ULTIMO

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di Alessio Boccali

Dalla parte degli ultimi per sentirsi primo… anche a Sanremo

Niccolò Moriconi, in arte ULTIMO, nasce a Roma nel 1996 e, da allora, vive di musica. Con il suo brano “Il ballo delle incertezze” ha trionfato tra le nuove proposte del Festival di Sanremo 2018.

Ti definisci un “cantautorap”, ma a cosa ti trovi più vicino a cantautorato o a rap nella tua scrittura e nelle tue ispirazioni?

Sicuramente al cantautorato perché da sempre ho ascoltato maggiormente la musica dei grandi cantautori.

Sei cresciuto a San Basilio, quartiere periferico di Roma. Quanta “periferia” c’è nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni, nella mia ricerca della verità c’è tanta periferia; dalla provenienza dei miei amici, della gente a cui tengo di più… Lì riesco a trovare un senso di appartenenza, che in altre realtà più confortevoli non c’è, e a trarne ispirazione.

Con “Il ballo delle incertezze” hai vinto il premio Lunezia per il miglior testo. Una gran bella soddisfazione, no?

Sì, è stato un premio davvero inaspettato e ne sono davvero felice. Ho da sempre puntato soprattutto sui testi perché penso che siano proprio questi a dar vita alla musica. Sicu- ramente, per questo motivo, è una soddisfazione doppia.

“Con la musica, con l’arte, si puo’ arrivare nella vita della gente, nella loro quotidianita’”

Nel pezzo sanremese canti “Ché per stare in pace con te stesso e col mondo devi avere sognato almeno per un secondo” è questo il senso di quel Peter Pan che dà nome al tuo nuovo disco?

Sì, si collega tutto. È una frase che ti porta a capire quanto sia importante saper immaginare le cose piuttosto che averle.

In una precedente intervista hai dichiarato che sogni di far nascere un movimento artistico? Cosa intendi con questo? Vorrei far nascere un qualcosa che comprenda tanti tipi di arti. Con la musica e con l’arte in generale, si può arrivare nella vita della gente, nella loro quotidianità, creare un movimento significa quindi creare una forza, che vada oltre l’opera d’arte, e fornisca un aiuto nella vita di tutti i giorni.

Una curiosità. Quella chiave che prima cantavi di tenere sempre al collo (e lo fai tuttora) e che ora hai anche tatuata sulla mano, cosa rappresenta per te?

La chiave è un oggetto interessante perché apre e chiude. È una possibilità che dai a te stesso di chiudere ed aprire nuove avventure, nuove possibilità.