GHALI

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di Alessio Boccali

“Quanta ragione aveva chi diceva che il secondo album è difficile. Ci ho messo tutto me stesso. Buon DNA!”

A distanza di tre anni dal primo album in studio, Ghali è tornato e l’ha fatto in grande stile con “DNA”. Un album personale, orecchiabile e allo stesso tempo di spessore. Un disco che andrebbe fatto ascoltare a razzisti e ignoranti con modalità simili a quelle della cura Ludovico in “Arancia Meccanica”.

Ciao Ghali, come stai? Partiamo subito dal titolo del tuo nuovo album “DNA”, mi piace questa tua idea di appartenenza al mondo e alla tua identità. Non è uno estraniarsi dal contesto, ma un rimanerci attaccato affermando la propria identità. Quanto è difficile da trasmettere in musica tutto ciò?
Ciao! Sono passati tre anni dall’ultima volta che mi sono sentito così. Ho intitolato il mio nuovo album “DNA” perché rappresenta il mio DNA, il mio essere, più che mai questa volta. Dopo aver viaggiato ed essere stato influenzato da vari produttori e artisti internazionali ho ascoltato tanta musica in questi ultimi mesi. Ho pensato e viaggiato davvero tanto e non solo fisicamente; alla fine ho riportato a Milano con me tutto il “materiale” e assieme al mio team abbiamo lavorato a questo nuovo disco, che veramente rappresenta la mia persona oggi come non è mai successo. È il secondo album. Rispetto al primo c’è più consapevolezza: affronto argomenti e li tratto in una maniera diversa, mi metto ancora più a nudo secondo me, ci sono delle canzoni che prima magari non avrei mai fatto. C’è proprio questa voglia di cantare, c’è una ricerca. E ci sono dei sassolini che mi sono tolto dalle scarpe. Diciamo che è il “next step”.

Giochiamo sul titolo di un pezzo del tuo nuovo album, “Flashback”, e quindi facciamo un salto indietro. Proprio forse agli inizi di quella che è ormai, purtroppo, un’escalation di razzismo e di paura nel nostro paese, tu, nato a Milano da genitori tunisini, sei diventato uno dei cantanti più ascoltati. Una bella “botta” per tutti i seminatori d’odio degli anni nostri sottolineata ai tempi anche da Roberto Saviano. Come ti sentivi in quei giorni e cosa senti oggi, come allora, di dover comunicare con la tua musica? Sei consapevole di fare e aver fatto “politica” – intesa come interpretazione della società – con la tua musica?
Io penso di essere politico sempre in modo involontario. La mia visione della politica è ingenua non sono sicuramente uno che ne sa. Dove sono cresciuto io la politica non arrivava, non si occupava dei nostri problemi. Se faccio politica con la mia musica non è mai in modo ideologico, racconto solo delle cose che mi sono successe.

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Ghali ha creato un modo tutto suo di fare musica partendo dal rap. Non hai bisogno di fare il gangsta, sei un essere umano con le sue fragilità e ciò ti piace. Sei il supereroe di cui la musica italiana, e più in specifico il rap, aveva bisogno?
Io mi ispiro a Michael Jackson e a Stromae. Non penso di essermi inventato qualcosa, penso solo di essere molto fedele a quello che sono. Dato che siamo tutti diversi questo ci rende in un certo senso tutti unici. Mi piacerebbe essere un supereroe, ma in realtà sono felice di essere solo Ghali.
Dalla tua esibizione aperta dalla “finta caduta” sul palco dell’Ariston, ma anche dai primi singoli usciti, ho trovato un Ghali teatrale, non solo in grado di creare uno show come era in passato, ma soprattutto volenteroso di crearlo; oggi più che mai è evidente questa volontà di costruire un grande immaginario intorno a te e di riempirlo di significati?
Avevo un po’ di ansia prima di salire sul palco di Sanremo, però il feedback è stato mega positivo, la gente era felice e quello che avevamo in mente è riuscito. Penso che sia andata bene, la mia intenzione è quella di portare questo format “teatrale” già l’8, il 9 e il 10 maggio al Fabrique. Le tre date in una sola location sicuramente mi aiuteranno a creare una tipologia di show diverso: il fatto che sia fermo in uno stesso posto mi aiuterà tantissimo, poi capirete perché. Non mancheranno tutte quelle atmosfere viste nei precedenti spettacoli: il cinema, la moda, le luci… sarà sensazionale. Tutto questo, sì, mi aiuta ad “ampliare” i pezzi sul palco riempiendoli di significati.

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Tutto ciò ti porterà a sperimentare senza più paura di cadere (per davvero)? Hai raggiunto una nuova consapevolezza/maturità?
Sicuramente sì, questo è il mio disco più maturo perché anch’io ora sono più maturo. Sto facendo piccoli passi, caderne ne fa parte, ma sento di essere davvero cresciuto rispetto ai miei lavori precedenti, senza rinnegarli naturalmente.