mancata vittoria potrebbe essere attribuibile ad una buona dose di disinteresse nostrano. Su Rai 1 c’è stato il 16,94% di share che solo per un soffio ha superato Amici di Maria de Filippi; dato ridicolo se si pensa che per Sanremo 2017 lo share è arrivato al 58% e che ha raggiunto il 66% per la finale Germania – Italia nel 2016.

Negli anni 80 l’Italia prese le distanze da questo festival per il basso livello delle canzoni nonostante Eurovision sia stato fondato proprio usando il modello di Sanremo. Nel 2003 venne però ritrasmesso da GAY TV dove ebbe circa 5 milioni di contatti e iniziò a riacquisire importanza.

L’augurio è che nel futuro questa manifestazione possa riaccendere lo spirito Europeo (o Erasmus) che giace in tutti noi con la speranza che diventi sempre un momento interessante di intrattenimento e non solo un teatrino politico. In ogni caso un grazie a Gabbani per averci fatto sognare la vittoria almeno un po’!

 

 

Quando il gospel incontra il rock

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La musica può essere interpretata in qualsiasi modo, come dimostra il fenomeno intramontabile delle cover. Ma ci sono casi che l’originalità prende il sopravvento, ed escono fuori prodotti inaspettati. Capita a pennello con i Vocal Blue Trains, il giovane coro fiorentino che sta stupendo nel panorama nazionale e internazionale.

Attraverso il loro ‘gospel elettronico’, essi hanno inciso alcune cover di brani intramontabili, raggiungendo un livello davvero alto con quest’ultimo dei Nirvana. Parliamo della memorabile ‘Smells Like Teen Spirits’, realizzata in un magazzino abbandonato nel territorio toscano, attraverso tonalità eccentriche, sicuramente lontane dallo stile originale. Grazie ad un ‘mix’ tra gospel e sonorità contemporanee, vicine al downtempo e il grime, il famosissimo pezzo dei Nirvana assume un connotato diverso e al tempo stesso brillante. “L’intuizione”, racconta il direttore Alessandro Gerini, “è stata quella di sperimentare un nuovo modo di produrre ed arrangiare la musica vocale, avvicinandola alle ritmiche di matrice r’n’b e hip hop”.

Uno stile già noto ai fan dei Vocal Blue Trains che, dopo le performance ascoltate nel loro primo anno di attività (farcite di collaborazioni pregiate come con Gigi Proietti e del meeting in Repubblica Ceca), sono pronti a riabbracciare il collaudato coro nell’Auditorium Sant’Apollonia di Firenze il prossimo 14 Maggio. Un appuntamento importante, pronto a bissare il successo dell’esordio alla Sala Vanni sempre nel capoluogo toscano.

Il Pesce d’Aprile 2.0 di Showreel

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L’impegno di Showreel, il famoso leader nel branded entertainment, non si ferma mai e la conferma è arrivata anche quest’oggi, 1 Aprile. Un giorno ‘scherzoso’ che ha vissuto nascere le basi proprio ieri su Twitter.
Attraverso la creazione di un originale hashtag (#WebOnesto) è partita una bagarre infinita tra i vari artisti che ha innescato un cinguettio a catena, sino ad arrivare al vertice dei trend di giornata. Qual è stato l’oggetto della discordia? Il libro di Sofia Viscardi Succede che, a quanto dichiara @dueditanelcuore, non sarebbe stato scritto dalla vlogger ma da lei stessa. Da lì si è scatenato un pandemonio con teorie complottiste annesse da parte di molti utenti, ricalcando l’onda di qualche tempo fa per motivi affini.

Stavolta, però, si celava uno scherzo da parte delle singole webstar visto che l’intento era di provocare una riflessione relativa all’ uso corretto e rispettoso dei social e mostrare l’effetto domino esponenziale che le parole postate, in rete e non solo, possono avere. E la prova si vede con il video condiviso oggi su Youtube, dove viene illustrata con ironia tutta la situazione, cercando infine la riflessione su questa tematica.