Cannella: “Oggi ciò che scrivo mi fa stare a mio agio con quello che sono e con quello che ero”

Di Alessio Boccali
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ph. Piermattei

Enrico Fiore, in arte Canella, nasce a Roma venticinque anni fa e da venticinque anni ne è follemente innamorato. Il 21 aprile 2020, giorno del compleanno della Capitale, è uscito per Honiro Ent il nuovo singolo“Foro Italico”, un omaggio sicuramente alla città, ma anche – e soprattutto  – un invito a dare il giusto valore alle situazioni e alle persone che per noi contano veramente. Ho parlato con Cannella del suo futuro musicale al quale “Foro Italico” farà da apripista e della nostra città, poche ore dopo l’inizio della famosa fase due dell’emergenza COVID-19, che lentamente, ci auguriamo, possa riportarci alla “normalità”.

Ciao Enrico, innanzitutto, come stai?

Sto bene, dai, stamattina, poi, ho iniziato la giornata col sorriso perché aprendo il giornale ho letto un articolo su di me (ride, n.d.r.). In questi giorni si prova a tornare a un briciolo di normalità: per fortuna, sono riuscito a ricongiungermi con la mia fidanzata e a tornare in studio a lavorare un po’ sulla mia musica. Son stati due mesi durissimi per me, come per tutti, fortunatamente c’è sempre stata la musica, ma è stato duro anche trovare l’ispirazione in una situazione del genere.

Il 21 aprile, però, è uscito il tuo brano “Foro italico”? Com’è nato, cosa rappresenta?

Questo brano, come tutta la mia musica, nasce dalle mie esperienze, soprattutto dai momenti un po’ più bui della mia vita. “Foro Italico” è la prima canzone che ho scritto dopo l’uscita del mio ultimo album “Siamo stati l’America” a maggio 2019. Quello è stato un periodo molto pieno per me, stavo ricevendo parecchie soddisfazioni dai miei lavori e la musica, da quello che era un sogno, stava divenendo un qualcosa di veramente concreto; a livello personale, però, mi stavo perdendo qualcosa, stavo trascurando un rapporto dimenticandone il giusto valore. A causa di quella distrazione, mi son ritrovato da solo, a scrivere questa canzone e a rendermi conto di aver bisogno di quella persona che cerco tra le note del brano. “Foro italico” ha per me un grande valore proprio perché mi ha aiutato a fare un passo verso ciò che stavo perdendo. Il disco che verrà partirà quindi “male” per poi raccontare questa mia risalita personale.

E proprio ascoltando “Foro italico” è evidente che questo anticipi un nuovo cammino sonoro, e non solo personale, per te…

Assolutamente. Questi, poi, sono processi che avvengono in maniera totalmente spontanea. Sono maturato nella scrittura e, grazie anche alla mia producer Marta Venturini, sono arrivato a una chiave sonora del tutto nuova, riconoscibile, diversa dal mio passato, ma anche da quello che si sente nel nuovo pop italiano.

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Scendendo nel dettaglio, ho letto che identifichi questo nuovo percorso sonoro in un mix tra rap e melodia. Tu hai già un bagaglio rap sulle tue spalle, non ti scopriamo rapper oggi, è stato comunque difficile arrivare a questa commistione?

Le radici non si abbandonano mai del tutto. Vengo dal rap, più o meno puro, e poi crescendo mi sono avvicinato molto al pop cantautorale; nel nuovo disco, però, ho notato effettivamente quanto quella ricerca di ritmo, quel rap che mi scorre da sempre nelle vene sia riemerso in superficie. Si è quindi creato questo mix che sembra funzionare e che mi piace molto.

Restiamo su questo mix. Anche il tuo nome d’arte CANNELLA nasce dalla riflessione tua e del tuo amico Niccolò (Ultimo) su quel mix tra dolce e salato caratteristico dell’omonima spezia e che sembra perfetto per identificare il tuo mood di artista. È stato difficile mantenere il tuo essere CANNELLA nella transizione di cui parlavamo prima?

Questo è proprio uno di quei problemi che si pone sempre un artista quando passa dal fare un genere di musica ad un altro. È un incubo che ha tormentato anche me durante la stesura del mio primo disco proprio perché venivo da un altro mondo musicale e mi stavo accingendo a conoscere un mio nuovo ego artistico. Adesso, però, è stato tutto più facile. Semplicemente non mi sono posto tante domande. In questo modo mischiare questi miei due lati artistici è stato totalmente naturale. Oggi ciò che scrivo mi fa stare a mio agio con quello che sono e con quello che ero.

Da buon romano come me, sei molto attaccato alla nostra città. Quanto conta Roma per la tua arte? E che effetto ti ha fatto, in questi giorni terribili, vedere le immagini della nostra città vuota?

Prima che da artista, il vedere Roma soffrire in questo modo mi ha fatto male da cittadino. Poi, per carità, il fascino della nostra città è sempre immenso. Diciamo che insieme al sentire le notizie collegate all’emergenza sanitaria, il vedere una Roma vuota è stato un colpo al cuore. L’artista, poi, ha sentito la nostalgia delle storie che Roma sa donarti: dai luoghi della città, alle persone che la popolano da mattina a sera. Come artista sono una spugna e non assorbire più questi pezzi di vita, ma essere costretto tra le quattro mura di una casa, è stato come non trovarsi più a Roma, come abbandonare quella che rappresenta, e sempre rappresenterà, lo scenario musicale di ogni mio brano.

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ph. Piermattei

Anche la musica è stata duramente colpita da questa situazione di emergenza e il futuro dei live è più che mai incerto. La trasmissione di concerti in streaming potrebbe essere una soluzione momentanea anche per quegli artisti che non sono ancora né Vasco Rossi né Jovanotti?

Più che una soluzione, al momento sembra l’unica alternativa possibile. L’artista vive di live, di sinergia con il pubblico. Lo streaming attualmente è ciò che sta mandando avanti la musica e ci sta permettendo di uscire con nuovi lavori anche in questo periodo. Probabilmente lo stato di emergenza ha solo acuito l’importanza del digitale nella nostra epoca e sono certo che anche noi giovani artisti potremmo continuare a giovare di questa “digitalizzazione” sfruttando i vari canali a nostra disposizione per far conoscere la nostra musica.

L’estate si avvicina, anche se sarà una stagione decisamente particolare, il tuo prossimo singolo si candida ad essere una hit radiofonica, magari, per esorcizzare?

Beh, nel disco che uscirà probabilmente con l’anno nuovo ci saranno dei pezzi radiofonici. Già il prossimo singolo, che uscirà a giugno, però, sarà una hit anti-estiva molto radiofonica, che ha rappresentato una sfida particolare per me. Vedrete… anzi, ascolterete.

Per chiudere, qual è la prima canzone che canterai quando potrai salire nuovamente sul palco e perché?

È tosta, ma, per quello che sento oggi, penso proprio a “Foro Italico”. Non ho mai potuto suonarla dal vivo e sono molto curioso di vedere l’effetto che fa se suonata dal vivo, con l’arrangiamento adatto al live.

Lo streaming salverà la musica?

Music-StreamingIl mercato della musica in Italia non sta di certo vivendo un periodo florido. Nel 2016 i dati riguardanti le vendite fisiche hanno registrato un nuovo trend negativo. Tuttavia il mercato della musica digitale ha registrato una lieve impennata per merito delle piattaforme di streaming, sempre più caratterizzata da una vasta scelta di offerte.

Eppure a differenza di altri mercati come quello statunitense, in cui lo streaming ha sorpassato la musica fisica nel 2014, la crescita della musica in streaming sul mercato italiano matura ai danni di un mercato del download in calo sempre più accentuato. Questa tendenza mostra con chiarezza i limiti della musica digitale in download, incapace di reggere il confronto con la convenienza e la libertà di fruizione di piattaforme come Spotify, Deezer, Soundcloud, Tidal o lo stesso YouTube.

A crescere in maniera più evidente in termini di fatturato è lo streaming su abbonamento, un vero e proprio punto di forza delle piattaforme sopracitate che a prezzi bassissimi offrono all’utente una quantità di brani musicali immensa.

In conclusione di questa analisi va però analizzato il profitto che gli addetti ai lavori di un progetto artistico ricavano dagli ascolti su queste piattaforme; sono ancora troppo basse le cifre percepite, che appaiono drasticamente inferiori se paragonate al mercato delle copie fisiche degli album. Insomma, un’evoluzione quella del mercato discografico che ha forse bisogno di regolamentazioni nuove per tutelare maggiormente gli artisti.

Lo streaming salverà la musica? Come dicevano gli antichi “Ai posteri l’ardua sentenza!”