Enrico Nigiotti: “Nonno Hollywood” è una pagina del diario della mia vita.

Enrico Nigiotti, livornese classe ’87, ha ben figurato nell’ultimo Festival di Sanremo portando sul palco un pezzo struggente dedicato al nonno scomparso e ad un mondo e un modo di vivere che non ci sono più. Al di là del buon decimo posto ottenuto, nonostante le sue esibizioni siano state forse penalizzate dall’esibirsi sempre in tarda serata, l’avventura sanremese di Enrico è stata piena di soddisfazioni per i riconoscimenti ottenuti dal pubblico e dalla critica.

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Di seguito le chiacchiere che abbiamo scambiato la mattina prima dell’esordio sanremese:

Ciao Enrico, tu inizi questo Festival con già un riconoscimento in bacheca: il Premio Lunezia per il testo di “Nonno Hollywood”. Te l’aspettavi?

In realtà non me l’aspettavo. Un po’ per il pregiudizio che si ha per chi viene da un talent – che poi io vengo da Livorno, mica dai programmi televisivi (ride, n.d.r.) – e un po’ perché in gara c’erano altri pezzi ben scritti come quelli di Silvestri o di Cristicchi, tanto per citarne due. Son contento che il messaggio del brano sia arrivato, nonostante sia una canzone molto personale, anche se poi già in molti, dopo aver letto il testo, mi hanno detto di rispecchiarcisi. Poi, oh, non ho mai vinto niente in vita mia, quindi sono ancora più felice di aver vinto ‘sto premio!

Hai calcato per la prima volta il palco dell’Ariston tra i giovani (Sanremo 2015, n.d.r.), com’è ora calcarlo nuovamente nella gara dei “grandi”?

A prescindere dalla categoria, Sanremo è sempre Sanremo. Che lo si faccia tra i giovani o tra i big. Guarda Ultimo che, da giovane che era l’anno scorso, già fa numeri da superbig. Salire sul palco dell’Ariston, da cantautori poi, è una cosa molto prestigiosa perché porti la tua musica, porti quello che scrivi su un palco che celebra l’evento musicale più importante dell’anno.

Come sarà duettare con Paolo Jannacci?

Son contento e onorato che abbia accettato. Non volevo fare un duetto cantato perché non ci stava col pezzo e perché volevo dare a questa canzone una veste ancora più intima. Ho scelto Paolo perché è una persona e un musicista eccezionale. Poi nel duetto c’è anche una chicca: un’artista che si chiama Massimo Ottoni. Lui è un sand-artist, che durante l’esibizione, modellerà la sabbia per dare un’immagine alle mie parole.

Una delle artiste che stimi di più è Gianna Nannini, anche lei però è in gara come autrice per Il Volo…

Sì sì, ma tifa per me, lo so già… (ride, n.d.r.).

Finito Sanremo, ti “riposerai” un po’ e poi partirai ad aprile con un tour teatrale. Come mai hai scelto i teatri per portare la tua musica al pubblico?

È una scelta partita a dicembre con tre date di anteprima del tour a Livorno, Milano e Roma, che sono andate molto bene. Per questo abbiamo deciso di perseverare nella scelta del teatro, un ambiente potenzialmente anche molto pericoloso vista la grandezza di questi spazi, che però ti dà la possibilità di godere al meglio di un rapporto più diretto col pubblico e della sovranità dei silenzi. Sì, a teatro e nella musica son belli anche i silenzi.

Tornando a bomba sul pezzo sanremese. “Nonno Hollywood” è un pezzo che hai sempre definito molto intimo, ma se dovessi definirlo con altri aggettivi, come lo definiresti?

Sicuramente lo definirei “vero”. “Nonno Hollywood” è una pagina del diario della mia vita.

Il Pesce d’Aprile 2.0 di Showreel

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L’impegno di Showreel, il famoso leader nel branded entertainment, non si ferma mai e la conferma è arrivata anche quest’oggi, 1 Aprile. Un giorno ‘scherzoso’ che ha vissuto nascere le basi proprio ieri su Twitter.
Attraverso la creazione di un originale hashtag (#WebOnesto) è partita una bagarre infinita tra i vari artisti che ha innescato un cinguettio a catena, sino ad arrivare al vertice dei trend di giornata. Qual è stato l’oggetto della discordia? Il libro di Sofia Viscardi Succede che, a quanto dichiara @dueditanelcuore, non sarebbe stato scritto dalla vlogger ma da lei stessa. Da lì si è scatenato un pandemonio con teorie complottiste annesse da parte di molti utenti, ricalcando l’onda di qualche tempo fa per motivi affini.

Stavolta, però, si celava uno scherzo da parte delle singole webstar visto che l’intento era di provocare una riflessione relativa all’ uso corretto e rispettoso dei social e mostrare l’effetto domino esponenziale che le parole postate, in rete e non solo, possono avere. E la prova si vede con il video condiviso oggi su Youtube, dove viene illustrata con ironia tutta la situazione, cercando infine la riflessione su questa tematica.

 

Recensione di “Mårtensdal”, il videoclip del singolo di Donatella Canepa

Il 1° aprile 2017 è prevista l’uscita di “All’Inizio Del Mondo”, il primo album da solista di Donatella Canepa, chitarrista genovese.
Nelle tracce troverete chitarra, basso e batteria, quasi nulla di più. Un concept album strumentale dunque, nel quale la chitarra fa da protagonista assoluta e si rende interprete anche dei suoni meno convenzionali, divenendo di volta in volta acqua, ghiaccio o rotaia.

La prima fermata di questo viaggio all’inizio del mondo è il singolo “Mårtensdal”, dal nome di una fermata del trasporto pubblico a Stoccolma. Proprio nella capitale svedese è ambientato il videoclip del brano, diretto da Plamen Georgiev, che riprende il concetto dell’album per cui “prima o poi tutto si incrocia, come la neve sul mare”. Ecco dunque l’affiancarsi di sequenze che ritraggono la parte urbana di Stoccolma – rubando immagini frenetiche di vita quotidiana tra metropolitane, treni e tram – e scene dell’aspra natura svedese che, nella sua pacata e dura bellezza, riesce a sostenere perfettamente il ritmo forte del video e del brano, senza temere confronti con la dinamicità cittadina.

Note stonate del videoclip sono le inquadrature di Donatella Canepa e del porto di Stoccolma. La prima, con la sua immagine statica e il look indefinito – forse grunge, forse RnB, forse semplicemente un casual/sciatto che viene direttamente dagli anni ’90 – risulta non rock, non attiva, semplicemente non all’altezza della sua stessa arte. Il secondo, probabilmente utilizzato per rappresentare un metaforico punto di incontro tra la suddetta realtà urbana e la natura incontaminata, pecca nello spezzare il ritmo del racconto visivo. Si interrompe così l’incantesimo che si crea nei (pochi) momenti di sinergia tra immagini e musica. Da non escludere l’opzione di ascoltare il brano senza soffermarsi sul video.

Il sito dell’artiste: donatellacanepa.it
La sua pagina facebok: facebook.com/donatellacanepa
Il suo profilo twitter: twitter.com/donatellacanepa
Il suo canale youtube: youtube.com/donatellacanepa

Jake Gyllenhaal e Ryan Reynolds alle prese con l’autocomplete di Google

Come sarà noto ai più, l’autocomplete di Google è una funzione del motore ricerca che – attraverso la digitazione di alcune parole chiave o di nomi di persona – è in grado di ricostruire e mostrare le frasi cercate più frequentemente dagli utenti in associazione a tali parole o nomi. Si tratta di una funzione certamente utile che può avere anche dei risvolti particolarmente divertenti, svelando ad esempio quali sono le ricerche più bizzarre che il popolo del web ha effettuato riguardo ad alcune celebrità.

Ovviamente l’assurdità delle ricerche aumenta con l’aumentare della notorietà dei personaggi coinvolti, ne sanno certamente qualcosa Ryan Reynolds e Jake Gyllenhaal che nel corso del tour promozionale per il loro ultimo film “Life – Non oltrepassare il limite” si sono prestati ad un piccolo test di WIRED: hanno letto, risposto e commentato – con molta ironia – alcune delle ricerche più bizzarre che li riguardano, emerse grazie all’autocomplete di Google.

Ecco il video in questione (per i sottotitoli, in inglese, cliccare sull’icona apposita in basso a destra):

 

Il primo a mettersi in gioco è stato Ryan Reynolds, che rispondendo ci ha messi al corrente del fatto che:

  • non è il figlio di Debbie Reynolds;
  • non è imparentato con Ryan Gosling (ma  dai?);
  • non ha denti mancanti (???);
  • non è cattivo, benché abbia picchiato degli orfani (ironia, n.d.r.);
  • ha alcuni tatuaggi;
  • non indossa eye liner (ma Jake afferma il contrario);
  • non conosce le arti marziali;
  • ha una vista perfetta di 10 decimi;
  • non ha un gemello.

Subito dopo è stato il turno di Jake Gyllenhaal, il quale ha reso noto che:

  • il suo segno zodiacale è il Capricorno;
  • il suo primo film è stato “A dangerous woman – Una donna pericolosa” (evidentemente una piccola défaillance, dal momento che il primo film a cui ha partecipato è stato “City Slickers – Scappo dalla città. La vita, l’amore e le vacche”);
  • mangia cuccioli di panda (ironia 2.0, n.d.r.);
  • non ha tatuaggi;
  • è nato (probabilmente) nelle prime ore del mattino;
  • ha davvero scalato l’Everest;
  • è andato alla Columbia University;
  • solitamente non si serve di stuntman, a meno che la pericolosità di una scena non sia eccessiva;
  • sa cantare.

Queste non sono che alcune delle risposte fornite dai due attori che, malgrado l’assurdità delle varie domande, si sono lasciati entusiasmare dal divertente teatrino. Dal video dunque, non sono emerse solo alcune particolari notizie riguardanti i due attori, ma una buona dose di ironia e autoironia – doti che di certo sono state incrementate dalla loro sintonia e spontaneità.

Che dire? Non rimane che vedere se questa sintonia traspare anche nel loro film “Life – Non oltrepassare il limite”, attualmente nelle sale.